I due lati della medaglia di questa “Formula Consumi”

Dopo una gara, è già scoppiata la polemica sui consumi. Questa nuova era green della Formula Uno non piace a tutti ma, come ogni cosa, presenta pro e contro. Gianni Morbidelli, con gli occhi del pilota e appassionato di corse, dà il proprio parere sul debutto di questa nuova F1.

burnout

La Formula 1 è per me sempre stata una competizione che esprime, ai massimi livelli, valori umani e tecnici di grande eccellenza. Però, da quello che si è visto ieri, mi pare che si sia oltrepassato ogni filosofia della competizione. Le gare del Circus dovrebbero essere delle corse sprint, dove il pilota deve dare il meglio dall’inizio alla fine e far vedere a tutti di cosa è in grado di fare. Invece, questa nuova era della categoria sta un po’ deludendo le aspettative ed è ampiamente criticabile, come d’altronde stanno facendo gli appassionati in un coro quasi unanime.

Immaginate un podista che deve fare una gara sui 100 metri, che è la massima espressione dell’atletica, ma da correre con le scarpe con il tacco, con le mani legate dietro la schiena e che in quei cento metri di corsa deve risparmiare ossigeno e respirare solo sei volte. Ecco, è un po’ quello che viene chiesto alla F1 di oggi. Trovo un po’ ridicolo un regolamento così stringente in termini di consumi. Nella gara di ieri non si è parlato d’altro, tralasciando altri aspetti assolutamente più interessanti. Per non parlare del suono del motore che trovo, in tutta sincerità, davvero imbarazzante. Il fascino della F1 era proprio quello di sentire un rombo che era paragonabile ad una musica, una sinfonia. E mi meraviglio come alcuni, soprattutto i più giovani, dicano che “tutto sommato è bello”. Forse non hanno mai sentito dal vivo – o forse hanno dimenticato – il grido dei 12 o dei 10 cilindri. Quelli erano suoni incredibili che, dopo una giornata in pista, ti mandavano in estasi. Quella di oggi è una F1 in cui si sente anche lo stridio della gomma o addirittura si può parlare tranquillamente ad alta voce quando passano le vetture: mi sembra che ne esca un po’ sminuita.

Caterham - Lotus - Red Bull

Attenzione, però. Non voglio essere uno di quei nostalgici e barbosi che dicono “Ah, ai miei tempi era meglio”. Però, in effetti, non è questa la Formula Uno che i tifosi vogliono vedere, non è la vera sfida. Non piace a nessuno vedere piloti ritirarsi dopo quattro giri solo perché queste auto sono troppo complesse. E sono sicuro che non piace neanche ai piloti, chiamati ad essere sempre più ingegneri nucleari piuttosto che atleti.

Certo, l’altro lato della medaglia è che c’è l’effetto sorpresa. Addirittura, molti si aspettavano una disfatta totale con tantissime rotture. In realtà, alla fine, sono arrivate al traguardo quindici macchine e questo sottolinea come il livello di questi team sia notevolmente alto. Però, a parte questo, viene sempre a scemare il lato umano, in questo caso la parte del pilota, che viene a mancare. E questo mi dispiace molto.

Analizzando la gara nel suo complesso, bisogna fare una doverosa considerazione: è ancora molto presto per poter fare delle valutazioni. Ma ci sono comunque dei punti fermi: anche in caso di cambiamenti epocali, come quello che stiamo vivendo, difficilmente ci sono stravolgimenti per quanto riguarda i valori in campo. E’ improbabile veder vincere una Caterham o una Marussia, per intenderci. Detto questo, dobbiamo sottolineare la grande forza della Red Bull di reagire ad una situazione veramente preoccupante. Prima dell’Australia ho saputo, tramite un nostro amico comune, che Daniel era molto preoccupato. E invece ha fatto un weekend incredibile, tanto di cappello.

In tempi non sospetti, ho sempre sostenuto che Ricciardo fosse un gran pilota. L’ho frequentato molto quando ha corso nel campionato italiano di Formula Renault e posso dire che è uno che può rompere le uova nel paniere a Vettel, perché è forte mentalmente ed ha davvero delle belle qualità. Ma il Gran Premio d’Australia ci ha anche dato indicazioni importanti su altri due piloti che rappresentano la nuova generazione di talenti in F1: Kevin Magnussen, che ha conquistato il podio al debutto, ma anche il buon Daniil Kvyat, che è diventato il più giovane pilota ad avere conquistato punti nella storia della F1. Ragazzi dal grande talento che, non a caso, hanno mostrato di andare subito forte, senza timori reverenziali nei confronti dei più esperti compagni di squadra.

magnussen-mclaren-2014

In questo weekend abbiamo visto una Ferrari mediocre, senza grandi acuti e al livello di Williams e Force India. In questo momento non sembra essere in grado di impensierire la Mercedes, ma forse neanche la McLaren che credo abbia sorpreso, sia in termini di affidabilità che di prestazioni, portando entrambe le vetture a podio, seppur sfruttando la squalifica della Red Bull di Ricciardo. Raikkonen non mi è sembrato per niente a suo agio, quasi addormentato: sicuramente è stato meno incisivo rispetto ad Alonso. Per il finlandese, Fernando è un compagno difficile. Avere a fianco un Grosjean – con tutto il rispetto – non è proprio la stessa cosa che un Alonso. Poi, ripeto, è ancora decisamente prematuro fare delle considerazioni in tal senso e magari fra tre o quattro gare, ci ritroveremo in situazioni completamente diverse, ma per ora la Ferrari non ha convinto.

In conclusione, nonostante una Formula 1 fuori dai canoni, qualcosa di buono si è vista. Per esempio, Bottas ha fatto diversi sorpassi e – anche se è stato aiutato dalla safety car – ha tirato fuori una bella prestazione. Ed è un po’ quello che vorrei vedere: lotte in piste fatte da piloti con gli attributi. Sono realista quando dico che ci sarà un miglioramento nelle prossime gare. Mi auguro che questa sia un po’ una prova generale e che dalla Malesia lo spettacolo sia nettamente migliore.

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