Michael Johnson in Williams per migliorare i pit-stop

Cosa lega una vettura da corsa ad un primatista mondiale dell’atletica leggera?

Velocità, potenza, la fusione con aria e asfalto verso la performance perfetta.  Se poi questa macchina è una Formula 1, e questo corridore è Michael Johnson, ci si trova senza dubbio davanti agli esempi più lampanti della ricerca continua del limite più estremo.

Stavolta però non si tratta di una sfida tra uomo e macchina (cosa che probabilmente si trova in qualche vecchio album di ricordi automobilistici), quanto piuttosto di una collaborazione. Perchè Michael Johnson, primatista leggendario e imbattuto dei 400m, ha ben pensato di mettere a disposizione tutta la sua grandezza di atleta per rendere anche il Team Williams di F1 un po’…”figlio del vento“.

Una partnership siglata a inizio 2012 che in questi giorni inizia a prendere forma: lo statunitense analizzerà infatti la squadra, le tecniche di allenamento di piloti e addetti ai rifornimenti, le dinamiche dei momenti più caldi della gara.

L’obiettivo è proprio quello di migliorare efficacia ed efficienza delle azioni ai box, così determinanti in una corsa automobilistica.

Che al primo posto dei fattori per una perfetta riuscita della sosta in pit-lane c’è sicuramente la perfetta armonia tra i meccanici, e quindi un gioco di squadra perfettamente orchestrato, lo aveva dimostrato anche una storia di qualche anno fa a proposito dell’equipe di chirurghi che si ispirava alle operazioni di cambi gomme e rifornimenti per organizzare il proprio lavoro in sala operatoria.

E proprio l’analisi dei movimenti e delle interazioni è stato il punto di partenza della prima visita presso lo stabilimento di Grove del corridore, che dice: “Sono state due giornate molto interessanti, basate per lo più sulla realizzazione di report video dei pit-stop. Sarà su questo materiale che lavoreremo per capire come ogni singolo movimento possa essere migliorato, sulla base della nostra esperienza in campo biomeccanico“.

Ed è stato importante anche lo scambio di pareri con i ragazzi del team, come continua Michael: “Sono entusiasti del progetto, e questo rende il nostro lavoro più facile, è fondamentale capire come si sentano e sapere che hanno fiducia“.

Perchè un Campione vincente, e di conseguenza una Squadra, nasce prima di tutto dalla mentalità: “E’ importante trasmettere il concetto che ogni membro del team è un atleta che deve allenarsi e prepararsi come tale; i ragazzi, ripeto, si sentono capiti e apprezzati per quello che fanno e questo non può che essere positivo. La velocità c’è, i presupposti sono buoni, e tutto ciò va solo reso più consistente, in grado, cioè, di fare la differenza“.

Ed ecco, appunto, la voce della Squadra, con le dichiarazioni di Mark Gillian e Frank Williams.

Il primo, Capo delle Operazioni di Ingegneria, sottolinea come sia stato “affascinante l’inizio della collaborazione con il team di Michael Johnson“. Gillian continua: “Questi primi incontri ci hanno permesso di valutare i fattori umani dei pit-stop, dall’allenamento alla nutrizione, all’analisi biomeccanica dei movimenti. Non è banale: nell’arco della stagione, ci accorgiamo che una sosta ai box migliora di circa mezzo secondo, confrontando i tempi dell’Australia e del Brasile. Questo miglioramento dà i suoi frutti, e per questo vogliamo essere ancor più competitivi fin da subito“.

Williams invece, Team Principal, non può che lodare l’atleta: “Scoprire come Johnson si sia preparato nella sua carriera per diventare l’uomo più veloce al mondo mi riempe di curiosità. Sono sicuro che ci aiuterà moltissimo, portandoci a migliorare una fase così cruciale come i pit-stop: la nostra Squadra è ansiosa di lavorare con lui“.

 

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