Brabham BT55: innovativa e sfortunata

La sogliola. Così è stata definita dalla stampa dell’epoca la Brabham BT55. Una vettura rivoluzionaria ideata da uno dei maggiori talenti ingegneristici mai apparsi in Formula 1, ovvero Gordon Murray.

Il concetto della monoposto si basava sul posizionamento dell’alettone posteriore quanto più possibile lontanto dall’assale posteriore ed in posizione maggiormente rialzata rispetto al corpo vettura, al fine di garantire un maggiore carico aerodinamico rispetto alla concorrenza.

Non potendo tuttavia aggirare le norme imposte dalla Federazione circa lo sviluppo in altezza dell’ala posteriore, Murray decise di progettare un corpo vettura decisamente basso ed insolito per i dettami dell’epoca.

Rispetto al modello del 1985, infatti, la BT55 misurava ben 28 centimentri in meno in altezza, una soluzione questa – narra la leggenda – ispirata dai racconti di  Nelson Piquet il quale, nelle sue esperienze di formula 3000 soleva introdursi nell’abitacolo più a fondo possibile così da guadagnare una maggiore velocità di punta.

Il motore BMW turbo, dotato, nella versione da qualifica, della spaventosa potenza di 1400 cv, era installato di fianco ed in posizione inclinata di 70° al fine di garantire un migliore passaggio dei flussi verso il posteriore.

Nonostante le premesse fossero tutte eccezionali, la vettura non diede in pista i risultati sperati. Nel corso dei primi test della stagione la vettura fu afflitta da problemi di surriscaldamento e ciò comportò l’adozione di  un cambio a sette marce con tendenza alla rottura, qualora venisse sforzato in maniera eccessiva con velocità di punta elevate.
Inoltre il motore soffriva di un turbo lag eccessivo nel momento dell’uscita dalle curve lente e nel corso della stagione si decise di tornare al modello montato sulla vettura dell’anno precedente e decisamente più affidabile.

Curiosa era anche la posizione di guida che doveva assumere il pilota, il quale oltre a stare in un abitacolo angusto, aveva la mentoniera del casco che poggiava sul petto, oltre a buona parte delle spalle e braccia che fuoriuscivano notevolmente dall’abitacolo lasciando privo di protezione il guidatore.

La BT55 è inoltre ricordata come ultima vettura condotta dall’indimenticato Elio De Angelis, morto durante un test a Le Castellet, al volante di questa monoposto, a causa del cedimento dell’alettone posteriore.

A seguito della scarsa competitività del progetto e della tragedia che colpì la scuderia, Murray lasciò successivamente la Brabham, tra l’altro ormai in fase calante, e approdò alla McLaren.

I concetti della BT55 tuttavia non furono accantonati dal geniale progettista sudafricano  il quale nel 1988 progettò, in coppia con Steve Nichols, una delle monoposto più vincenti della storia, la MP4/4.

Si può quindi ritenere la “sogliola” una delle vetture che hanno maggiormente influenzato il panorama tecnico della F1 degli anni 80, e merita quindi di essere ricordata per la sua portata altamente innovativa.

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