L’inarrestabile Vettel vince ancora. Per Webber un altro ritiro

Sebastian Vettel conquista la vittoria in Corea, dove ha sempre vinto dal 2011, ed è sempre più solo in Classifica Piloti. Sfortunatissimo Mark Webber, che dopo una foratura e un incidente si ritira per la seconda volta consecutiva.

corea-vettel-red-bullA Yeongam la RB9 numero 1 non impone agli avversari quel ritmo umiliante visto due settimane fa, ma il succo non cambia. Sebastian Vettel e la Red Bull stanno trasformando questa fase finale del Mondiale nella loro marcia trionfale verso il quarto Titolo consecutivo, e dopo Spa, Monza e Singapore, anche Yeongam incorona vincitore il pilota di Heppenheim. Una vittoria diversa, ragionata, mirata a conservare le gomme più che ad accumulare vantaggio sugli avversari, ma i 25 punti sono comunque rimasti saldamente nelle mani del Campione in carica dall’inizio alla fine della corsa. La gara di Mark Webber va invece letteralmente in fumo: bloccato da una foratura nel suo tentativo di risalire la classifica, è costretto al ritiro dopo un incidente con Adrian Sutil a una ventina di tornate dal termine della corsa.

Lo scatto di Sebastian Vettel è fulmineo e gli permette di arrivare alla prima curva indisturbato. Al primo giro ha già due secondi di vantaggio su un ottimo Romain Grosjean, già in seconda posizione. Vettel inizia da subito a gestire la corsa, aprendo un varco dietro di sé ma senza martellare gli avversari con il ritmo indemoniato di Marina Bay. Come a Singapore, però, la sua sosta al giro 12 è l’ultima tra i piloti delle prime posizioni, e lo fa rientrare in pista in seconda piazza alle spalle del compagno di squadra. Alla tornata successiva, Vettel è di nuovo leader e autore del giro veloce. Torna a gestire il vantaggio su Grosjean, che resta stabilmente tra i 4-4.5 secondi, prima di salire a 5.5 grazie ad un giro record alla tornata 25. Lui ed il pilota Lotus rientrano alla tornata 32, contemporaneamente all’ingresso della Safety Car, in pista per permettere ai commissari di rimuovere i detriti della gomma delaminata di Sergio Perez. La gara di Vettel non è però influenzata dalla ripartenza, né dalla successiva (dopo l’ingresso della seconda Safety Car dovuta all’incidente del suo compagno di squadra). Seb registra tre tempi record consecutivi per aumentare il vantaggio sulla Lotus in seconda posizione – ora quella di Raikkonen. Al penultimo giro fa segnare il tempo record della gara (1:41.380) e dal muretto lo invitano ancora una volta alla calma, e al non portare la vettura al limite senza che ce ne sia un bisogno reale: la vittoria, la quarta consecutiva e 34esima della carriera, è sua e nessuno l’ha mai messa in discussione.

“Siamo estremamente contenti del risultato, ovviamente” commenta Vettel sul podio. “È stata una fortuna trovarsi a poche curve dall’ingresso della pit-lane quando è entrata la prima Safety Car. Avevamo abbastanza ritmo per apire un buon gap, anche se le Lotus qui sono state molto competitive. Abbiamo essenzialmente dovuto controllare le gomme per tutta la gara, è stressante ma alla fine era tutto sotto controllo. Il team ha fatto un ottimo lavoro, con due soste estremamente rapide. Ci stiamo godendo il momento e non vediamo l’ora di andare a Suzuka, che per me è il miglior circuito al mondo”. E dove potrebbe peraltro già vincere il Mondiale, come successo nel 2011.

Sulla questione di controllo degli pneumatici torna anche Chris Horner: “Non volevamo spingere la macchina al limite, temevamo che le gomme non avrebbero retto. Quindi abbiamo gestito il nostro ritmo, non era necessario andare al massimo ed aprire un distacco enorme. Sebastian ha fatto un grande lavoro oggi in condizioni non proprio facili, perché con gli pneumatici non sai mai cosa può succedere”. Gli uomini di Milton Keynes sono sempre più soli in testa alle Classifiche, ma Horner fa quasi finta di niente: “Sì, matematicamente Seb può essere Campione già in Giappone, ma viviamo alla giornata, gara per gara”.

Mark Webber mantiene la posizione al via, guadagnandone poi una grazie all’incidente di Felipe Massa. Nel corso del terzo giro supera la McLaren di Sergio Perez all’esterno della quarta curva. Entra in zona punti grazie alla sosta di Jenson Button, ed al sesto giro supera Pastor Maldonado (nel frattempo autore di una splendida partenza con cui ha guadagnato nove posizioni), poi è il turno del suo futuro sostituto Daniel Ricciardo. Il walzer delle soste dei rivali e del compagno di squadra gli fa scalare la classifica fino alla testa, prima del suo pit-stop alla 13esima tornata, che lo fa tornare in nona piazza alle spalle di Kimi Raikkonen. La situazione resta assolutamente invariata fino al giro 26: guadagnate due posizioni grazie ai pit-stop di Raikkonen e Hulkenberg, l’australiano supera la Ferrari di Fernando Alonso alla sesta curva e fa segnare un giro record. La questione con Rosberg si risolve da sola con il cedimento dell’ala anteriore della W04 numero 9, e Webber si lancia all’inseguimento di un Lewis Hamilton in evidente difficoltà con i propri pneumatici: è circa 7 secondi al giro più lento della Red Bull. La prevedibile sosta del pilota Mercedes porta Webber in terza posizione, ma a quel punto arriva il suo secondo pit-stop. Il suo terzo stint è però estremamente breve: appena un giro, prima che Mark sia costretto a rifermarsi di nuovo a causa di una foratura rimediata nel tentativo di evitare i detriti di Sergio Perez. Appena all’inizio della fase di Safety Car, così, Webber si ritrova in posizione 11, a 20 giri dal termine, senza alcun set di gomme Medium nuove a disposizione. L’obiettivo pertanto, come gli ribadisce il suo ingegnere di pista, è quello di arrivare al termine della corsa. Neanche il quarto stint riesce però invece a superare le cinque tornate: alla ripartenza, Adrian Sutil va in testacoda al termine della terza curva e colpisce la RB9 dell’australiano, che è costretto al ritiro mentre la sua vettura va in fiamme – peraltro per molto tempo prima dell’arrivo dei commissari di pista.

Non so cos’abbia fatto Mark nella sua vita precedente per essere così perseguitato dalla sfortuna commenta il Team Principal Red Bull. “Senza la foratura per i detriti di Perez avrebbe probabilmente chiuso sul podio. Poi c’è stato l’incidente con Sutil, in cui Mark non ha nessuna colpa”. Chris Horner spera inoltre che l’incendio sviluppatosi sulla RB9 non abbia danneggiato troppo la vettura, considerando che la prossima gara è già domenica prossima: “Il telaio è andato a fuoco per un bel po’ di tempo, anche se fortunatamente i commissari alla fine sono riusciti a spegnerlo. Adesso controlleremo i danni pensando al Giappone”.

La Red Bull arriverà a Suzuka con 118 lunghezze di vantaggio sulla Ferrari, e Vettel a +77 su Fernando Alonso. Se lo spagnolo dovesse raccogliere meno di un punto il prossimo weekend, una quinta vittoria consecutiva varrebbe a Sebastian Vettel il suo quarto Titolo con quattro gare di anticipo.

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