Webber: “L’età non conta, mi sento competitivo”

Il pilota australiano non pensa al momento del ritiro e scagiona la RB8: “Tanta sfortuna nella seconda parte di campionato , la monoposto non c’entra”.

A trentasei anni Mark Webber  è il pilota più vecchio del Circus. Non quello con più anzianità di servizio, battuto in questa graduatoria dall’ormai veterano Jenson Button, che corre in F1 ininterrottamente dal 2000.

A chi gli fa notare che quest’anno ha beccato più di cento punti di distacco dal team mate Sebastian Vettel, il simpatico gregario australiano risponde piccato: “Fino al Gp di Italia io e Seb ce la siamo giocata. Poi ho avuto problemi tecnici, l’alternatore, incidenti con Grosjean, insomma tutto ciò che poteva andare storto si è avverato. Non c’entrano nè lo sviluppo della RB8 nè Sebastian. E’ andata così per altre cause”.

Anche se per tutti è lo scudiero di Vettel, capace di vincere a Montecarlo come di sparire dagli schermi la gara dopo, Webber non accetta a priori lo status di seconda guida conclamata:

“Io guardo all’insieme delle cose. L’apice di forma è relativo. In questi anni ho lottato per il mondiale (nel 2010 ndr) e ho vinto svariate gare. Sono sempre stato competitivo e l’età che avanza non è un problema. Il mio obiettivo è mettere insieme una stagione importante, spingere sul gas e non pensare ad altro”.

Mark non percepisce nessuno di quei segnali negativi che solitamente spingono un pilota ad appendere il casco al chiodo: “E’ vero, ho 36 anni, vado verso il tramonto della mia carriera. Eppure nella prima parte di stagione ero velocissimo, nonostante i problemi sono andato forte anche in Corea e in India. Un giorno magari guarderò guidare il mio compagno di squadra e dirò ‘okay è arrivato il momento di smettere’. Se perderò 20-0 in qualifica qualche campanello d’allarme suonerà ma non penso proprio sia arrivato già questo momento”.

In effetti valutando le prestazioni di Webber possiamo parlare di discontinuità di rendimento non certo di un pilota bollito. Spunti di rilievo qua e là ma qualche dormita di troppo. Pregi e difetti che solitamente ti condannano ad essere il prototipo della seconda guida. Ma non provate a dirglielo: “Io voglio il massimo, non mi sento un numero due”. Amen.

Lascia un commento