Schumacher festeggia i 300 GP a Spa, la sua seconda casa

Se c’è una pista in grado di far emergere la differenza tra un buon pilota e un campione, beh… quella è Spa Francorchamps. Il circuito belga, con i suoi sette chilometri di asfalto, è da sempre considerato come l’università dell’automobilismo sportivo. Oltre ad una macchina competitiva, per vincere a Spa serve un pilota lucido in ogni circostanza, anche la più estrema, e che riesca a mantenere alto il ritmo anche quando gli altri gettano la spugna.

Non è di certo un caso leggere sempre gli stessi nomi nell’albo d’oro, tanto che rischia di diventare quasi ripetitivo. Basti pensare che delle ultime ventidue edizioni, ben undici sono state monopolizzate da Senna e Schumacher, con il brasiliano a quota cinque e il tedesco a sei.  Il feeling di Schumacher con Spa è qualcosa di complicato da spiegare a parole. Aiutano i numeri, ma non ci si può certo limitare a guardare solo quelli, perché Michael sembra passeggiare tra i saliscendi delle Ardenne come pochi altri, in ogni condizione. A Spa, lui è a casa.

Ricordiamo ancora la festa dello scorso anno nel paddock. C’erano praticamente tutti ad omaggiare i 20 anni di carriera del Kaiser in Formula 1.  Una sorta di rimpatriata tenuta al venerdì alla quale è seguita una gara da incorniciare, nonostante la ruota serrata male in qualifica lo avesse relegato in ultima posizione.  Solo che spesso si ha la memoria corta e qualcuno tende a sminuire la rimonta dal ventiquattresimo posto fino al quinto,  con una Mercedes che un missile da guerra poi non è. [Schumy felice dopo il quinto posto a Spa]

Basta però guardarsi indietro per capire come ogni volta che Michael ha messo piede in Belgio,  lo spettacolo non è mai mancato. Ci sono stati momenti esaltanti, ma anche sconfitte cocenti.  Tra Eu Rouge e Radillion, e poi giù verso Les Combe e la Source. Ogni curva ha la sua storia; ogni curva un aneddoto da raccontare. Perché solo il Kaiser, oggi, può vantare il titolo di Re di Spa Francorchamps.

IL DEBUTTO –  Tutto iniziò nell’agosto del 1991. Appena ventiduenne, venne chiamato da Eddie Jordan per sostituire Bertrand Gachot, arrestato per aver aggredito un tassista a Londra. Schumacher non aveva nessuna esperienza con una vettura di F1, eppure fin dalle prove libere sembrava essere a proprio agio. Così tanto che in qualifica portò la sua Jordan Ford al settimo posto. Chi era lì, ricorda ancora di aver sgranato gli occhi un paio di volte guardando la classifica. Il giovane debuttante aveva relegato il veterano e team mate De Cesaris a sette decimi. In gara però non ebbe fortuna: dopo tre giri, la frizione gli rimase letteralmente in mano. E mentre Senna e Berger festeggiavano la doppietta McLaren, i lungimiranti avevano visto nascere una nuova stella.

LA PRIMA VITTORIA Michael tornò a Spa l’anno seguente, sotto le insegne del Team Benetton. Quel giovane tedesco non era più una sorpresa e cinque podi conquistati prima della trasferta belga erano il preludio di qualcosa di grande.  In gara, Senna si portava in testa davanti alle Williams di Mansell e Patrese. Dopo pochi giri iniziò a piovere: mentre la maggior parte dei piloti entrò ai box per cambiare gomme, Ayrton tentava l’azzardo e restava fuori. La pioggia si intensificò e per il brasiliano non ci fu altra scelta che il cambio gomme, facendo i conti con una gara ormai compromessa. Quando la pista iniziò ad asciugarsi, Schumacher fu tra i primi a montare le slick, avvantaggiandosi sui rivali della Williams e conquistando così la prima vittoria, frutto di una guida intelligente e di una giusta strategia da parte del muretto box.

SEMPRE A PODIO – Nell’edizione del 1993, Michael dovette accontentarsi solamente del secondo posto, a soli tre secondi dal vincitore Hill. Schumacher piazzò poi una vittoria di forza l’anno seguente, ma quella del 1994 fu una stagione che, nonostante il titolo, per il tedesco rappresentò una vera e propria chimera. Al termine del GP, la sua Benetton venne squalificata per il consumo anomalo del fondo piatto per pochi millimetri, probabilmente rovinato in un testacoda avvenuto durante la gara.

Al GP del Belgio 1995, Michael arrivò da Campione del Mondo, conscio delle sue potenzialità. In qualifica sembrava essere spacciato: la prima fila Ferrari e il cambio rotto della sua Benetton lo aveva relegato in sedicesima posizione. In gara, fu tutta un’altra storia: Schumy si trasformò in un divoratore d’asfalto e saltò  gli avversari, uno ad uno, mettendo in bacheca il terzo successo sulle Ardenne.

LA PRIMA VOLTA DI ROSSO VESTITO – Michael arrivò in Ferrari nel 1996 con due titoli mondiali in tasca. L’avventura a Maranello era più difficile di quanto pensasse e non mancavano le critiche della stampa italiana – non molto diverse da quelle di oggi – che mal vedevano il tedesco in terra emiliana. Dopo aver zittito tutti con una vittoria strepitosa sotto il diluvio di Barcellona, riuscì a fare il bis e conquistare un successo che lo consacrava definitivamente tra i Rainmaster. Vinse il GP del Belgio 1996 e calò il bis l’anno seguente dove, in condizioni meteo precarie, demolì l’armata Williams e portò la sua Ferrari per primo sotto la bandiera a scacchi.

1998, IL MICHAEL FURIOSO – La serie positiva di risultati si interruppe nel 1998. Una gara pazza, con emozioni dal primo all’ultimo giro. Il caos della partenza, con undici vetture coinvolte in un groviglio, passò alla storia. Alla ripartenza Michael era ancora il pilota da battere. Il copione  sempre lo stesso: giro dopo giro, chilometro dopo chilometro, il tedesco aveva un ritmo irraggiungibile per gli avversari. Qualcosa però andò storto nel doppiaggio della McLaren di Coulthard:  un battito di ciglia e Michael centrò in pieno la McLaren dello scozzese. Un mix di rabbia e adrenalina avvolse Schumacher che, rientrato al pit su tre ruote, scese dalla vettura e furioso si diresse verso il box del rivale. Volarono parole grosse e a stento Domenicali e Todt riuscirono a tirare fuori Michael, prima che i due arrivassero al contatto fisico. Ancora oggi resta difficile dire se Coulthard abbia deliberatamente alzato il piede per ostacolare l’avversario o se fu Schumy a farsi tradire dalla nube d’acqua sollevata dalla McLaren. L’unica certezza è che quella gara fu decisiva per la Ferrari al termine del campionato, con un sogno solamente sfiorato.

QUEL SORPASSO BRUCIA ANCORA – Costretto a guardare l’edizione del ’99 dal divano di casa per la frattura a tibia e perone destro rimediata a Silverstone, Schumy tornò a Spa solamente nel 2000. Convinto di poter stracciare ancora gli avversari, subì invece uno dei sorpassi più famosi del decennio da parte di Mika Hakkinen, suo rivale per il titolo. Il finlandese aveva recuperato terreno sul tedesco e tentò l’attacco sul rettilineo del Kemmel. Il primo tentativo andò a vuoto ma, la tornata seguente, i due rivali si ritrovarono davanti la BAR del doppiato Zonta, sempre sul Kemmel. Schumacher decise di effettuare il doppiaggio all’esterno, mentre Hakkinen si lanciò all’interno, sfruttando la scia del doppiato fino all’ultimo e staccando entrambi all’ingresso di curva. Con quella manovra, Mika Hakkinen non solo vinse la corsa, ma diede uno schiaffo morale all’avversario, scavalcato proprio con una manovra alla Schumacher.

RECORD DI VITTORIEDopo aver riportato l’iride a Maranello, 21 anni dopo Scheckter, per la Ferrari iniziò un vero e proprio periodo d’oro. L’edizione 2001 del GP del Belgio fu più movimentata del solito: la procedura di partenza venne ripetuta più volte, poi l’incidente tra Burti e Irvine causò una lunga interruzione della corsa. Una volta ripresa, Michael dominò senza grandi problemi, allungando ancora in classifica ed eguagliando le cinque vittorie ottenute da Senna sullo stesso circuito. L’ottima forma della sua Ferrari gli rese tutto più semplice nell’edizione 2002, dove la Rossa chiuse con una facile doppietta.  Sesta vittoria a Spa – sette, senza la squalifica del ’94 – e record di vittorie sul più bel circuito del Mondiale. Recordman.

RAIKKONEN COME SCHUMACHER – Fuori dal calendario 2003, Spa Francorchamps tornò ad ospitare la Formula 1 l’anno seguente, dove avvenne una sorta di passaggio di testimone. Kimi Raikkonen su McLaren vinse la corsa, davanti alle due Ferrari di Schumacher e Barrichello.  Iceman è un altro tipo tosto che sulle Ardenne si esalta. Non a caso Kimi vinse anche nel 2005, replicando i successi anche nell’epoca Ferrari, 2007 e nel 2009.  Certamente, con le sue quattro vittorie a Spa, Kimi è sulla buona strada per eguagliare Senna e Schumacher.

Il tedesco, però, nonostante una Mercedes a tratti claudicante, potrebbe ancora riservarci qualche bella sorpresa. Il prossimo 2 settembre, festeggerà il suo GP numero 300 della sua carriera e – ne siamo certi – punterà ancora in alto. Occhio al meteo: perché Michael potrà aver fatto degli errori banali ultimamente, ma la sua sensibilità sotto la pioggia non può essere svanita via nel nulla. Chissà che, tra qualche domenica, non titoleremo con un bel “Rainmaster colpisce ancora”.

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