E’ un Alonso da Oscar: capolavoro a Sepang

Le lacrime di Andrea Stella sono un’immagine emblematica del momento difficile di una squadra costretta a stringere i denti, inseguire, soffrire e in più sommersa dalle feroci critiche di un popolo innamorato che si è però sentito deluso, forse tradito.

E’ un pianto liberatorio quello dell’ingegnere di pista di Alonso, che fa da contraltare alla genuina esplosività del campione di Oviedo, che sotto la bandiera a scacchi si lascia andare a una grande esultanza, braccia alzate al cielo, come a scacciare via fantasmi recenti e venti di crisi.

“Siamo davvero orgogliosi di te, è una delle tue vittorie più belle” gli comunica via radio Stella e Fernando esulta, gioisce. Scende dalla macchina e si fionda su Domenicali, più di un capo, un amico. Con il quale condivide il grande sogno di portare in alto la Ferrari. Un legame ancora più saldo dopo la cocente sconfitta di Abu Dhabi del 2010.

La Ferrari deve ringraziare questo straordinario pilota: “Abbiamo soltanto fatto il nostro dovere- osserva Stefano Domenicali– Alonso è stato fantastico, ma noi dobbiamo lavorare. Questa vittoria è una bella carica ci motiva tutti per far meglio. Ma la macchina deve migliorare, soprattutto in trazione in uscita dalle curve lente e in velocità”.

Questa lucida follia in Rosso è un film epico che vede assoluto protagonista il miglior Fernando di sempre, un animale da gara capace di colmare le lacune della monoposto con la tempra del fenomeno. Aggressivo, cinico ma soprattutto velocissimo. Da ottavo a quinto in pochi giri. Ma il vero capolavoro arriva alla ripartenza. Sorpasso all’esterno, di classe, ai danni di un inerme Webber.

Sulla visiera scivolano fanghiglia e gocce di una giornata pazza , sotto il casco c’è tutto il sudore di un fuoriclasse che giro dopo giro detta l’andatura, lasciando tutti esterrefatti. Red Bull e McLaren fanno meno paura, la vera minaccia è tra le mure amiche, rappresentata dalla Sauber del ferrarista in pectore Sergio Perez.

Un avversario ostico che guida da dio sulla scia dell’entusiasmo. La Sauber su pista asciutta si avvicina, fa paura. Fa tremare la Rossa. Sembra tuttto finito, poi un lungo di Perez e la Ferrari può respirare e involarsi verso il magico orizzionte. Di mezzo c’è anche un team radio della squadra svizzera che può dar spazio a cattivi pensieri: “Sergio fai attenzione mentre attacchi Fernando, non prendere rischi questo secondo posto è fondamentale”.

Perez poteva vincere, e probabilmente ha sbagliato per eccesso di generosità, per la difficoltà di attaccare un campione come Alonso. Non ci è dato saperlo, ma resta scolpita in Malesia una delle imprese più belle degli ultimi anni. Per i ferraristi una gara simile a quella meravigliosa  “Shanghai 2006” dominata da un immenso Schumacher proprio ai danni di Alonso.

E Fernando oggi è per la Ferrari quello che è stato Schumacher un tempo. Il One man show, l’uomo su cui puntare per fare la differenza: “E’ stata una grande sorpresa: non eravamo competitivi in Australia e non lo eravamo qui – taglia corto lo spagnolo – ma l’obietivo era fare più punti possibili e ne abbiamo presi 25 grazie al grande lavoro della squadra. Abbiamo massimizzato il potenziale e io sono rimasto calmo anche in condizioni estreme, come i pit stop. La squadra merita questa vittoria e questa domenica ce la ricorderemo”.

Un giorno da ricordare ma Nando ha la testa già altrove: “Non cambierà nulla, perché noi vogliamo lottare per la pole, per vincere. E’ chiaro che tra Cina, Bahrein e Barcellona dovremo avere dei miglioramenti. Questa vittoria ci renderà felici, ma non cambierà la determinazione nel migliorare la macchina”.

La Ferrari ha risposto presente ed Alonso si trova inaspettatamente in testa al campionato ma la Scuderia dovrà gettare il cuore oltre l’ostacolo chilometro dopo chilometro. Perchè ogni maledetta domenica si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini…

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