“La F1 che Vorrei”, l’opinione di Carlo Vanzini

Come gran parte di voi sapranno, la scorsa settimana abbiamo lanciato questa nuova iniziativa che prende il nome de “La Formula 1 che vorrei”. Davvero tante le e-mail arrivate in redazione e altrettanto interessanti le idee che avete portato alla luce. Non siate timidi e continuate a scriverci le vostre idee a laf1chevorrei@blogf1.it

E per continuare online con il nostro brain storming, abbiamo chiesto a diversi nomi del panorama giornalistico italiano di esprimersi riguardo alcune problematiche relative al motorsport, spesso portate alla luce anche nelle vostre mail. Ad aprire le danze è Carlo Vanzini, giornalista di Sky Sport.

D: Carlo, da quest’anno sei impegnato a commentare la Indycar e fare un confronto con la F1 è forse la prima cosa che ci viene in mente di chiederti. Pur essendo due categorie molto differenti tra loro, c’è qualcosa che importeresti per migliorare il circus?

R: “Principalmente tre cose: gli onboard camera che ruotano a 360°, le auto più solide e con meno aerodinamica, per favorire battaglie e contatti e il romanticismo nelle sfide tra piloti ai quali tutto (o quasi) è concesso.

D: Tra i nostri lettori, c’è chi vorrebbe dare spazio alle donne in F1. Alcuni suggerivano una sorta di “Quote rosa” per rilanciare le donne in una categoria monopolizzata dall’uomo. Sulla scia di ciò che fanno in America la De Silvestro o la Patrick, come vedresti l’arrivo nel circus delle donne? Resterà un sogno o qualcuno tenterà di giocarsi questa carta, anche solo per avere un riscontro mediatico?

R: “Nulla vieta alle donne di arrivare in F1, se non i team che decidono altrimenti. Non è questione di quote rosa, è questione di scelte ed evidentemente di donne competitive per la Formula 1 non ce ne sono. Vedo nelle categorie giovanili che ci sono sempre più ragazze e questo dovrebbe portare qualche donna in F1, non sul breve periodo, ma credo che tra cinque anni potrebbe esserci qualche nome.

D: Cambiando leggermente discorso, ma restando comunque collegati alla Indy, c’è chi invoca l’adozione dell’etanolo come carburante ecologico da sfruttare anche in F1. I biocarburanti al momento non sembrano esser stati presi seriamente in considerazione, ma potrebbero ben sposarsi con l’impronta ecologica che la FIA vuole dare alla F1.

R: “Si, la Indy utilizza l’etanolo che è, ovviamente, un biocarburante. Ma da quello che mi dicono, si tratta di una mera operazione commerciale per il Brasile, dove si viaggia ad etanolo e si produce il maggior quantitativo di materie prime per la realizzazione di questo carburante. Non sta a me decidere quali siano le fonti alternativa, ma credo sia giusto che la F1 si adegui al cambiamento dei tempi, anzi ne dovrebbe essere precursore per lo sviluppo e la tecnologia. Mi sento però di dire che la F1 non può prescindere dal rumore, almeno questo tipo di inquinamento, che ci fa saltare le orecchie, ma che tanto ci piace… lasciatecelo!”

D: Ultima domanda di rito che faremo a tutti. Su cosa lavorerebbe Carlo Vanzini per una F1 migliore?

R: “Azzererei tutto per scrivere un regolamento meno complesso, ma molto più chiaro. Ci sono troppe zone d’ombra, vedi diffusori e soffiaggi vari. Renderei la formula meno schiava dell’aerodinamica, ma più decisa dalla meccanica come una volta. Darei una gomma extra per chi entra nel Q3, per far si che non diventi una farsa come a Barcellona quest’anno, dove Vettel ha rinunciato ad attaccare la pole di Webber per preservare un treno di gomme. Ridarei più peso alla qualifica con un punto extra. Eliminerei per alcune cose il parco chiuso, come ad esempio la decisione assurda di dover scegliere l’assetto da asciutto o bagnato 24 ore prima. Darei 1 punto nei costruttori al team che esegue il pit stop più veloce, ma credo che l’idea più interessante potrebbe essere portare tutte e 4 le mescole a disposizione in circuito e poi lasciare ai team la libertà di gestione senza vincoli di cambio obbligato. Infine, migliorerei il prodotto tv con maggiori contributi pre e post prodotti da FOM come fa ESPN per la produzione internazionale”.

Ringraziamo Carlo Vanzini per i suoi preziosi spunti e passiamo la parola a voi. Che ne pensate?

 

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