Sid Watkins, l’angelo custode del Circus della F1

Nella giornata di ieri, 12 settembre, si è spento il Professor Sid Watkins. Probabilmente i giovani appassionati di corse non sanno cosa ha rappresentato “Mister Doc” per il mondo delle corse, soprattutto per la  Formula 1. E’ stato l’angelo custode del Circus per oltre un ventennio, dal 1978 al 2005.

Watkins era considerato uno dei migliori neurochirurghi del mondo. Dopo gli anni degli studi in medicina a Oxford, è diventato professore di neurochirurgia nel 1961 presso l’università statale “Hospital e Medical College” a Syracuse (New York). Tornò a Londra nel 1970 per dirigere il reparto di neurochirurgia al London Hospital.

La sua passione per le corse era nata a Silverstone, poco lontano dal luogo dove lavorava. Era stato già membro del RAC Motor Racing Medical per otto anni quando, nel 1978, ricevette la chiamata di Bernie Ecclestone. Come raccontava lo stesso Mister Doc, la situazione in F1 in quel periodo era critica: le norme sanitarie erano lasciate al caso e da un circuito all’altro non c’era mai uniformità, oltre che nessun tipo di ispezione. I centri medici e le attrezzature, così come la formazione del personale, lasciavano spesso a desiderare. Insomma: niente elicotteri, medici di base al posto di anestesisti e mozziconi di sigarette sul pavimento.

Intuita l’importanza dei primi soccorsi in pista, Ecclestone chiede a Watkins di farsi carico dei centri medici sparsi per il mondo. Fu l’inizio di una grande, ma silenziosa, rivoluzione.

Quando Sid iniziò a lavorare per la Formula 1, aveva già quello che gli serviva: un anestesista, attrezzature mediche adeguate, un elicottero pronto al decollo e una macchina per raggiungere i luogi degli incidenti. Tuttavia gli mancava l’abbigliamento ignifugo che gli fu prestato da Jody Scheckter. Successivamente, ci si lanciò alla ricerca di una vettura medica adeguatamente veloce ed efficace per trasportare persone e attrezzature di primo soccorso: Porsche, Lamborghini e Ferrari si rivelarono inadeguate al compito e fu lo stesso Professor Watkins a trovare un accordo per avere un paio di Mercedes 500 Station Wagon speciali da portare in pista.

Una volta collaudata la struttura, sono state diverse le vite umane salvate dal Professore.

E’ stato lui a precipitarsi nel fuoco, una trentina di secondi dopo l’incidente di Berger al GP di San Marino 1989. Il pilota austriaco, addolorato per la scomparsa di Watkins, oggi racconta ancora: “Quando mi sono svegliato, Sid era seduto accanto a me e stava cercando di intubarmi. Mi aveva salvato la vita”.

Nel terribile incidente di Martin Donnelly al GP di Spagna 1990, la scena era agghiacciante. Il pilota era stato sbalzato fuori dall’abitacolo, aveva fratture ovunque e rischiò di soffocare dentro il casco schiacciato. Watkins non solo gli salvò la vita, ma seguì anche il recupero del pilota che ebbe gravi problemi per i successivi tre mesi.

Ad Adelaide 1995, toccò a Mika Hakkinen avvalersi del pronto intervento di Watkins. Dopo l’incidente, riuscì a far ripartire il cuore del finlandese che – poco dopo – non respirò più. Così Sid eseguì una delicatissima tracheotomia sul posto. Jackie Stewart disse: “Sid ha salvato Mika non una, ma ben due volte!”.

Tuttavia, il pensiero di non aver salvato piloti come Paletti, Villeneuve e Peterson, lo tormentava.

All’ormai famoso GP di San Marino 1994, il Professore ebbe un gran lavoro da fare, a cominciare con l’incidente di Barrichello il venerdì. Il brasiliano stava soffocando dopo aver ingoiato la lingua, ma l’intervento del Professore fu immediato e Rubens riuscì a sopravvivere.  Poi arrivò il crash mortale di Ratzenberg in qualifica.

Il Professor Watkins, grande amico di Ayrton Senna, vide la paura negli occhi del brasiliano e gli consigliò di non correre. Ma la risposta fu: “Sid, ci sono alcune cose su cui non abbiamo alcun controllo. Non riesco a smettere. Devo andare avanti”. Come raccontava spesso il medico, queste furono le ultime parole che Ayrton gli disse.

Il giorno dopo lo schianto al Tamburello. Watkins arrivò sul posto e si accorse subito che qualcosa era entrato nella fronte di Senna. Raccontava così quei momenti: “Mentre cercavo di stabilizzarlo, emise un respiro. E anche se sono totalmente agnostico, ho creduto che in quel momento il suo spirito ha lasciato il suo corpo”.

Dopo quel weekend Watkins partecipò alla costituzione del FIA Expert Advisory Safety Commitee, diventato oggi FIA Institute per la sicurezza nel Motor Sport. Nel 2005 si ritirò dal suo ruolo, ma lasciò definitivamente ogni incarico solamente nel 2011, mantenendo solamente un ruolo onorario. In ventisei anni di attività, il suo ruolo dietro le quinte è stato fondamentale e se oggi possiamo vantare standard di sicurezza così elevati, è gran parte merito suo.

Un po’ tutti lo ricorderemo nel docufilm “Senna”, in quel passaggio dove raccontava l’ultima discussione quando disse ad al brasiliano: “Che altro hai bisogno di fare? Sei stato campione del mondo per tre volte, sei ovviamente il più veloce in pista. Molla tutto e andiamo a pescare”.

Oggi vogliamo immaginarlo così. Con il suo immancabile sigaro cubano e la canna da pesca in mano, insieme al suo grande amico Ayrton. Riposa in pace, Sid.

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