Rossi e la Ferrari attraverso gli occhi dell’ing. Mazzola

Valentino Rossi e la Ferrari. Un matrimonio mai consumato per scelta consensuale del “Dottore” e del team di Maranello. Luigi Mazzola, che era a capo del Test Team della Scuderia, ci racconta come Rossi aveva approcciato alla Formula 1.

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Poteva essere l’uomo dei due mondi, uno che come Surtees avrebbe potuto unire la soddisfazione di vincere nel motociclismo e trionfarare anche nel circus della  Formula uno. E’ passato tanto tempo, ma è lo stesso Valentino Rossi a riproporci un flashback su quello che sarebbe potuto essere il suo secondo tempo di una carriera strepitosa.  In una recente intervista concessa a Sky Sport F1, il Dottore ha ammesso: “Sono andato in Spagna per fare un test insieme alla Ferrari ed è stato bellissimo, molto affascinante. Però, sinceramente, non me la sono senita di smettere con le moto perchè sapevo di avere ancora tanti anni davanti, buoni per una scommessa molto affascinante, ma anche molto rischiosa, quindi ho deciso di rimanere in MotoGP. All’inizio ci provai per scherzo, mi piaceva, ma dopo i primi test iniziai a fare sul serio. Nel 2006 ero ormai ad un passo dal provarci al volante della Ferrari”.

Ma non era la prima volta che Rossi ha portato alla luce questi retroscena. Già qualche anno fa, infatti, ai microfoni di Ilaria D’Amico, disse chiaramene il perchè l’operazione non era andata in porto. “Chi mi voleva fortemente? Domenicali. Quello che aveva dubbi e perplessità era Jean Todt e non ne ha fatto mai un segreto. Però, ero stato veloce e anche lui si era un po’ ricreduto. Difficile dire come sarei andato”.

Effetto sliding doors: cosa sarebbe accaduto se…? Ne abbiamo parlato con chi era alla guida della squadra test Ferrari – Luigi Mazzola – che ci ha un po’ raccontato quei giorni e le sue sensazioni accanto ad un Campione come Valentino Rossi.

Ingegnere, che impressione si era fatto di Rossi dopo il primo test su una Formula uno?

LM: “Con Valentino abbiamo fatto una serie di test e nel 2006, durante i test di Valencia a inizio stagione, guidò per tre giorni insieme a tutti i piloti di F1, insieme a Michael Schumacher e Felipe Massa. Se non ricordo male, fu l’unico test che fece insieme a tutti gli altri piloti e servì per capire come Valentino si sarebbe trovato in mezzo alla mischia. Per lui non era facile: ha dovuto dimenticare le traiettorie che faceva con le moto ed imparare quelle della F1. Direi che andò benissimo e ricordo che Michael rimase molto sorpreso dalla velocità e della consistenza dei tempi di Valentino. Fu per me la certezza che poteva entrare in Formula 1 senza problemi”.

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Cosa la colpì del modo di lavorare di Valentino Rossi?

LM: “Quello che mi colpì particolarmente fu la grande sensibilità di guida che mi faceva pensare che le moto fossero più difficili da portare al limite, nel senso che il tempo di reazione del pilota, ad una reazione della moto, deve essere molto più rapido rispetto a quello che bisogna avere nel guidare una vettura di F1. Paragonerei Valentino a Prost e Schumacher nel metodo di lvoro. Fa parte del gruppo di eccellenze con cui ho avuto la fortuna di lavorare. Quello che mi colpiva molto era la capacità di divertirsi mentre lavorava. Sicuramente frutto della sua passione e capacità di vivere il presente. Mi ricordo, nel test di Valencia, che il primo giorno la pista era bagnata e gli chiesi di fare comunque l’installation lap. Alla curva 4, se non sbaglio, andò in testacoda e causò bandiera rossa. Era la prima volta che guidava con il bagnato, il suo atteggiamento fu fantastico, tranquillo, divertito ed indifferente ad eventuali critiche. Lo ricordo come un grande utilizzatore dell’intelligenza emotiva al pari di Michael. Lui si rapportava con noi con grande empatia e trasmetteva entusiasmo e passione. Rossi ha doti che pochi leader hanno: grande personalità e determinazione. Se si mette tutto insieme con la motivazione si ottiene un cocktail esplosivo che è in Valentino”.

Crede che Valentino avrebbe avuto la possibilità di fare il salto in F1 senza rischiare un clamoroso flop?

LM: “Per me era chiaro che Valentino avrebbe fatto centro. Ora, per quel che ho deto prima, Rossi viaggia con chiarezza di obiettivi. Io sono certo che avrebbe vinto qualche GP, ma se il suo obiettivo era vincere il mondiale, allora avrebbe potuto anche rischiare il flop. Vincere il campionato necessita la presenza di tanti aspetti tecnici ed umani, che vanno oltre alla bontà della prestazione del pilota e per lui, che di titoli mondiali ne ha vinti tanti, questa consapevolezza poteva essere un limite. A mio umile parere, è un peccato non averlo visto con la Ferrari, sarebbe stato un viaggio, per lui e il motorsport in generale, pieno di piacevoli sorprese. Rimane per me un privilegio aver potuto lavorare con lui e aver condiviso momenti in cui ho potuto apprendere come lavora un eccellente”.

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