F1 al giro di boa: riflessioni tecniche sotto l’ombrellone

Amici di BlogF1.it, la pausa estiva mi da la possibilità di ritornare in mezzo a voi per parlare di F1. Sono passati un po’ di GP dall’ultimo articolo e abbiamo oramai tagliato il traguardo di metà stagione. Il GP di Ungheria ha dato segnali di risveglio per alcuni Team e piloti, lasciandoci sognare una combattuta seconda parte del campionato. Da Melbourne a Budapest, la Ferrari ha fatto un grosso lavoro di sviluppo che ha portato Alonso a chiudere la prima metà campionato in testa alla classifica sui veri rivali della stagione che, per me, sono tre: Vettel, Hamilton e Raikkonen.

Il vero punto di forza della Rossa è stato il warming up del pneumatico. Credo che la nuova filosofia progettuale, portata dai tecnici ex McLaren, unitamente ai consigli dell’ex Bridgestone Hamashima, abbia risolto il problema del warming up. Per chi non lo ricordasse, il warming up è la capacità di scaldare gli pneumatici, specialmente anteriori, in poche curve. Nel passato la Ferrari faceva molta fatica a farlo, con la conseguenza di soffrire su asfalti freddi le gomme con compound high working range e le gomme dure. Stesso discorso valeva anche in condizione di bagnato, dove la temperatura della gomma ha un effetto predominante. Ora, credo che la nuova filosofia progettuale abbia portato ad avere un anteriore molto rigido a rollio, insieme a valori di aerobalance molto elevati che sollecitano a carichi verticali e trasversali gli pneumatici anteriori. Come conseguenza, le temperature del compound aumenta in maniera consistente, anche se l’asfalto presenta una temperatura bassa oppure se la mescola è del tipo High Working Range, cioè quando il compound comincia a dare grip a temperature più elevate rispetto a mescole tradizionali, garantendo una maggior consistenza del pneumatico stesso. Finora ci sono state pochissime gare calde e la Ferrari ha avuto merito di approfittarne, risultando molto veloce e solida in performance e affidabilità.

La gara dell’Ungheria ha dato possibilità a Lotus, Red Bull e McLaren di togliere dall’equazione performance questa capacità di scaldare le gomme, dato che a Budapest la temperatura dell’asfalto è stata decisamente elevata. Questo ha permesso loro di essere molto veloci in qualifica e riuscire a gestire al meglio il degrado delle gomme, mettendo in difficoltà la Ferrari.

Anni fa, quando c’era la bellissima battaglia tra Bridgestone e Michelin (non voglio parlare di quella Good Year e Bridgestone, perché mi fa pensare a quanto sono vecchio!!) i test sulle gomme erano fondamentali per lo sviluppo delle performance della vettura. Pensate che Bridgestone portava circa 50 set di gomme da provare che differivano nella costruzione e nella mescola, insieme a quelle standard di riferimento. I parametri di valutazione erano:

– Warming up, capacità di scaldarsi dopo poche curve
– Grip Level, livello di aderenza all’anteriore e al posteriore
– Balance Level, capacità di mantenere il bilancio della vettura
– Consistency, consistenza delle performance nei long run.

Fu in quella occasione che Irvine riuscì a fare il salto di qualità, guidando per almeno 500 km al giorno e provando le varie soluzioni della Bridgestone. Un allenamento impressionante che sommato alla possibilità di capire il comportamento delle gomme in tutte le circostanze, ha dato i suoi frutti. La mia strategia dei test di gomme era abbastanza articolata, ma si basava essenzialmente su due fattori. Avevo bisogno di un pilota molto sensibile al bilancio ed al grip che necessitasse di stabilità al posteriore per essere veloce (Irvine, Barrichello, Badoer) e di un pilota che stressasse le gomme per vederne la consistenza (Schumacher). Capite la mole di lavoro che c’era prima di deliberare un nuovo pneumatico? Provando in pista, il pilota aveva la possibilità di capire molto meglio le gomme e il team poteva forzare lo sviluppo delle stesse, in maniera da risolvere problemi di performance della vettura. E’ chiaro che il problema del warming up non poteva esistere, in quanto se un compound presentava quel tipo di problema, veniva scartato. Altri tempi, altre regole.

Ora, la Pirelli fornisce in gara delle gomme che certamente non nascono da mille test fatti in pista, come si faceva qualche anno fa. E ogni volta che si cambia circuito, il comportamento delle PZero è praticamente sconosciuto a piloti e team. La Ferrari, grazie all’assetto della F2012, sembra aver risolto questo problema e riesce ad avere un margine rispetto agli altri team, almeno con Alonso. Ma non appena l’asfalto si scalda, le altre squadre riescono a fare un salto di performance, mettendo in difficoltà la Rossa.

L’elemento determinante del resto della stagione sarà lo sviluppo tecnico delle vetture. E sono previste grandi manovre dei team nello sviluppare le monoposto. Purtroppo, lo sviluppo è imperniato quasi tutto nell’aerodinamica e, molto spesos, nel copiare le soluzioni innovative dei rivali.

Credo che la Ferrari abbia il titolo della migliore squadra in termina di delta sviluppo rispetto la situazione di inizio anno. Capire cosa non funzionava sfruttando i soli venerdì di libere, con tanti esercizi di flow-vis, è stato un lavoro notevole che ha consentito di ritrovare le performance. Vi state chiedendo cosa sia il Flow-Vis? E’ la tecnica sfruttata dagli ingegneri per visualizzare i flussi aerodinamici intorno alla vettura, fotografando l’andamento della vernice fluorescente che spesso si vede su diverse parti della monoposto durante le prove libere.

Tutto ciò si traduce in progettazione, calcoli, prove in galleria del vento e produzione a ritmi spaventosi, in modo da portare ogni due settimane nuovi componenti sulla vettura. Ho già scritto altre volte come alcuni aspetti della F1 siano un bell’esempio per altre aziende meccaniche. Essere in grado di portare un nuovo prodotto ogni due settimane è un bell’esercizio di efficienza aziendale. Ho visto anche che in Ungheria la Ferrari ha utilizzato il flow-vis ed ho percepito che qualche innovazione non ha funzionato al meglio. Speriamo che siano riusciti a capire il problema, in modo di avere le innovazioni già nella prossima gara.

Per quanto riguarda la McLaren, non si è dimostrata solida nello sviluppo. Sembrava la miglior macchina ad inizio anno, poi si sono letteralmente persi, basta parlare con Button. Da Hockenheim sembra abbiano portato diversi miglioramenti che hanno permesso ai due piloti di tornare davanti, con Hamilton capace di vincere in Ungheria. Lotus sembra mantenere l’ottima performance che ha dimostrato fin dai test invernali. Kimi, malgrado lo stop di due anni, sta dimostrando una grande capacità e motivazione. Indubbiamente, per me rimane un papabile sfidante per il campionato del mondo 2012. Anche Grosjean sta maturando ed è sempre molto veloce, mi piace sempre di più. Vedo arrancare Red Bull con giochetti regolamentari che mi fanno capire sono un po’ alla frutta. In Mercedes, poi, si sono persi clamorosamente. Magari a Spa e Monza potranno ritornare in auge, ma un top team come il loro deve avere la consistenza in performance e affidabilità.

Come andrà a finire? Se dopo il GP di Germania avevo pensato ad un Alonso vincitore, dato il suo stato di grazia, dopo l’Ungheria mi sono un po’ ricreduto. Ho letto che il quinto posto a Budapest non era male, perché Fernando si era avvantaggiato in classifica su Webber. Ma veramente crediamo che l’avversario di Alonso sia Webber? Nulla contro l’australiano, ma i veri avversari di Fernando sono Kimi, Sebastian e Lewis.

I prossimi due GP saranno caratterizzati da una configurazione aerodinamica anomala, Monza in maniera particolare. Chi ha dedicato più tempo in galleria del vento a questa configurazione, sarà avvantaggiato. Credo che Lotus e Ferrari potrebbero essere in buona forma. Anche la Mercedes potrebbe tornare in alto, grazie alla loro velocità di punta. La McLaren ha dimostrato che con alto carico hanno fatto un passo avanti, ma questo non gli garantisce che sarà lo stesso sulle prossime due piste, staremo a vedere. La Red Bull è ancora li sorniona, ma non la migliore.

Non dimentichiamo la situazione gomme. Sia a Spa che a Monza ci saranno i due compound più duri: PZero White Medium e PZero Silver Hard. Tipicamente, a Spa c’è freschino e a Monza, sui lunghi rettilinei, le gomme hanno il tempo di raffreddarsi. Per questo motivo la F2012 potrebbe trarne un vantaggio.

E a Spa, non dimentichiamoci neanche di Kimi. Il finnico sulle Ardenne è di un altro pianeta: ricordate la vittoria con la Ferrari nel 2009? Un vero capolavoro. Basti pensare che Fisichella, secondo in quella gara, quando ha cominciato a guidare la Ferrari F60 era costantemente nelle ultime posizioni. Kimi fece un miracolo con la F60 vincendo quella gara.

Seguiranno le due gare in oriente, dove torneranno in auge le gomme Soft e Supersoft. Lì avremo anche circuiti da grande carico, dove chi avrà azzeccato gli ultimi sviluppi aerodinamici, farà la differenza. Eh già, è proprio questo il momento di dare il colpo definitivo per lo sviluppo. Mi ricordo dei brain storming tecnici che Ross Brawn organizzava in Agosto-Settembre, coinvolgendo i vari esperti delle performance della vettura. Servivano ad inventare nuove strade per migliorare le prestazioni. Ore ed ore di riunioni da dove si usciva con la consapevolezza di aver trovato una soluzione vincente.

Nonostante Alonso abbia 40 punti di vantaggio in classifica, questi sono irrisori rispetto a quelli che deve ancora conquistare per mantenere la testa del campionato. Il GP d’Ungheria è stato un campanello d’allarme che deve far capire come Vettel, Hamilton e Raikkonen siano dietro l’angolo e cercheranno di sfruttare ogni occasione per avvicinarsi a Fernando. Che lascino stare Webber e non si ripeta l’errore di Abu Dhabi 2010: in questi momenti serve il massimo impegno e l’unione di tutta la squadra per dare allo spagnolo una vettura performante. Serve il massimo coinvolgimenti di tutti per migliorare ogni dettaglio, ogni operazione, per sveltire ogni processo e anticipare il più possibile gli sviluppi.

Fernando deve mantenere alta l’energia e la motivazione in modo da trasferirla a tutto il team, sia in pista che a Maranello. Serve soprattutto guardare al processo ed al percorso per raggiungere l’obiettivo. Mai e poi mai bisogna soffermarsi solo sull’obiettivo, ma questo i campioni lo sanno bene.

Un caldo saluto,

Avanti tutta!

Luigi Mazzola

 

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