Ferrari, ancora accuse di pubblicità subliminale

Qualche settimana fa la Ferrari ha annunciato il rinnovo della propria partnership con la Philip Morris International, società che fa capo alla Marlboro, nota marca di tabacchi. Oggi, il quotidiano The Guardian, riporta che due associazioni britanniche hanno scritto alla FIA per chiedere di investigare su questo accordo.

L’annuncio dell’estensione del contratto ha infastidito queste associazioni salutiste britanniche che si sono mosse per avere un chiarimento sulla questione. Ancora una volta, dalla Gran Bretagna si muove la crociata contro la squadra italiana: già lo scorso anno la Scuderia è stata oggetto di polemiche per il famoso codice a barre che spiccava sul cofano motore della vettura, così come avveniva ormai da diversi anni. Per evitare problemi, la Ferrari decise di togliere quell’elemento grafico e oggi, al suo posto, spicca il nuovo logo della Scuderia. Ma il caso non sembra per nulla chiuso. Le due associazioni che hanno scritto al Presidente FIA sono la ASH (Action on smoking and Healt) e la RCP (Royal College of Physician).

Deborah Arnott, direttore esecutivo di Ash, ha definito l’accordo di Ferrari con Marlboro “un vantaggio finanziario scorretto nel rispetto delle altre squadre ed una macchia sulla loro reputazione attraverso la sponsorizzazione da parte dell’industria del tabacco”. Secondo il professor John Britton, direttore del Centro Studi Britannico per il controllo del tabacco, la partnership tra le due parti viola il diritto comunitario che regola la pubblicità del tabacco. Addirittura, il medico in questione contesta i colori rosso, nero e bianco, presenti – oltre che sulla vettura – sulle tute del team e che rimanderebbero alla pubblicità delle famose sigarette.

La Ferrari continua a rigettare le accuse di pubblicità subliminale, così come ha ribadito oggi Philip Morris International tramite le parole del capo della comunicazione esterna: “Crediamo che la nostra partnership con Ferrari rispetta tutte le leggi applicabili. Non ci sono loghi Marlboro che appaiono sulle vetture, nè sull’abbigliamento tecnico dei piloti in pista”.

Insomma, qualcosa ci dice che la questione è tutt’altro che chiusa. Wait and see…

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