Mercedes in Cina: un nuovo Principe e un Kaiser che cade

Aggiornate statistiche e albi d’oro: la Formula 1 saluta un nuovo pilota fra i vincitori di Gran Premio. Non succedeva dal 2009, quando Mark Webber salì sul gradino più alto del podio del GP di Germania. Nico Rosberg, che accarezzava da anni questo sogno, raggiunge un alloro nella sua gara più bella, che è anche quella della maturità per la AMG Mercedes. Lui vince mentre, purtroppo, lo zio Michael, che pure teneva botta al secondo posto, si ritira subito dopo il primo pit stop per una ruota montata male. L’evento ha dello storico davvero, non solo perchè era dal 1955 che la Mercedes non vinceva come costruttore e Team ufficiale (di fatto ci sono sempre stati e hanno mietuto successi sotto le spoglie McLaren), ma anche perchè ha fatto venire le lacrime a quei caporali di ghiaccio come il tedesco Norbert Haug e l’inglese Ross Brawn.

Proprio sull’ex vertice che fu già di Brawn GP, Honda e Ferrari, si addensano adesso le curiosità degli addetti ai lavori. La Mercedes W03 aveva dei problemi con le gomme: le divorava, consentendo buone prestazioni in qualifica, ma debacle in gara. Alla factory delle Frecce d’Argento hanno lavorato sodo e sciolto il busillis. Detto fatto: problema risolto, prima fila conquistata e gara vinta. Allo start, Rosberg scatta molto bene, Schumacher un po’ meno, ma riesce a tenere dietro il resto del mondo. All’inizio sembra che il kaiser faccia un po’ da tappo, poi il ritmo sale e si stabilizza: può controllare. Dopo il 10mo giro inizia il waltzer dei pit stop. E lì si nasconde l’insidia per il 7 volte iridato. Qualcosa va storto (letteralmente) nel montaggio della ruota anteriore destra. Shumy parte spedito, ma il meccanico rimane in ginocchio a schiaffeggiare l’asfalto, sa di averla combinata. O meglio, dalla gestualità si capisce che se la prende con chi ha dato il via al tedesco, senza rendersi conto che lui aveva dei problemi col bullone del mozzo e che non aveva ancora completato il suo lavoro. Fritatta fatta: poco dopo Shumacher è costretto a parcheggiare e a rinunciare a un secondo posto quasi certo.

Rosberg vola spedito. La sua tattica basata su due soste è vincente. Lo capiscono al muretto: le medium dovranno bastargli fino alla fine. L’unica insidia arriva dopo il 35esimo giro (oltre metà gara), quando Rosberg effettua il suo secondo ed ultimo pit stop. Button è davanti. Prima dello stop di Nico, Jenson girava molto veloce e gli recuperava anche due secondi a giro. Ma l’inglese dovrà fermarsi un’altra volta. Ed lì che alla AMG Mercedes capiscono che devono stare sulle due soste. Inoltre anche ai meccanici Mclaren si inceppano un po’ di cose, mentre hanno Button sotto i ferri. Solo che a differenza dei colleghi tedeschi, non lasciano partire Button a lavoro incompleto (come fatto dai grigi per Schumy) ma lo trattengono fino al completamento delle fin troppo laboriose operazioni di cambio gomme. Risultato: una sosta di 9.7 secondi.

Alla fine Rosberg vede per primo la bandiera a scacchi. Button, autore dell’ennesima gara intelligente ed efficace, è secondo. Il compagno Mclaren, Hamilton è terzo. Quindi le due Red Bull. Insomma i big ci sono. C’è chi ha raggiunto la maturità (Mercedes) e finalmente vince. C’è chi conferma la sua solidità (McLaren) ed è subito dietro. C’è chi è sceso dal trono (Red Bull), ma comunque tiene botta. Poi ci sono gli arrembanti della lotus o della Williams. Manca qualcuno?

 

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