Ricordando Elio De Angelis

Era il 14 Maggio 1986 quando la Formula 1 perse uno dei propri figli migliori, Elio De Angelis. Ventottenne romano di indubbio talento e grande intelligenza, stava collaudando la sua avveniristica Brabham-Bmw quando un incidente vide la sua BT55 capovolgersi più volte, prima di sbattere e prendere fuoco. Elio lottò per la sua ultima disperata battaglia, quella per la vita, che perse il giorno seguente.

Chi ha più di trent’anni, ricorderà ancora una carriera breve ma ricca di soddisfazioni. Figlio di un costruttore romano, si mise in luce già nel 1975 diventando campione del mondo kart prima di passare in Formula 3 e in Formula 2. Il debutto in Formula 1 avvenne nel 1979, con il team Shadow. Elio aveva talento e fu notato dalla Lotus, dove ottenne la sua prima vittoria nel 1982. L’ultima dell’era di Colin Chapman. Nel 1985 la seconda vittoria, al Gran Premio di Imola, dopo la squalifica di Prost. Una gara assurda, tutta da rivedere.

Poi il 1986, l’anno del passaggio alla Brabham.L’ultima vettura che guidò De Angelis era stata soprannominata “Sogliola”, proprio per via della scelta del progettista Murray di disegnare una monoposto piatta, per sfruttare meglio l’effetto suolo. I problemi furono davvero tanti e, nel tentativo di migliorare, furono effettuati dei test sul circuito di Le Castellet. Fu l’ultima occasione per vedere girare Elio. Morì all’ospedale di Marsiglia.

La sua dipartita suscitò grande commozione nel Circus. Elio De Angelis si faceva voler bene: ragazzo tranquillo, serio. Un ottimo pilota, sicuramente uomo d’altri tempi.

Così lo ricorda Ezio Zermiani che, con Elio, ebbe un rapporto che andava oltre il semplice legame pilota – giornalista.

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