F1, la pioggia malese svela alcuni dei valori in campo

Un’analisi delle performance mostrate dai vari team nella qualifica del Gran Premio della Malesia. Iniziano a farsi più chiare le performance delle varie monoposto.

Nico Rosberg - Mercedes W05Le qualifiche del Gran Premio della Malesia 2014 si son fatte attendere (per via del classico monsone asiatico che ha ritardato lo start), ma ci hanno regalato uno spettacolo degno di nota: oltre alla conferma sullo stato di forma Mercedes, è interessante estrapolare alcune pillole di analisi tecnica e prestazionale proprio dall’osservazione dell’andamento delle qualifiche, dal comportamento di squadre e piloti e dai tempi risultanti.

Come abbiamo già detto, la Mercedes ha dimostrato ancora una volta di essere la vettura più pronta in questo inizio di stagione. Ciò è un’ulteriore conferma della bontà complessiva del progetto W05 in quanto, appena si è balenata la possibilità di una qualifica in condizioni “wet”, la comunità dei tecnici di Formula 1 ha messo sotto esame la monoposto tedesca: finora si è straparlato del motore Mercedes, della sua potenza ed affidabilità quasi ai massimi livelli, ma tutti sanno che il bagnato annulla il gap tra i vari motori (per via della minor importanza relativa della potenza massima espressa), quindi ci si aspettava una leggera diminuzione del vantaggio Mercedes.

E’ esattamente a questo punto che la casa tedesca ha dimostrato di essere una gran vettura: nella Q1, con condizioni di pista in transitorio tra il diluvio precedente ed una rapida asciugatura, Hamilton e Rosberg hanno girato con apparente serenità ed hanno dato quasi un secondo ai più prossimi inseguitori. Se ne deduce che, al netto della disparità motoristica, esiste ad oggi una certa superiorità anche dal punto di vista telaistico ed aerodinamico: immaginiamo di eliminare, grazie alla pioggia, la variabile motore ed ipotizziamo che i propulsori si equivalgano sul bagnato (dopo vedremo perché comunque non è così), se la Mercedes fosse stata “tutta motore” avrebbe dovuto battagliare con Ferrari e Red Bull (meritevole a sua volta di un’analisi) con gli stessi tempi. Invece le ha distanziate un bel po’ in termini cronometrici e ciò è spiegabile solo con una aerodinamica riuscita, capace di garantire la downforce indispensabile sul bagnato per la trazione e per restare letteralmente in pista, e con un corretto bilanciamento globale della monoposto, aspetto più che mai importante per dare il giusto grado di confidenza ai piloti e permettere loro di spingere anche in condizioni non ottimali.

daniel-ricciardo-red-bullIn questo aspetto la qualifica malese ha confermato anche quanto il team Red Bull sia capace di mettere in pista vetture sempre performanti dal punto di vista dinamico: tutti noi conosciamo i gravi problemi legati all’affidabilità della Power Unit Renault ed alle sue grosse esigenze di raffreddamento (che poco si sposano apparentemente con l’estremizzazione classica di Adrian Newey), ma appena questa componente riesce a funzionare con continuità la squadra di Milton Keynes dimostra i suoi punti di forza: grande efficienza aerodinamica (ovvero elevato grado di carico aerodinamico con poco “drag”, la resistenza all’avanzamento) e ottimo equilibrio in pista, che in questa occasione si sono tradotti in trazione e stabilità sul bagnato di Sepang, permettendo sia a Ricciardo che a Vettel (qualificatosi 2° sulla griglia di partenza) di ottenere tempi tutto sommato non distanti dai primi.

Continuando la nostra analisi tecnica, è doveroso rimarcare quanto fatto anche dal reparto di ingegneria elettronica del team Mercedes AMG e, nello specifico, alla ottima calibrazione delle ECU (acronimo che sta per centraline di comando elettronico) fatta insieme agli ingegneri motoristi: una Power Unit di comprovata potenza, come quella tedesca, in condizioni di bagnato non farebbe altro che mettere in crisi la stabilità in accelerazione della monoposto su cui è montata se non fosse ben gestita e tenuta a bada da un’elettronica allo stesso tempo attenta e permissiva. Le centraline di comando, il cui ruolo è mitigare la “botta di coppia” dei motori turbo e dosare opportunamente il surplus di potenza fornito dai motori elettrici dell’ERS, sono responsabili di quella che in gergo tecnico è denominata “driveability”, traducibile in italiano come guidabilità ma che in realtà ingloba una serie di parametri legati all’erogazione del motore (o dei motori nel complesso), la quale sul bagnato deve essere dolcissima ma mai blanda (per non perdere prestazione), un compromesso che con motori turbo ed un ERS potente come quello 2014 non è affatto facile da raggiungere.

Verrebbe da pensare che anche in Renault, almeno su questa parte della gestione elettronica dell’erogazione delle loro PU, abbiano fatto un buon lavoro di calibrazione. E’ sicuramente così, ma in tutto ciò sono stati aiutati dal fatto che il propulsore francese non stia girando ancora al massimo delle sue possibilità (soprattutto in Malesia per via delle alte temperature), quindi ha oggettivamente una espressione della potenza più graduale e meno estrema, che ben si sposa con la ricerca del limite sul bagnato.

raikkonen-ferrariNon possiamo non citare la buona prestazione della Ferrari, che sta ricalcando un po’ l’andamento degli ultimi anni, seppur con un sensibile miglioramento del livello globale di prestazione (tanto che Alonso partirà 4° ma, con un po’ più di tempo a disposizione, avrebbe potuto impensierire anche Rosberg e Vettel): è una vettura buona, con un buon telaio sia dal punto di vista aerodinamico che della dinamica di marcia e con un buon motore, a cui però manca il guizzo di prestazione per distinguersi positivamente e tornare stabilmente a lottare per i primi posti in ogni condizione. A tal proposito crediamo in uno sviluppo continuo del Cavallino, stante l’ampio margine di crescita che la F14-T dimostra di avere.

Il tempo finale di Vettel, così vicino alla pole di Hamilton, sembrerebbe screditare quanto detto e porre in vantaggio la Red Bull, visto che corre con un motore ancora incapace di esprimersi al massimo ma che comunque ha portato la monoposto numero 1 a soli pochi millesimi dalla pole. In realtà ci sentiamo di affermare che sul giro da qualifica la prestazione del motore Red Bull possa essere molto prossima alla massima, mentre sul passo gara è necessario per i tecnici anglo-austriaci regolarne la prestazione in modo da non compromettere l’affidabilità. Non solo, Hamilton e la sua Mercedes nel giro “buono” potevano prendere qualche ulteriore rischio e guadagnare ancora. La gara di Sepang e le prossime in calendario ci diranno di più.

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