Alla Ferrari serve un “doppio 6” per vincere il Mondiale

Caro Fernando, Vettel ha fatto il temuto sorpasso. Siamo in dirittura d’arrivo e serve il massimo sforzo per contenere il tedesco. Con o senza la vettura migliore.  E’ certamente auspicabile che i tecnici Ferrari migliorino la prestazione della F2012, specialmente in qualifica – mi sento di sottolineare – ma anche su tutti gli altri aspetti, perché in gara la Red Bull si sta nascondendo. Come avrete letto su questo sito, per i prossimi GP sono previsti degli aggiornamenti sulla Ferrari. Speriamo bene, perché ultimamente i vari upgrade sono stati inefficienti, causa soliti problemi di correlazione tra la galleria del vento e la pista.

Pensando al lavoro che stanno facendo adesso a Maranello, torno indietro nel tempo e mi vengono in mente immagini di riunioni tra tutti i tecnici dei vari reparti che concorrevano al miglioramento prestazionale della vettura. Meeting di brain storming in cui ognuno, con le proprie caratteristiche e competenze, cercava di dare il suo contributo ed esponeva liberamente il proprio pensiero costruttivo.  Alla fine della riunione si stilava un vero e proprio piano di battaglia per tutti i reparti, in modo da avere nel più breve tempo possibile le innovazioni discusse. Il gioco di squadra era impressionante: tutti aiutavano tutti per raggiungere l’obiettivo. Ricordo di modifiche che si concretizzavano in 2-3 settimane.

E poi c’era il classico lancio dei dadi con il doppio 6 di Rory Byrne, che era una rovina per tutti. Proprio così: una rovina per chi doveva disegnare, per chi doveva produrre e per chi doveva poi provare le nuove soluzioni – il doppio 6 –  in pista. Il carisma di Rory era tale che tutti davano il mille per cento per arrivare in tempo ed alla fine il “doppio 6”, si trasformava in un pacchetto da 2-3 decimi. Che grande tecnico è Rory; che piacere essere stato vicino al suo fianco in tanti anni di pura passione per il lavoro.

Sono convinto che la capacità di reazione della Ferrari sia ancora un punto di forza. Il binomio con Alonso sarà dirompente, sempre che lo spagnolo si scrolli di dosso la paura dell’incertezza. E non dimentichiamo Massa che, in Corea, ha mostrato di avere ancora qualcosa in più da dare. I prossimi due Gran Premi potrebbero essere un problema per la Rossa. Sia India che Abu Dhabi sono circuiti da alto carico e potrebbe esserci abbastanza caldo. La Red Bull parte certamente come favorita. Curve lente, accelerazioni che richiedono tanta trazione e pochi rettilinei dove non serve scaricare troppo la vettura.

Ecco, alla Ferrari servirebbe un lancio di dadi alla Rory per poter partire in pole position. 

E la McLaren? Scusatemi, ma sono veramente deluso da questa squadra. Un Top team, vittorioso,  è un’altra cosa.  Questo mi è passato in testa durante l’ultimo GP in Corea. Credo che la mentalità vincente non sia ancora nel DNA di Hamilton e che la McLaren non lo abbia aiutato sotto questo aspetto. La Mercedes, nel 2013, dovrà rimboccarsi molto le maniche per migliorare, perché ho il sospetto che Lewis possa essere certamente inferiore a Michael.

A proposito di Schumacher, il suo ritiro è un vero peccato. Perdiamo un campione vero, un pilota che – oltre ad essere velocissimo – sapeva vedere molto avanti, dando tutte le informazioni su che cosa la vettura aveva bisogno per andare veloce. Non dimenticherò mai il primo test fatto insieme a Fiorano nel lontano 1995: venivamo dai tempi di Alesi e Berger, ma il talento di Michael fu scioccante. Nei test dell’Estoril ’95, Irvine fu veramente velocissimo, ma ammise subito la sua inferiorità rispetto al tedesco. Testualmente, mi disse che Schumy era di un altro mondo.

In particolare, per i sopraffini della guida. Nell’ultima parte del tracciato era impressionante vederlo affrontare quel tratto con la Ferrari settata sul sovrasterzo. A 230 Km/h, a farfalla spalancata, controllava l’instabilità della vettura sopra il bump che c’era a metà curva, uscendo con un sovrasterzo controllato. Uno spettacolo. Berger, che guidava la Benetton – ovvero la vettura con cui Michael aveva vinto il mondiale – proprio in quella curva andò a sbattere due volte, rompendo due telai! Con quella sua caratteristica flemma e pacatezza, alla fine del test ci chiese quali erano stati i motivi per cui non avevamo vinto il Mondiale nel ’95. La risposta fu semplice ed immediata. Dopo qualche anno ne avremmo avuto la conferma. Grazie Michael per tutto quello che mi hai dato. Ho avuto la fortuna di conoscere molti campioni e con te ho potuto gioire per i risultati ottenuti, grazie al durissimo lavoro fatto insieme. Mancherà alla F1.

Un caro saluto a tutti
Luigi Mazzola

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