Le pagelle del Gp d’Austria, nemo propheta in patria

Nel weekend che vede il magnate Mateschitz portato in trionfo nientepopodimeno che da Bernie Ecclestone, le 4 vetture marchiate dal Toro Rosso portano a casa un magrissimo risultato: l’8° posto di Ricciardo. La Mercedes riporta l’ordine nell’universo mettendo a segno un altro 1-2, che segna l’allungo in classifica di Nico Rosberg. Ma la vera sorpresa del Gp d’Austria è una Williams in super-forma, che va sul podio con Bottas, ma spreca ai box.

mercedes-rosberg-vittoria

NICO ROSBERG 9,5 – Dopo una qualifica in cui Hamilton gli restituisce il favore di Monaco (deve rallentare causa bandiere gialle proprio nell’ultimissimo giro lanciato), il tedesco porta comunque a casa la posta in palio: lo fa principalmente grazie alla potenza sul passo gara della sua W05 Hybrid e all’intelligenza del box, che lo fa fermare a cambiare gomme al momento giusto. La sua gara austriaca non esalta, ma è un capolavoro di gestione: Rosberg sta a debita distanza quando insegue le Williams, per non rischiare di stressare i freni; allunga quando ha pista libera. Un pizzico di fortuna lo salva da qualche sbavatura. Il +29 in classifica piloti sul compagno di squadra è un premio alla sua lungimiranza e alla sua costanza. OCULATO, ed è così che si vincono i mondiali

LEWIS HAMILTON 7 – Media tra una gara di bruciante rimonta (10) e una qualifica scellerata (4). I due errori in Q3 relegano Lewis a una partenza dalla nona posizione in griglia, ma l’inglese non smentisce il suo animo da pantera. Quando si spengono le luci rosse si butta in mezzo, prende l’interno della curva, supera Magnussen e, alla fine del primo giro, fagocita Fernando Alonso: è quarto in meno di un minuto e mezzo. Si sbarazza della prima Williams, quella di Massa, al momento del rientro in pista del brasiliano dal cambio gomme; fa fuori la seconda, quella di Bottas, anticipando la sua sosta e cominciando a snocciolare giri veloci. Ma la preda più grossa, il suo coinquilino, è sempre davanti a lui. Gli arriva vicino, vicinissimo, ma i valori in campo sono pari e non riesce a prenderlo… PECCATO (1)

VALTTERI BOTTAS 9 –  Di più, c’era solo da strappare la pole position a Felipe Massa al sabato (un obiettivo lontano un’inezia: 87 millesimi di secondo). Il finlandese in Austria ottiene meritatamente il primo podio della sua carriera, rendendosi protagonista di una gara maschia, in cui vende carissima la pelle alle due inumane Mercedes. Allo start Valtteri viene attaccato con successo da Nico Rosberg. Compie l’impresa di ripassarlo. Tiene dietro i due colossi d’argento per tutta la prima parte di gara e, dopo una prima sosta intelligente, compie l’undercut sul suo compagno di squadra, ritrovandosi a sandwich tra Rosberg ed Hamilton. Si potrebbe pensare che il finlandese cominci a soffrire di timori reverenziali: sbagliato. Quando Rosberg, al giro 30, si lascia andare a una sbavatura, gli è addosso. Si tiene dietro Lewis Hamilton finché l’inglese non lo brucia ai box. TITANICO

FELIPE MASSA 9 di incoraggiamento, perché per l’ennesima volta viene colpito dal fuoco amico. Al brasiliano non si può davvero rimproverare nulla: con una FW36 in grandissimo spolvero, conquista la pole position più emozionante e tirata dell’anno. Tiene la testa della gara allo start e per tutta la prima parte della corsa. Purtroppo per lui, al box decidono di farlo rientrare quando è ormai sui copertoni e tutto il resto del mondo su gomme soft ben riscaldate: perde tre posizioni. Sembra anche perdere il ritmo, perché sul finale Fernando Alonso gli si avvicina pericolosamente. E’ solo gestione. O forse è solo AMAREZZA per un podio che, tutto sommato, avrebbe meritato.

WILLIAMS 7 – La scuderia di Grove ha tutte le carte in regola per fare bene: un pilota di esperienza; un giovane che sta crescendo rapidamente; una vettura dalle grandi potenzialità. Pecca nei dettagli, e sono questi ultimi a condannarla ancora a un ingeneroso quinto posto in classifica costruttori: strategia e azioni ai box sono da raffinare. Ma il campionato è lungo… PECCATO (2)

FERNANDO ALONSO 8,5 –  “La mia migliore gara dell’anno”. Descrive così, Fernando Alonso, il suo Gran Premio d’Austria. E non gli si può dare torto. Scatta da un’insperata quarta posizione in griglia e la sua gara è un crescendo continuo. L’asturiano dimostra un’ottima capacità di gestione delle gomme su una F14T che sembra un tantino più in forma rispetto al Canada. Le mescole Soft gli sono particolarmente gradite, tanto che, per diverse tornate, è lui il più veloce del lotto. La pazza idea di arrivare fino in fondo con una sola sosta è impraticabile ma, nel finale, il recupero su Felipe Massa sembra quasi possibile. Sembra. “Finire a diciotto secondi dalle Mercedes in una gara senza Safety Car o incidenti particolari è un buon risultato”. OTTIMISTA.

SERGIO PEREZ 8 – La gara del riscatto, dopo il botto rimediato in Canada con Felipe Massa (ha continuato fino all’ultimo a professarsi innocente, ma tutto ciò non è servito a fargli scampare la penalità di cinque posizioni in griglia). Il messicano, che scatta dalla sedicesima posizione, punta nuovamente su una strategia differente rispetto al resto della compagnia: un primo stint molto lungo sulle gomme più dure del weekend, le Soft. Il punto focale della sua gara è il sorpasso su Jenson Button, che monta le sue stesse mescole. Poi arriva la scalata alla classifica: Checo tiene la testa della corsa per più di 10 giri, salvo poi doversi fermare ai box. Suona la carica nel finale quando, con gomme Supersoft nuove, strappa il giro più veloce e la posizione di Kevin Magnussen. E’ un 2-0 secco sulla McLaren che dice tanto sui valori messi in campo dalla Force India. RE DELLA LUNGA DISTANZA

KEVIN MAGNUSSEN 7,5 – Ottimo weekend per il giovane danese che, frenate le intemperanze di inizio stagione, porta punti a casa per la terza volta consecutiva. Magnussen costruisce buona parte della sua prestazione al sabato, quando ottiene una più che soddisfacente sesta piazza. L’obiettivo è tenersela stretta fino alla bandiera a scacchi. Complice un’ottima partenza e una condotta di gara lineare, quasi ci riesce. Perez gli rovina la festa proprio all’ultimo momento. Ma aumenta la sua SICUREZZA

DANIEL RICCIARDO 6 – Con una RB10 che si sposa pochissimo con le caratteristiche del tracciato austriaco (poche curve, lunghi rettilinei), spreca un’ottima quinta posizione in griglia con una partenza ingenua: arriva alla prima curva larghissimo, va all’esterno del cordolo e piomba in nona posizione (“sono frustrato con me stesso per lo start”, dirà a fine Gran Premio). La sua gara è una lotta al margine della zona punti, con una vettura che non riesce ad avere il cambio di passo mostrato in Canada. A risollevare una prestazione incolore è il bellissimo sorpasso ai danni di Nico Hulkenberg, che arriva proprio all’ultimo giro, nella parte più guidata del tracciato. Avrà il sorriso più bello del Circus, ma anche in quanto a CARATTERE, l’Aussie di origine siculo-calabra, non scherza…

NICO HULKENBERG 5,5 – Gara difficile, per il tedesco della Force India, che nella domenica austriaca non riesce a trovare il giusto bilanciamento sulla sua VJM07: la conseguenza è un degrado accentuato delle gomme e un ritmo insoddisfacente che non lo fanno andare oltre la nona piazza. SOTTOTONO

KIMI RAIKKONEN 5 – Continua l’interlocutorio faccia a faccia tra il pilota finlandese e la F14T, con cui Kimi Raikkonen proprio non riesce ad andare d’accordo. Dopo una prestazione non troppo esaltante in qualifica, Ice-Man scatta bene dall’ottava posizione, ma il pericolo è in agguato: il Drs non funziona e la colpa, stavolta, è della direzione gara. Dopo il reset, si ritrova a boccheggiare nel traffico, con i freni che non collaborano più di tanto. Trova nel finale un punticino, ma è sempre più IMMUSONITO

JENSON BUTTON 5 – Dopo una qualifica poco incisiva, che gli regala una sesta fila, il veterano del Circus non riesce a bissare la prestazione di Sergio Perez, nonostante segua la sua stessa strategia. Come ammette lui stesso con molto candore, il ritmo della sua McLaren non è quello della Force India.

PASTOR MALDONADO 6,5 – Porta eroicamente la sua Lotus al traguardo (e considerando quante gliene sono capitate quest’anno, di per sé, è già una notizia), nonostante qualche problemino ai freni. La strategia soft-soft-supersoft lo premia, portandolo ai margini dei punti. Dodicesimo “is meglis che” a casa

DANIIL KVYAT 8 – L’ennesimo problema di affidabilità (ai freni) ferma il giovanissimo russo della Toro Rosso, autore di un weekend di tutto rispetto. Inaspettata la settima piazza in qualifica, sontuosa la resistenza su Daniel Ricciardo, a cui dà del filo da torcere anche ai box. DIVENTERA’ UNA STAR?

SEBASTIAN “MARK” VETTEL s.v. –  Stavolta è stato un problema al motore elettrico. Avranno delle buone ragioni, in casa Red Bull, per essere un tantino arrabbiati con RenaultUNA PRECE

MIGLIOR TEAM RADIO DEL WEEKEND– Giro 54, Box Ferrari – Kimi Raikkonen.
Box: “We need two tenths a lap, Kimi. Get your finger out!” (Abbiamo bisogno di due decimi a giro, Kimi. Smettila di cincischiare e comincia a fare sul serio!)
Raikkonen: “No, you get your finger out!” (Smettetela voi di cincischiare e cominciate a fare sul serio!)
Box: “We are chasing Button, we need 0.2 seconds per lap” (Stiamo correndo su Button, abbiamo bisogno di due decimi a giro).
Raikkonen: “Then give me more power!” (“Allora datemi più potenza!)

LA SVIOLINATA DI BERNIE ECCLESTONE A MATESCHITZ 2 – Ok, il magnate austriaco ha fatto un lavoro fantastico sull’ex A1-Ring. Ok, il Gp di Austria è stata una manifestazione splendida e partecipata (l’ennesima dimostrazione che la Formula1 trova assai più senso tra le tende da campeggio dei Gp europei, che nell’ostentato e irritante splendore dei tilkodromi mediorientali e orientali). Ma la proiezione sulla pista del “Congratulations, Mr Mateschitz. Thank you, Bernie” sa di baciata di pile di infimo ordine. CATTIVO GUSTO

GP D’AUSTRIA 7 – Il circuito austriaco non è tra i più esaltanti della stagione, ma fa piacere avere una tappa europea in più. Il bello di questo weekend è stato quello di livellare un po’ i valori messi in campo dalle varie scuderie, con una Mercedes che, almeno in qualifica, è sembrata più umana, e con distacchi che, alla bandiera a scacchi, non sono stati abissali come in altre occasioni.

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