Le pagelle del Gp della Malesia: largo ai Cavalieri d’Argento

Mercedes imprendibile a Sepang: onore e gloria a Lewis Hamilton, che domina dal venerdì alla bandiera a scacchi, facendo perdere le proprie tracce a Nico Rosberg; onore anche a Sebastian Vettel, unico tra i terrestri a poter pensare di impensierire le Frecce d’Argento. Barcolla ma non molla Fernando Alonso, brillano meno McLaren e Williams. Si replica con il Multi21 di webberiana memoria, ma stavolta sa un po’ di triste B-movie.

Hamilton e RosbergLEWIS HAMILTON 10 e lode – Con la pioggia o con il sole, che sia in prova o ci si giochi il giro veloce, Lewis non lascia niente a nessuno nel weekend malese: si porta a casa l’hat trick e una gioia vera, dopo i tanti, troppi bocconi amari arrivati dal Gp di Ungheria 2013 in poi. All’unico possibile sfidante di questo inizio di campionato 2014, il compagno di squadra Nico Rosberg, alla bandiera a scacchi manda un avvertimento lungo 17 secondi: PROVA A PRENDERMI

NICO ROSBERG 8,5 – Sorride meno, il biondo della Mercedes, a Sepang. Le qualifiche sul bagnato non lo aggradano (prende sei decimi da Hamilton) e in gara soffre il degrado delle gomme, tanto da avere più di una difficoltà a tenere a distanza di sicurezza Sebastian Vettel. Ma Nico fa il suo dovere: scatta bene, scappa all’agguato del tedesco che lo spinge contro il muro, tiene la seconda posizione e si porta a casa la LEADERship del campionato.

SEBASTIAN VETTEL 9 –  “Well executed race. We are not where we want to be, but we’ll get there”. Gara ben eseguita. Non siamo ancora dove vorremmo, ma ci arriveremo. Archiviate le paturnie australiane, Sebastian si carica la squadra in spalla e la porta sul podio, tirando fuori una prestazione solidissima: in qualifica quasi quasi fa uno scherzetto a Lewis Hamilton; in gara quasi quasi va a prendere Nico Rosberg. Quasi. La Mercedes è lontana. Ma lui sembra l’unico in grado di avvicinarla. MOTIVATORE

FERNANDO ALONSO 7 –  Il braccetto dello sterzo riparato in tre minuti, nelle concitate fasi della Q2, gli regala un sorriso che non si vedeva dai tempi di Briatore. E’ una pia illusione: nonostante sulla pioggia Fernando agguanti una seconda fila che sa di miracolo, la domenica si torna sulla terra, faccia a faccia con le reali potenzialità della F14T. L’asturiano stecca la seconda partenza consecutiva e si ritrova a rincorrere le Red Bull in quella quinta posizione a cui ormai sembra abbonato. Non gli riesce di passare Ricciardo neanche con il famigerato undercut, ma ha ragione del coriaceo Nico Hulkenberg sul finale. NON ANCORA “sulla cresta del Top” (per dirla alla Crozza, che la dice alla Briatore).

NICO HULKENBERG 10 – Mentre Sergio “Spaccherò Il Mondo” Perez (S.V.) fa diving nelle pozzanghere di Sepang laggiù in settima fila (salvo poi non poter neanche prendere il via per un problema tecnico), l’universalmente ammirato Hulkenberg tira fuori l’ennesima prestazione solidissima con la caparbia Force India. Il pilota tedesco si conferma bestia nera di Fernando Alonso, a cui ormai regolarmente dà filo da torcere. Si qualifica bene, scatta benissimo, è l’unico tra i piloti di testa a riuscire a coniugare una difficilissima strategia su due soste con un ritmo di tutto rispetto. “Mi aspettavo di lottare con McLaren e Williams, ma siamo andati meglio noi. Adesso l’obiettivo del Bahrain resta quello di conquistare altri punti”. Umile sempre, modesto mai. Lo vogliamo in un TOP TEAM.

JENSON BUTTON 6,5 – Il britannico di casa McLaren paga delle valutazioni scellerate in qualifica, scattando solo dalla quinta fila. Ma la sua attitudine da turbodiesel viene fuori sulla distanza, come sempre: si attesta su una comoda sesta posizione, mantenendo un’andatura che lui stesso definisce “piacevole”, salvo sbattere la porta in faccia a Felipe Massa, quando è il momento. DECISO, ma sempre con grande aplomb.

Williams Martini RacingFELIPE MASSA 7 – più per la presa di posizione, che per la gara. Con una Williams che sul bagnato non balla per niente, Felipe mette una pezza a una partenza in settima fila, ritrovandosi quasi subito in top ten. E già nei primi giri si va vivo il fantasma che lo perseguiterà fino alla fine del Gp della Malesia: il suo compagno di squadra, Valtteri Bottas. Il brasiliano non riesce ad arpionare la sesta piazza di Button per un soffio. Dal box gliela vogliono fare pagare con gli interessi, lanciando via team-radio un Multi21 che sa di missile terra-aria: “Valtteri is faster than you. Do not hold him up”. Ma i suoi “anni da servo sono finiti”: Felipe sfodera la controaerea e continua per la sua strada. FATTI SOTTO, GIOVANOTTO.

VALTTERI BOTTAS 6,5 –  Il giovane finlandese continua a fare bene, ma seguita a peccare un po’ di irruenza. Un’ingenuità in qualifica lo fa precipitare nelle retrovie. Scatta diciottesimo, ma è già decimo al settimo giro. La sua cavalcata (con una Williams che in Malesia non sembra poi tanto irresistibile) si ferma dietro al compagno di squadra. Il team sul finale vuole generosamente concedergli i gradi. Felipe Massa lo sfida a conquistarseli da solo, in un corpo a corpo fratricida. Non se la sente. Ma lo scotto gli brucia comunque. DISSE IL TOPO ALLA NOCE, DAMMI TEMPO…

KEVIN MAGNUSSEN 6 –  Il rookie danese della McLaren fa di nuovo meglio in qualifica del proprio compagno di squadra, ma suo malgrado manda tutto alle ortiche al secondo giro, andando a sfracellare la propria ala anteriore sinistra contro la gomma posteriore destra di Kimi Raikkonen. Rovina la gara del finlandese, ma anche la sua, beccandosi un calo di ritmo e uno stop&go di cinque secondi. “Non ho scuse, non sono contento perché fare errori non è bello, mi assumo la colpa per il risultato di oggi”. L’accorata auto-flagellazione non lo salva dal perdere pure due punti sulla superpatente. PECCATI DI GIOVENTU’.

DANIIL KVYAT 6,5 – Con la piccola Toro Rosso il giovanissimo russo continua a stupire. Non può nulla contro Williams e McLaren, perché “erano molto più veloci di me in rettilineo”, ma si tiene stretta stretta quell’ultima piazza utile per prendere un punticino. “Ci sono tutte le condizioni per migliorare ancora”. AD MAIORA

ROMAIN GROSJEAN 6 – di buon auspicio, perché la Lotus ci manca. Il francese scatta dalla quindicesima posizione in griglia e arriva a lambire la zona punti, conducendo una gara cauta e senza distrazioni. Nel finale riesce persino a difendere l’undicesima piazza dal ritorno di Kimi Raikkonen, nonostante una perdita di carico al posteriore. Ma la notizia è che la E22 arriva alla bandiera a scacchi. NON MOLLARE MAI, Romain, non mollare mai!

KIMI RAIKKONEN 5 – La gara del finlandese della Ferrari, per suo stesso dire, finisce alla prima curva del secondo giro, quando Magnussen gli fora la posteriore destra nel punto peggiore per tornare ai box. Dopo questo sfortunato evento, il finlandese scompare nelle retrovie, faticando persino dietro la Caterham di Ericsson e non riuscendo ad avere la meglio sulla Lotus azzoppata di Romain Grosjean. Che fine hanno fatto il buon passo gara sulle gomme dure e i temponi del venerdì? MISTERO

KAMUI KOBAYASHI, MARCUS ERICSSON 5+ – Il giapponese tira moltissimo il primo stint di gara, ritrovandosi fugacemente in zona punti, durante il valzer dei pit stop. Ericsson si tiene dietro per un bel po’ il campione del mondo 2007 (“è stato bello gareggiare con Kimi per un paio di giri, è stato l’eroe della mia infanzia”). Portano entrambe le CT-05 al traguardo. MISSIONE COMPIUTA

MAX CHILTON 4,5 – Chi va piano, va sano e va lontano. 21 gare, neanche un ritiro. Ma l’inglesino rimane INVISIBILE

daniel-ricciardo-red-bullDANIEL RICCIARDO 8 – Scatta benissimo dalla quinta posizione, gabbando due mostri sacri come Alonso e Vettel. Per qualche giro fa la voce grossa con il quattro-volte campione del mondo, poi torna sulla terra. Si tiene dietro Fernando Alonso con molta grinta, ma poi tutto precipita senza che lui possa farci niente: la gomma non agganciata; l’ala anteriore che si stacca come colpita dall’ira divina; lo stop&go di dieci secondi; il ritiro. Come se non bastasse, becca 10 posizioni di penalità in Bahrain, sempre per quell’unsafe release di cui non ha colpa alcuna. In un selfie serale su Twitter, in cui si mostra sorridente come sempre, scrive: “Formazione del carattere. Questo fuoco brucia ancora”. Peccato che, nonostante il bello e il buono fatto vedere in queste due gare, la classifica dica ancora zero. GATTO NERO: l’eredità di Webber.

ESTEBAN GUTIERREZ, ADRIAN SUTIL 5- e 4 – Il giovane messicano fa una bella qualifica sul bagnato. Non si può dire lo stesso di Adrian Sutil, che annaspa nelle ultime posizioni di classifica. I due piloti Sauber battagliano, anche tra loro, nel pantano della seconda parte di classifica, senza mai poter essere in grado di avvicinare la zona punti. LA C33 pianta entrambi improvvisamente a metà corsa.

JEAN-ERIC VERGNE S.V. – Ricominciano le gare ai confini della realtà per il francese di casa Toro Rosso: nonostante la buona posizione in griglia, si vede sfilare da tutti in partenza per un calo di potenza. Come se non bastasse, finisce a sandwich tra una Caterham e Bianchi (che a sua volta tampona Maldonado), danneggiando l’ala anteriore contro la ruota posteriore sinistra del connazionale. Il suo calvario dura fino al 18esimo giro, quando si ritira. LOURDES

PASTOR MALDONADO S. V.“Ritengo sia la migliore decisione presa in tutta la mia carriera” [il venezuelano, sul suo passaggio in Lotus nel 2014] LE ULTIME PAROLE FAMOSE

COMMISSARI DI GARA  2 –  Potendo, avrebbero comminato 10 frustate a Ricciardo e 5 vergate a Magnussen.

TEAM RADIO DELLA WILLIAMS A FELIPE MASSA 1 – Gli ordini di scuderia non sono mai particolarmente apprezzati dai tifosi perché sviliscono la competizione sportiva. Quando arrivano così e per una settima posizione, contro il pilota di punta che ha portato esperienza, cash e sponsor, diventano INCOMPRENSIBILI

GP DELLA MALESIA 2014 6 – Il fatto che il team radio caino indirizzato a Felipe Massa abbia rappresentato uno degli highlights della gara, così come le strategie di “undercuts” con i cambi gomme, dovrebbe far riflettere. Sicuramente meglio della gara Australia sul fronte dell’azione in pista, anche a Sepang hanno dominato tatticismi e cautela. DANZA DELLA PIOGGIA (inutile).

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