Giallo Simon: e “Pure” si muove…

Pausa estiva, un po’ di lavoro in fabbrica e poi due settimane di vacanza. Ma la F1 non si ferma mai del tutto, soprattutto non dietro le quinte. Ed è lì che attualmente il clima è più caldo, in quel confine sottile e subdolo tra meccanica, sport e business che piace e non piace. E non piace. Ma che tante volte è il cuore pulsante dello show.

Vi ricordate Craig Pollock? Impossibile dimenticare l’ex manager di Jacques Villeneuve che sognava di fare fuoco e fiamme con la modesta Bar, di cui tra l’altro era comproprietario. Bè l’uomo d’affari scozzese nel 2014 rientrerà in F1 come motorista con il suo marchio Pure.

La sfida del V6 1.6 di cilindrata è affascinante (e forse redditizia) e per non farsi mancare nulla Pollock ha ingaggiato un sicuro professionista: Gilles Simon, ex responsabile del reparto motori del Cavallino dal 2006 al 2009.

Da qui l’ira degli altri costruttori e l’ennesima diatriba, perchè l’ingegnere francese dal 2009 ad oggi non ha ricoperto un ruolo qualsiasi. Gilles Simon è stato il direttore del dipartimento motori della Fia. Tradotto: è l’uomo che più di tutti ha analizzato pistone per pistone, biella per biella, tutti gli attuali propulsori di Formula 1.

E via con le lamentele da più parti. Lamentarsi per cosa poi? Manco ci trovassimo nei dorati anni nei quali il motore ti faceva vincere gare e mondiali. Oggi tra giri limitati, Kers e altre diavolerie è un semplice accessorio. E poi conta la downforce ragazzi! Ma questo è un altro discorso…

La paura degli altri illustri motoristi è che Gilles Simon possa essere un super direttore tecnico per la Pure, conoscendo in pratica tutti i segreti dei grandi costruttori. La Fia fa spallucce, non prendendo posizione in merito a questo piccolo giallo estivo.

Lo stesso Craig Pollock ha dichiarato di “essere soddisfatto dell’arrivo di Simon” ma che “la Fia dovrebbe prendere una posizione netta a riguardo per evitare future inutili polemiche”.

C’è da dire che il periodo di riposo forzato che un tecnico deve osservare quando firma per un’altra squadra, il cosidetto gardening leave (pensato appunto per evitare passaggi di informazioni cruciali), non vige se un ingegnere è ingaggiato direttamente dalla Federazione.

Oh, no! Sarà mica l’ennesimo buco regolamentare?
 

Lascia un commento