1986 – 2010: A volte ritornano…

Correva l’anno 1986 ed un fotografo, prima del GP del Portogallo, scattò questa fantastica foto. E’ l’immagine di quattro campionissimi, quattro eroi della Formula 1, ma soprattutto è la foto dei quattro piloti che si contesero il mondiale di F1 1986. E’ un’immagine unica nel suo genere, anche perchè un mondiale con tanti contendenti al titolo non si era mai visto e non si vide più, almeno fino ad oggi, quando ad appena due gare dal termine di piloti matematicamente in lizza ce ne sono ben cinque.

Il 1986 fu l’anno d’oro della Williams Honda, assoluta dominatrice fino alla terzultima gara del campionato. Mansell e Piquet fecero incetta di vittorie e risultati utili e il mondiale, nonostante le vittorie (e soprattutto le pole position…) di un arrembante Senna e del campione in carica Prost, sembrava dover essere un affare privato proprio tra i due piloti Williams. Ed infatti, quando mancavano solo il GP del Portogallo, del Messico e quello d’Australia, in testa c’era Mansell, poi Piquet, Prost e Senna, rispettivamente a cinque, otto e tredici punti di distacco.

Anno 2010: un fotografo scatta questa foto prima del GP di Corea, guarda caso, terzultimo appuntamento del mondiale. Le Red Bull Renault dominano nettamente il mondiale. Le macchine di Webber e Vettel sono nettamente superiori alla concorrenza e il mondiale sembra, anche questa volta, un affare privato. Alonso, Hamilton e Button strappano parecchie vittorie al duo Red Bull, ma queste sembrano sempre frutto di sfortuna o di clamorosi regali della concorrenza. La Red Bull, anche quando perde, si dimostra la macchina più forte. Il sistema di punteggi è molto diverso ma, a tre gare dal termine, in testa c’è Webber, seguito da Alonso e Vettel a 14 punti di distacco ed Hamilton a 28.

Le similitudini con il mondiale 2010 si sprecano. Red Bull assoluta dominatrice del mondiale in qualità di miglior macchina, proprio come lo fu la Williams in quegli anni; campionato fortemente condizionato dalla lotta fratricida del duo Williams, con conseguente clima teso all’interno del box giallo blu; l’assenza di Frank Williams (quell’anno ci fu il gravissimo incidente che costò la paralisi a sir. Frank) ai box si fece sentire e il carattere scanzonato di Piquet, complice anche l’appoggio della squadra, ebbe la meglio sul trabballante Mansell. L’inglese rinunciò anche ad un superingaggio offertogli da Ferrari in persona pur di non far arrabbiare i suoi e giocarsi il mondiale fino alla fine. Stessa situazione in casa Red Bull, con squadra che appoggia platealmente Vettel, inseguitore di Webber così come lo fu Piquet di Mansell. In più potremmo metterci anche le voci che circolavano a metà campionato che volevano Webber alla Ferrari dal 2011.

L’epilogo di quel fantastico mondiale fu inaspettato ed incredibile. In portogallo vinse Mansell davanti a Prost e Piquet, finito in testacoda mentre era secondo; in Messico vinse Berger, davanti a Prost e Senna, mentre Mansell finì quinto, conservando comunque la leadership con 5 punti su Prost e 7 sul compagno di squadra Piquet. Ad adelaide Mansell partì in pole seguito dal compagno di squadra, di certo non una grande garanzia di protezione. A pochi giri dal termine una gomma della sua Williams esplose e il “leone” dovette dire definitivamente addio al mondiale. Poco male in casa Williams, visto che avrebbe potuto vincere Piquet ma, per evitare gli stessi guai di Mansell, il brasiliano tornò ai box per sostituire le gomme, così la vittoria andò inaspettatamente ad un incredulo Alain Prost per appena due punti, mentre ai due della Williams non restò che il rimpianto di aver regalato ad “un piccolo francese dal naso schiacciato (testuali parole dell’irriverente Piquet)” un mondiale praticamente già vinto.

Certamente la vittoria di Prost non fu frutto di grandi prestazioni, nè di qualità velocistiche del mezzo da lui guidato; bensì fu frutto di costanza e determinazione, la stessa che ha permesso ad Alonso di recuperare lo svantaggio da Webber e di portarsi inaspettatamente in testa al mondiale e che forse gli consentirà anche il colpaccio in queste ultime due gare. In ogni caso, ai posteri l’ardua sentenza…

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