Kimi, l’ambizioso che ragiona da pretendente al titolo…

“Ho perso sette fondamentali punti“. Queste le parole sussurrate da Kimi a caldo dopo la fantastica gara in Bahrain. Nessuna felicità per il ritorno sul podio, nessun festeggiamento. Soltanto un pensiero fisso. “Dovevamo e potevamo vincere, dovevo prendere spazio su Vettel prima della sosta…”

Un tarlo, quello di Raikkonen, che sotto questo aspetto ricorda il fondatore della sua ex squadra. Quell’Enzo Ferrari che sosteneva che il secondo non è nient’altro è il primo dei perdenti, altro che piazza d’onore.

Non sarà proprio così ma Kimi, che secondo qualcuno non è nient’altro che un ubriacone che si addormenta al volante, si è messo in testa un pensiero stupendo, magico, che sa di colpo di scena e forse un po’ di vendetta. Meno male che Raikkonen aveva perso ogni motivazione e non si sentiva più un pilota di F1.

Questo è un campionato livellato e isterico, con valori altalenanti e mutevoli. Senza un battistrada certo, senza un faro da seguire, il trono è lì e ha molteplici pretendenti.

Come i Proci che occupano la reggia di Ulisse, corteggiando Penelope e aspirando al regno di Itaca così sono i sei, sette, condottieri che si giocano questo mondiale pazzo e affascinante. Con la differenza che qui non c’è nessun Ulisse che deve tornare dalla guerra. Nessun finale scolpito nel mito ma una gara aperta, vera, un tenzone da giocarsi muso a muso. Senza troppi complimenti.

E Iceman non è tornato per fare da comparsa, per soldi o per sfizio. E’ risalito in macchina con un preciso piano, con idee che più chiare non si può. Far crescere la Lotus, vincere e possibilmente lottare per il mondiale.

Probabilmente neanche lui si aspettava che la “Black and Gold” made in Enstone andasse fin da subito così forte ma tant’è e allora bisogna insistere, battere il famoso ferro finchè è caldo.

Dopotutto più balli e più ti diverti a danzare sul filo dei cordoli, soprattutto quando, partito undicesimo, domini in pista per cattiveria e ritmo e niente ti appare più impossibile. Ecco perchè Raikkonen, dal suo punto di vista, ha ingoiato un boccone amaro.

Vede Sakhir come una sconfitta perchè poteva essere il primo pilastro sul quale costruire qualcosa di più grande. Qualcosa che per adesso bisogna rimandare a data da destinarsi.

Ma la F1 e gli avversari hanno riscoperto un pilota che dopo due anni di impegno serio nel mondiale Rally, non proprio una scampagnata domenicale, ha ancora grinta e la voglia di  mangiarsi asfalto e avversari.

Kimi pensa alla diciannovesima vittoria in F1 come un traguardo imprescindibile. Agonismo, motivazione, occhi della tigre; nel pilota Lotus ci sono tutti i requisiti per una grande stagione.

Dopotutto Raikkonen è stato sempre così, a dispetto di quell’immagine dissoluta, qualunquista, menefreghista che, fatemelo dire, non sta nè in cielo nè in terra.

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