Hockenheim ’94, il rogo di Verstappen e la zampata di Berger

Il circuito di Hockenheim, sino alla sciagurata “Tilkezzazione”,  è stato considerato da tutti gli appassionati – insieme con Monza – un vero e proprio tempio della velocità capace di regalare gare memorabili come quella della stagione 1994.

La vigilia di quel weekend di gara vide le monoposto scendere in pista con le modifiche aerodinamiche imposte dalla Federazione per limitarne le prestazioni velocistiche. Un alettone posteriore di dimensioni ridotte, così come modifiche all’airscope per diminuire i cavalli delle vetture, furono le misure drastiche imposte dalla FIA per rendere le vetture maggiormente addomesticabili alla luce del fatale incidente di Senna.

Le qualifiche videro inaspettate protagoniste le due Ferrari 412T2 di Berger e Alesi. I due piloti del cavallino si piazzarono ai primi due posti della griglia, seguiti da Hill e Schumacher.

Alla partenza i due alfieri in rosso mantennero le posizioni, seguiti da un impressionante Ukyo Katayama al volante della Tyrrell fiondatosi al terzo posto, mentre a centro gruppo si scatenò il caos.

Andrea De Cesaris al volante della Sauber si toccò con Alex Zanardi al volante della Lotus, coinvolgendo gli incolpevoli portacolori della Minardi Pierluigi Martini e Michele Alboreto, mentre Hakkinen e Blundell rispettivamente alla guida di McLaren e Jordan strinsero in una morsa David Coulthard al volante della Williams.

Lo scozzese, non avendo pù spazio di manovra, colpì Hakkinen, danneggiando non seriamente l’ala anteriore, ma questa collisione provocò una serie di contatti a catena dove rimasero coinvolti anche Irvine, Brundel, Frentzen e Barrichello.

Le emozioni non erano tuttavia finite. Dopo pochi metri Jean Alesì dovette alzare bandiera bianca a causa di un cedimento del motore Ferrari, mentre Schumacher superò Katayama portandosi in seconda posizione. Il giapponese della Tyrrell si trovò a lottare con Damon Hill per il terzo posto e, alla terza chicane, il contatto tra i due fu inevitabile. Entrambi riportarono danni alle sospensioni e il ritiro fu inevitabile.

Alla fine del primo giro solo 13 vetture erano ancora in gara.

Le Benetton sembravano avere in pugno la situazione, ma il copione di quel gran premio aveva una sceneggiatura decisamente avvincente.

Al quindicesimo giro, Jos Verstappen si fermò per il cambio gomme ed il rifornimento. Fu un attimo. Il bocchettone del rifornimento non entrò perfettamente e meccanici, vettura e  pilota furono inondati dal carburante. Pochi millesimi di secondo ed il box Benetton divenne una palla di fuoco. Il pronto intervento dei membri del team riuscì ad evitare conseguenze catastrofiche, ed in pochi secondi la situazione fu subito sotto controllo.

Non fu l’unica emozione vissuta quel giorno dal team di Flavio Briatore. Il leader del mondiale, Michael Schumacher, navigava tranquillamente in seconda pozione quando il v8 Ford decise di ammutolirsi al giro 19.

Senza più la pressione del tedesco, Gerard Berger riuscì a condurre incontrastato la gara sino alla bandiera a scacchi, cogliendo un trionfo che a Maranello mancava dai tempi di Prost nel 1990.

Alle sue spalle si piazzarono Olivier Panis ed Eric Bernard, entrambi al volante della Ligier motorizzata Renault che, proprio da quella gara, vide l’ingresso nel team di un uomo storico delle corse: Cesare Fiorio.

Oggi, quel tempio della velocità non è più lo stesso dopo la violenza a cui è stato sottoposto dall’architetto di fiducia di Ecclestone, ma nonostante l’eliminazione degli immensi rettilinei delimitati da chicane degne di frenate da pelo sullo stomaco e spesso protagoniste di sorpassi ed incidenti memorabili, il fascino irresistibile di Hockenheim continua a sedurre i piloti.

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