Nessun errore di Lewis: a Suzuka problemi alla sospensione

Nel GP di Germania Lewis Hamilton aveva iniziato una curiosa successione di risultati, alternando ritiri a vittorie. Dopo il deludente zero ottenuto a Singapore, però, in Giappone questa stramba serie si è interrotta, con la MP4-27 che non voleva proprio saperne di comportarsi a dovere, soprattutto in qualifica, e che l’aveva lasciato in balìa del sottosterzo. Colpa di un errato set-up, aveva affermato Hamilton, facendo un mea culpa che peraltro era stato poi sottolineato calorosamente dalla squadra. Ma dopo la gara, sebbene il suo ritmo non era mai stato all’altezza di quello di Button, Lewis aveva dichiarato che la guidabilità della sua vettura era andata migliorando, e che c’era qualcosa che non quadrava.

Ora, a pochi giorni di distanza, il pilota ha fatto sapere tramite AUTOSPORT che il vero problema era ben altro: “Non è stato il set-up. Conosco bene la mia macchina, quindi è molto difficile che sbagli. E se lo faccio la situazione non è così ingestibile, riesco comunque a compensare i difetti. Ma in Giappone la macchina era inguidabile come non era mai stata, ero scioccato all’idea che le mie scelte potessero esserne la causa. Speravo non fosse colpa mia e fortunatamente i ragazzi dopo molte analisi post-gara hanno trovato un problema su una parte della sospensione posteriore. Questo è confortante. Non era una rottura, dato che potevo ancora guidare, ma c’era una parte che avrebbe dovuto aiutare l’equilibrio reagendo in un certo modo e invece non lo faceva. Sono contento che si sia trovato qualcosa, così non sarà un problema per questo weekend”. E così, tra l’altro, il responsabile non è più lui.

Inutile infatti nascondersi che dichiarazioni del genere, seppure all’apparenza innocue, non fanno altro che appesantire l’aria che già tira nei box McLaren. Impossibile non ripensare a quel secondo di distacco che, causa assetto sbagliato, Lewis aveva rimediato da Jenson Button a Spa, con il conseguente nervosismo che aveva dato il via alla prima delle sue sfuriate twitteriane. “Con le mie scelte di set-up non sbaglio mai così grossolanamente”, afferma Hamilton, mandando un chiaro messaggio: qui c’è qualcun altro che non sta dando il 100%. Senza contare il fatto che questo danno alla sospensione posteriore si aggiunge all’ormai lunga lista di problemi di affidabilità che hanno colpito la McLaren in questa seconda parte della stagione: ormai siamo a cinque nelle ultime sei gare. E certo a questo punto risulta abbastanza inutile aver sottolineato che l’assetto era stato scelto unicamente da Lewis.

C’è chi inizia a pensare che, tra guasti e divorzi, la McLaren sia ormai già proiettata al 2013, ma i campioni non perdono mai la voglia di vincere: Hamilton non è ancora andato in vacanza. Alonso e Vettel hanno dichiarato che, per quanto la situazione dell’anglocaraibico possa sembrare difficile, la lotta non è ancora diventata un testa-a-testa tra loro due, e Lewis non può che confermare: “Non credo che mi considerino ancora nella lotta per essere carini con me. Abbiamo una macchina competitiva, quindi possiamo ancora farcela. Eravamo più veloci di loro a Monza e a Singapore e siamo ancora una delle forze dominanti nel Campionato”. Lewis guarda indietro ai punti persi per strada, ma più che occasioni perse preferisce considerarli una dimostrazione del potenziale della sua vettura: “Avremmo dovuto raccogliere 35 punti nelle ultime due gare (anziché 10, ndr) ma ce ne sono ancora 125 in palio e dobbiamo continuare a spingere. Dobbiamo semplicemente dare il massimo e vedere quale sarà il risultato”.

Per Hamilton, quindi, la parola d’ordine è keep pushing. Nonostante tutto.

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