Dalla paura alla speranza: la Ferrari adesso sogna Monza

Sliding doors; un metro scarso, in veste di angelo custode, ha salvaguardato Fernando Alonso da una probabile tragedia. Non deve essere stato facile vedersi il retrotreno della Lotus praticamente in bocca, inerme, mentre la sua F2012 andava fuori strada in balia degli eventi.

Nando deve essersi anche fatto male, oltre che spaventato. Quel “po’ di mal di schiena che passerà” è un ritornello ripetuto troppe volte per essere un fastidio lieve. La botta è stata brutta, lo sguardo perso nei box dopo l’incidente la dice lunga. Ma la forza di Alonso sta proprio in questo; la capacità di trovare aspetti positivi in ogni evento e la maestria nel giudicare le cose secondo un quadro generale:

“Tutto sommato possiamo quasi dire che mi è andata bene, nessuna guerra può essere vinta senza qualche cicatrice. E la cosa importante è che l’avversario più pericoloso (Hamilton ndr) non ha preso punti. Adesso ci rifaremo a Monza, sarà un grande week-end”.

Carattere e determinazione oltre l’immaginabile, si guarda avanti senza troppi rimpianti: “Sapevamo che il vantaggio sugli inseguitori non sarebbe stato sempre così ampio. Eravamo pronti a questo”. Matador è l’uomo delle tabelle, il calcolatore, novello Prost con spirito da Mansell. Fernando, attualmente, ha un carisma e un’aurea positiva da far invidia a un supereroe.

Adesso la Ferrari è chiamata all’impresa, o a tentarla, nella gara di casa. Quella più attesa, su uno dei circuiti leggendari del mondiale. Il desiderio è quello di emulare la fantastica vittoria del 2010, colta sul filo di lana contro la McLaren di Jenson Button.

Il tracciato brianzolo resta il tempio della velocità, dove a fare la differenza teoricamente sarebbe la velocità di punta. Ma non è proprio così. Se è vero che per l’85% del giro il gas resta spalancato, è proprio quel 15% di “riposo” dell’acceleratore che può fare la differenza. In una F1 tutta aerodinamica anche a Monza ormai conta in modo esponenziale l’inserimento e l’uscita dalle chicane.

Aderenza meccanica e aerodinamica. Cordoli e gas in uscita. Per questo la McLaren spaventa e non poco, essendo dotata di un ottimo equilibrio tra velocità e carico. 

Lo stesso direttore tecnico di Maranello, Pat Fry, “avverte” la Rossa: “Da un punto di vista tecnico abbiamo visto quanto la McLaren sia diventata forte, riuscendo ad avere la meglio su circuiti  diversi come Spa e Budapest. Anche la Red Bull è forte ma credo che se Alonso a Spa avesse gareggiato sarebbe finito avanti a Vettel e Webber. Ci aspetta un lavoro durissimo per riportarci al livello della McLaren ma mi aspetto molto dai ragazzi del team, non deluderemo”.

La Ferrari non deve partire a Monza con il “complesso” della velocità massima. L’assetto scarico aiuterà la Rossa, anzi il colpo da novanta potrebbe proprio essere quello di caricare un po’ la vettura per renderla più efficiente nelle chicane (anche se la Ferrari, come visto a Spa, preferisce talvolta scaricare al massimo la vettura per essere più aggressiva in gara).

Vedremo, intanto anche il team principal Stefano Domenicali chiede ai suoi di dimenticare Spa: “Siamo delusi certo, perchè abbiamo perso una grande occasione. Ma adesso dobbiamo pensare a Monza perchè siamo in lotta per il campionato e non possiamo fermarci. Non voglio guardare in casa altrui, non so cosa porteranno gli altri a Monza. So solamente che noi dovremo lavorare sull’aerodinamica, sulle marce, sugli assetti in modo perfetto perchè questa è una gara cruciale e non vogliamo sbagliare”.

La Rossa volta pagina, Alonso e la squadra sono chiamati a un pronto riscatto nello stadio amico di Monza. Non sarà facile ma Matador sarà carico a mille dopo il terrore di Spa. “Quello che non mi uccide, mi fortifica” scriveva Friedrich Nietzsche.

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