Hamilton, numero 10 di questa F1, è il migliore?

Lewis Hamilton in sole quattro stagioni di F1, a soli 25 anni, ha vinto tutto quello che c’era da vincere: gare in quantità, 14 fino ad oggi, un titolo mondiale ed è primo in classifica nel campionato in corso. Domenica ha aggiunto un altro importante tassello alla sua splendida carriera con la vittoria di Spa, un trofeo che gli mancava e che meritava, prendendosi la “laurea” all’università della guida come da tutti è denonimato il leggendario circuito delle Ardenne.

Spa è una pista che diverte i piloti perchè lunga, veloce, tecnica, difficile con i suoi saliscendi continui, i tornantini tecnici prima di affrontare curve da pelo e soprattutto l’Eau Rouge-Raidillon, la storica e velocissima chicane in salita da affrontare in pieno, curva magari oggi più abbordabile  ma sempre affascinante. Hamilton domenica ha trionfato dominando, convincendo, emozionando, perchè su una pista in alcuni tratti bagnata e altri asciutta, con meteo incerto, mentre tanti piloti commettevano errori ed orrori, sbagliavano strategia o alzavano il piede scrutando il cielo in attesa di pioggia, lui era lì avanti a dieci secondi sul resto del gruppo, una vera lezione di guida ai suoi colleghi;  il più veloce in pista sempre, sul bagnato, sull’ asciutto, su pista asciutta e bagnata allo stesso tempo.

Facendo un paragone calcistico Hamilton può essere condiserato il numero 10 di questo circus, la fantasia al potere per intenderci; molto probabilmente è il più talentuoso tra i piloti per velocità pura, un fulmine sul giro secco, si esalta sul bagnato, scenario delle sue più belle imprese, Gp di Gran Bretagna 2008 tanto per citarne una, tanto che da molti è indicato come l’erede di Ayrton Senna.

Vedendolo correre si percepisce quanto il suo stile di guida sia diverso da quello degli altri; Lewis pare fare un tutt’uno con la vettura, portandola a danzare armonicamente tra le curve con una naturalezza impressionante ma in modo tutt’altro che dolce: è spettacolare il modo con cui aggredisce ogni singola curva come fosse l’ultima, sovrasterzi e bloccaggi di ruota che non sono errori ma marchi di fabbrica, gesti tecnici, quasi magie di un “racer” cattivo e istintivo qual è Lewis , istinto che lo agevola quando si tratta di sorpassare altre vetture, disciplina in cui è maestro e che lo limita quando fa errori stupidi proprio a causa del suo voler spingere sempre al limite, del suo dare sempre spettacolo.

La domanda sorge spontanea:  in una F1 così tecnologica e impersonale, un pilota che fa emozionare il pubblico come solo gli eroi del passato sapevano fare, un ragazzo di 25 anni che può stare antipatico a molti  ma che compie imprese immense con facilità sconcertante, può essere considerato il miglior pilota di F1? E’ Hamilton l’erede designato di quella generazione di piloti temerari e impetuosi di cui la F1 di oggi ha dannatamente bisogno? A voi la risposta…

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