Paddock Club: più business, meno passione

Il weekend di Monza ha portato via i vari festini al parco, nuove conoscenze, storie da raccontare a parenti e amici. Lo abbiamo scritto ieri e lo ribadiamo oggi: Monza possiede un’atmosfera magica che lega gli appassionati e che scavalca le barriere del tifo.

Ma, come per ogni cosa, c’è sempre l’altro verso della medaglia. The Dark side of the moon, cantavano i Pynk Floyd. In quel di Monza c’è un modo di vivere i tre giorni del GP in maniera totalmente diversa, lontana dalle grandi sudate, le birrette a sei euro o le notti passate in tenda. Stiamo parlando del Paddock Club, il luogo più esclusivo che per ogni weekend di gara accoglie gli ospiti VIP in hospitality dove si respira un’aria molto diversa da quelle delle tribune.

Già dalle modalità di arrivo in pista si notano le differenze con il resto del mondo: gli appassionati che comprano i biglietti, arrivano in pista con i mezzi pubblici. La circolazione intorno al Parco di Monza si rivoluziona per il periodo del GP ed arrivare in pista con la propria vettura è consentito solo agli addetti ai lavori e ai possessori del pass per il Paddock Club.  In certi casi, c’è chi arriva anche in elicottero, sia mai stare in coda nel traffico brianzolo.

Una volta oltrepassato il tornello giù all’ingresso, ci si rende conto di aver quasi cambiato mondo. A Monza, l’ingresso era situato esattamente a pochi metri dall’entrata Paddock di Vedano, ossia dove piloti e tecnici lasciano le loro auto per entrare in pitlane. In quel punto, si accalcano un mare di tifosi a caccia di autografi, ma girato l’angolo si accede al club più esclusivo della Formula 1.  La cura dei dettagli è maniacale e tutto rasenta la perfezione. Nell’area Lounge, anche durante le prove e la gara, si trova sempre qualcuno intento ad assaggiare delizie varie e sorseggiare champagne, rigorosamente Mumm. Salendo all’ultimo piano dell’edificio dei box, c’è finalmente modo di vedere un po’ di motori. La balconata affaccia proprio sulla pitlane ed è quasi come come stare in tribuna centrale, con la nota positiva che gli ospiti non sganciano un euro per starci e – per di più – mangiano le mille prelibatezze che gli chef allo stand cucinano fin dal mattino.

Non c’è nessun dubbio sulla gestione delle attività in questi spazi, rigorosamente gestiti dalla FOM. Cambiano gli stand dell’ospitalità, ma il cibo, il personale e quant’altro è tutto standardizzato ad alti livelli. Così, è facile ritrovarti a pranzo con i diversi investitori delle squadre e, senza accorgertene, ti ritrovi anche a chiacchierare con qualche pilota, venuto via dal paddock per stare con “quelli col grano”, così come sponsor e team impongono loro.

Altro che panino e birretta. Un mondo di pochi eletti sconosciuto al grande pubblico. Ma consolatevi: non si respira l’aria dei motori lì, nonostante il rumore assordante ti spacchi i timpani e l’odore acre che sale dai box ti riempia le narici. E’ tutto più freddo, meno sentito. C’è più business che passione.

Ecco cos’è il Paddock Club: the rich side of Formula 1.

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