Felipe Massa: viaggio nella crisi…

Sono passati tre anni, eppure sembra ieri. Gp del Canada del 2008, Felipe Massa a bordo di una ultra competitiva F2008 compie un sorpasso da annali al tornatino L’Eplinge. In un sol colpo sopravanza la Honda di Barrichello e la McLaren di Kovalainen coronando con quel gesto una gran rincorsa da fondo gruppo.

Sempre nel 2008, durante il Gp del Fuji, un altro sorpasso capolavoro. Stavolta sul rettilineo, ai danni di Mark Webber. Il brasiliano supera il pilota della Red Bull a destra, “baciando” il muretto dei box. Felipe, in lotta per il campionato, trova un varco impensabile. Flavio Briatore, che non è largo di manica in quanto a complimenti, esclamò: “Un sorpasso assurdo, ho avuto paura, che campione!”.

Fenomenale sul giro secco, un martello in gara con pista libera davanti. Bravo anche in partenza; basti pensare a un’altra prova eccezionale sempre quell’anno, il Gp di Ungheria. Felipe Massa tre anni fa era per la Ferrari quello che oggi è Fernando Alonso. Un mattatore, un jolly, un vero trascinatore. Nonchè un grande uomo squadra. Pronto ad aiutare un compagno più veloce a vincere un mondiale (nel 2007) e pronto a prendere le redini del team quando quel compagno andò in crisi. Non a caso Felipe fu capace di indirizzare il lavoro dei tecnici a tal punto da farsi cucire addosso una vettura (e che vettura!) su misura, con la quale vinse ben sei Gp.

Il 2009 l’anno della svolta, in negativo. Massa porta la mediocre F60 sul podio in Germania prima del terribile e sfortunato incidente dell’ Hungaroring. Dal rischio di dire addio alla Formula 1 al ritorno nel 2010. Massa da allora non ha mai pienamente convinto. L’impressione, a volte, è che il pilota sia in fase calante, per usare un eufemismo. Come se il meglio l’avesse dato nel triennio 2006-2008. Quali possono essere le cause di un declino così repentino? Probabilmente sono due. Una di ordine emotivo, l’altra di ordine tecnico.

Causa emotiva. Massa dopo l’incidente in Ungheria non è stato più lo stesso. Affermarlo è doloroso, anche perchè il nesso causa-effetto in un campo così delicato non è certamente scontato. Eppure c’è un Massa pre Budapest e un altro post Budapest. Come se quell’incidente così terribile qualcosa, in termini di cronometro, avesse tolto al brasiliano. Mettiamoci anche che Massa si è ritrovato in squadra un pilota che per classe è superiore a molti colleghi, difficile da battere. Uno scoglio forse insormontabile che ha contribuito a minare la fiducia del paulista. Non a caso l’anno scorso, quando Felipe era in piena crisi, Stefano Domenicali affermò: “Massa va aiutato, sta attraversando un periodo no, dobbiamo lavorare sulla psicologia del pilota”. Ecco, appunto.

Causa tecnica. Una ragione che può spiegare il calo, e che spesso si sottovaluta, è il cambiamento regolamentare del 2009. Gomme slick con battistrada più stretto avanti. Felipe ama guidare vetture “nervose”, rapide in inserimento curva, sovrasterzanti. Assetto, questo, più facile da trovare con gomme “incisive” davanti, più guidabili. Erano così le vecchie Bridgestone scanalate, molto prestazionali, molto morbide in inserimento sull’avantreno. La guida negli ultimi tre anni è cambiata, i piloti si stanno adeguando, qualcuno può pagare di più. Non a caso Felipe ormai soffre puntualmente con la mescola più dura.

Si aspetta adesso da parte di Massa un segnale, da lanciare alla Ferrari e ai tifosi. Una risposta forte per dire “Ci sono” ed esorcizzare le tante voci che lo vedono lontano  dalla Rossa nel 2012. Un tempo la Ferrari i contratti li rispettava fino alla scadenza naturale, con Raikkonen non è stato così  e adesso Felipe trema. Alcuni dicono che Kubica, prima dell’infortunio, fosse già promesso sposo di Maranello. Altri parlano di un forte interessamento per Rosberg.

Comunque andrà a finire questa storia, non sarà un addio facile. Perchè i sentimenti, quelli si, rimangono intatti. E tra le tante critiche fatte e i processi di piazza che odiernamente si celebrano si finisce per dimenticare quanto il folletto brasiliano alla Ferrari ha dato e quanto, dalla stessa Ferrari, ha ricevuto. Entrando in punta di piedi nel team, crescendo sotto l’ala protettrice di Schumacher, fino a prendere per mano la “sua” Ferrari portandola in cima al mondo, anche se solo per pochi attimi…

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