Rubinho: “Se la Ferrari chiama, torno”

Nove vittorie e due vice campionati del mondo non si dimenticano, anche se in mezzo c’è stata una convinvenza a tratti impossibile con un cannibale come Michael Schumacher e un divorzio abbastanza brusco.

Rubens Barrichello sul punto è molto chiaro: “La Ferrari è la miglior squadra per cui ho lavorato, senza alcun dubbio”.

“Quello che è successo in passato non conta più, è una grande squadra e se chiamasse tornerei”.

Barrichello “cuore rosso”, sei anni di Cavallino sono un marchio indelebile. Lui ha fatto la storia della Rossa, ha entusiasmato i tifosi, si è fatto ammirare per la generosità oltre che per le doti velocistiche.

In IndyCar, dove in due gare ha già fatto intravedere buone cose, lui è “il pilota che ha vinto con la Ferrari”. A posteriori si può dire che quello con la scuderia italiana è un legame che, nonostante le incomprensioni, resiste nel tempo.

“Sono successe delle cose, anche piccanti, che vorrei che la gente conoscesse. Andrebbero scritte in un libro perchè meritano di essere raccontante”.

Il famoso libro verità che però non vedrà mai la luce: “Perchè se mio figlio vorrà fare il pilota potrei danneggiare una sua eventuale carriera parlando male della Ferrari”.

Segreto di Stato, panni sporchi lavati in famiglia. Sembra quasi una battuta visto che subito dopo aggiunge: “Ma non ho davvero alcun rimpianto, è stata la miglior scuderia dove sono stato, sotto ogni punto di vista”.

E quando gli dicono che sarebbe proprio lui il preferito dei tifosi per una eventuale sostituzione di Felipe Massa, ripete convinto: “Tornerei, se Maranello mi chiamasse non potrei dire di no”.

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