Flow-Gate: si temono ripercussioni anche in Malesia

Il Team Red Bull Racing ha svelato quale sarà la tesi difensiva con la quale si presenterà il 14 dicembre al Tribunale Internazionale della FIA che avrà il compito di decidere se confermare o revocare la squalifica di Daniel Ricciardo dai risultati del GP d’Austraia.

Red Bull RacingLa norma del regolamento tecnico violata dalla Red Bull Racing è quella contraddistinta dal numero 5.1.4 del regolamento tecnico 2014. Il testo indica chiaramente che al di sopra dei 10.500 giri, il limite di consumo istantaneo di benzina non deve superare i 100 Kg/h. Il tutto viene misurato attraverso ad un sensore ad ultrasuoni, prodotto dall’americana Gill Sensors per la FIA e fornito a tutte le squadre, come stabilito dai punti 5.10.3 e 5.10.4 del regolamento tecnico.

La Red Bull Racing sostiene che questo sensore è difettoso e i dati restituiti sono lontani dalla realtà. Per questo motivo, quando la FIA ha avvertito la squadra di star superando i limiti consentiti, la dirigenza del team ha deciso di continuare a correre e – dopo la squalifica – presentare appello. La mossa della Red Bull è chiaramente una presa di posizione molto politica, in cui in gioco non ci sono solamente i 18 punti tolti alla squadra e a Ricciardo. Lo si evince facendo qualche calcolo: sforare dello 0,5 o dell’1% dai dati dei sensori, significa poter sfruttare una potenza aggiuntiva di 4-8 cavalli, decisamente pochi per rischiare una squalifica, anziché magari rientrare nei parametri e accontentarsi di un podio.

Tuttavia, il punto centrale della situazione è un altro. Il Team anglo-austriaco ha già bene chiara la propria tesi difensiva: oltre al sensore omologato, la Red Bull – non fidandosi – ha utilizzato un altro sensore che rivela invece che i settaggi erano corretti e che il flusso non ha mai superato i 100 Kg/h. “LA FIA fornisce un sensore poco preciso che non legge correttamente i dati contro un rail che sappiamo essere calibrato, dal quale siamo consapevoli che nessun dato errato è stato rivelato nel corso dell’intero weekend. La nostra tesi è molto semplice: non abbiamo infranto il regolamento tecnico, perché non abbiamo mai superato il limite di flusso del carburante, cosa che speriamo di dimostrare in sede d’appello. Quel sensore rivela dati erronei”, ha ammesso Chris Horner.

In particolare, il Team Principal sottolinea che: “La direttiva afferma, inoltre, che tutto è subordinato al parere del Delegato Tecnico, il che non è una normale ma una pura opinione. Dal nostro punto di vista, noi non abbiamo infranto le regole e le direttive tecniche non hanno il valore di norma regolamentare”.

Insomma, se pensavate che tutto fosse finito in Australia, vi sbagliavate di grosso. Non è da escludere che anche in Malesia e in Bahrain si possano presentare situazioni analoghe e, in questo senso, Horner ha però auspicato ad un miglioramento del sensore: “Speriamo di disporre di un sensore che funzioni in linea con il rail e che non dia alcuna discrepanza di risultati. Questa è la cosa fondamentale: ma, nel caso ci fosse, ovviamente ne discuteremo ancora con la FIA”.

L’incubo del flow-gate, che era già sorto al momento delle prime difficoltà con i sensori al termine del 2013, si è ormai concretizzato.

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