Hamilton Zar di Sochi: le pagelle del GP di Russia

Tra matrioske, virtuosi dell’arte della danza con lo pneumatico e pompose (quanto fastidiose) scene di deferenza tra leader, a Sochi Lewis Hamilton vince in scioltezza, ringraziando Nico Rosberg, che ringrazia a sua volta la sua W05 Hybrid, che rende quasi una formalità la sua risalita dal fondo. Mercedes trionfa su tutta la linea, ma Valtteri Bottas strappa a Lewis Hamilton la gioia di un facile grand chelem e si prende tutta la nostra stima. Quantomeno per averci provato.

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AMG Mercedes 10 – Lo squadrone di Stoccarda raccoglie, con tre Gran Premi di anticipo, i frutti di diversi anni di saggi e onerosi investimenti: il campionato del mondo costruttori arriva con la nona doppietta stagionale in una gara che ha dimostrato, più che in altre occasioni, i reali valori messi in campo in questo 2014. Perché, al di là di una corsa che si è decisa alla seconda curva, ciò che emerge dal weekend russo è lo stupore degli stessi piloti Mercedes per l’imbarazzante superiorità della W05 Hybrid. “Once I was out in the lead I was really just having to control”, una volta presa la testa della corsa, mi sono limitato a controllare, dice Hamilton dopo la gara. “Our car is unbelieveble”, la nostra macchina è incredibile, ribadisce più volte Nico Rosberg. Cosa ci insegna questa storia? Che LA COMPETENZA CONTA. E COSTA. Ma prima o poi, PAGA. E che senza soldi, in Formula1, non si canta messa.

Lewis Hamilton: 10 – E’ difficile valutare la sua prestazione, alla luce di quanto detto sopra, ma sul weekend russo di Hamilton non si può mettere dito. Trova un giro pazzesco in qualifica, rifilando due decimi netti al coinquilino di box. In partenza lo chiude d’imperio, vive un brivido alla staccata, ma poi tutto fila liscio come l’olio. La sensazione è che si sia tenuto più di qualche colpo in canna. Arriva la nona vittoria stagionale e il +17 in classifica. Ma ad essere cambiato è il suo atteggiamento, molto più freddo rispetto alla prima parte dell’anno e assai meno incline a spacconate. Si tratta di cautela, ricordando il 2007, o la pantera si sta preparando per L’ALLUNGO DEFINITIVO?

Nico Rosberg 6 –  “I just messed up”, ho fatto un casino. L’ennesimo, da quella maledetta gara in Belgio che ha segnato la fine della buona stella del tedesco. Perché Nico, arrivato a Sochi con l’intento di osare durare vincere, ha osato, sì. Ma, come a Spa Francorchamps, ha avuto troppa fretta: con l’ambiziosa intenzione di vincere alla seconda curva, si è giocato gli pneumatici con quella staccatona che forse diverrà l’immagine emblematica di questo mondiale. Come in Belgio, ha avuto il buon senso di fare mea culpa e di rimboccarsi le maniche per risalire la classifica dal fondo. Ma, come detto sopra per Hamilton, è difficile valutare se la missione l’abbia compiuta principalmente grazie all’astronave che si trova tra le mani. Un merito, però, bisogna riconoscerglielo: la capacità di gestire un set di pneumatici medi per 52 tornate, sorpassando, nel frattempo, tutto lo schieramento e tirando giri veloci come se a bordo avesse delle Supersoft fresche fresche. KARMA, Nico, KARMA

Valtteri Bottas 10 e lode – Nonostante le strategie al cambio gomme del box Williams continuino a rientrare tra i misteri della cabala (tutti continuiamo a chiederci perché, sapendo quanto ci mettono le gomme medie ad entrare in temperatura, non l’abbiano chiamato ai box prima che Rosberg arrivasse di gran carriera alle sue spalle…), il finlandese colpisce e stupisce. In qualifica, quando sembra potere tirar fuori il giro della vita e fare la festa alle due Mercedes (ci abbiamo sperato tutti, noi, avvocati delle cause perse..). In gara, quando tiene il ritmo di Hamilton per quasi 20 giri, salvo poi dovere arrendersi alla sua superiorità. Ma una piccola soddisfazione se la porta a casa: il giro più veloce della gara, all’ultima tornata, tanto per dimostrare, a chi ancora non l’avesse capito, di cosa è capace la FW36. E di cosa è capace lui. E’ NATA UNA STELLA

Jenson Button 8 – Il veterano del Circus manda a Woking l’ennesimo messaggio subliminale per garantirsi la riconferma del sedile, arrivando a traguardo di nuovo davanti al compagno di squadra e dimostrando di essere un Iron Man anche in Formula 1. A Sochi il pilota inglese ottiene un ottimo quarto posto, frutto di una gara intelligente, condotta senza strappi, e di una qualifica ottima. La MP4-29 sembra apprezzare moltissimo la pista russa, soprattutto quando monta gomme Soft. Con il passaggio alle Prime le cose si complicano un po’, ma gli avversari (nello specifico, Fernando Alonso) hanno gatte da pelare assai peggiori. BOLLITO A CHI?

Kevin Magnussen 8 – Dopo avere lottato a lungo con Pastor Maldonado per vedere chi riusciva a collezionare più penalità per i motivi più svariati (nulla da fare, il pilota della Lotus si conferma campione del mondo in questa speciale competizione…), il rookie danese riesce, in Russia, a non combinare neanche un guaio. Non solo si salva dall’implacabile solerzia punitiva dei commissari, ma finalmente raccoglie un bel piazzamento. E lo fa giusto nella giornata in cui parte dietro, causa penalità (per l’appunto..): con uno scatto da centometrista liquida entro il terzo giro Raikkonen, le due Red Bull e le due Toro Rosso. Liquida anche Fernando Alonso, in questo caso per gentile concessione del box Ferrari. Quinto posto.. e ci voleva. RINFRANCATO

Fernando Alonso 7 –  E’ il primo dei non Mercedes, con una vettura che sembra ormai destinata a recitare il mesto ruolo della comparsa (ma ci credono davvero, a Maranello, nella possibilità di riagganciare il terzo posto in classifica costruttori?) Dopo il poco esaltante ottavo tempo in qualifica – settimo, con l’arretramento di Magnussen – con la F14T che prende mezzo secondo a settore, l’unica speranza per risalire la china è una buona partenza. Gli riesce: l’asturiano si ritrova a marcare a distanza il quarto posto di Jenson Button. Ma un mezzo disastro del box e l’accensione della spia della riserva lo vedono chiudere in affanno al sesto posto, con Ricciardo (che pure ha i suoi guai…) in agguato come un condor. TREMENDA FATICA

Daniel Ricciardo 6 – L’australiano della Red Bull quest’anno ha dimostrato di essere un manico. Ma c’è una cosa con cui proprio non va d’accordo: le partenze. Anche a Sochi non si smentisce. Il suo primo giro è una catastrofe che lo vede passato da Alonso, da Vettel , con cui arriva al contatto, e persino da Vergne (il francesino della Toro Rosso, con il sedile in bilico, non è più in vena di fare sconti alla casa madre…). Le gomme Soft montate sulla sua RB10 non lo aiutano: sono quelle che si è mangiato in Q2. Si ferma presto ai box (giro 12) per sostituirle e comincia la risalita dalle retrovie. Ha un ritmo migliore di Vettel, consuma meno di lui e, nel finale, trova persino la forza di insidiare Fernando Alonso. Peccato che la velocità della RB10, sulla pista di Sochi, sia una MAGNIFICA CHIMERA

Sebastian Vettel 6 – Guadagna la sufficienza soprattutto per lo scatto in partenza, perché il weekend non è certamente di quelli da ricordare: il mancato passaggio alla Q3 è uno smacco notevole. Nella fase iniziale della corsa riesce a gestire un trenino composito formato da Ricciardo, Vergne, Raikkonen e Kvyat, ma per il resto la sua gara è tutta in solitaria e, per sua stessa ammissione, “noiosa” . Concordiamo. Al di là della mancanza di ritmo, la sensazione è che il tedesco stia prendendo anzitempo congedo da questa stagione 2014. E dalla Red Bull, ovviamente. CON LA TESTA A…. MARANELLO?

Kimi Raikkonen 6 – Perché davvero più di così non poteva fare. A Sochi, IceMan dimostra di avere tanto ritmo quanto Alonso (cioè poco), in qualifica, come in gara. Però è più sfortunato: allo start, quando deve scegliere se frenare o finire a sandwich tra il muro e una Toro Rosso (frena e perde diverse posizioni); in gara, quando rimane per lungo tempo invischiato nel traffico. Anche lui non è immune dalla croce di giornata: la necessità di risparmiare benzina. Che, con la mancanza cronica di velocità di punta, lo fanno chiudere nono. I dieci giri necessari per acciuffare e sorpassare la Sauber di Esteban Gutierrez sono la cifra della condizione della F14T sulla pista russa. Anche a Sochi Kimi Raikkonen non perde occasione per lamentare lo scarso feeling con una vettura che non sente sua. Se a questo si aggiungono le bordate sull’imminente arrivo di Vettel (“sarebbe bello se arrivasse, penso porterebbe una buona atmosfera in squadra”), ci si rende conto di come il solco della sua INSOFFERENZA nei confronti della tirannica egemonia interna di Fernando Alonso sembri allargarsi.

Sergio Perez 7,5 – Per Checo arriva un punto sudatissimo. E meritatissimo. Il messicano a Sochi si trasforma nella bestia nera di Felipe Massa, che ha in mano una Williams capace di fare il giro più veloce della gara. Lo tiene dietro per qualche tornata prima di rientrare ai box, nonostante monti gomme medie, contro le soft del brasiliano. È l’antipasto della sua seconda parte di gara: la sua difesa strenua ricomincia intorno al 30esimo giro e dura fino al traguardo, nonostante l’allarme benzina (si, anche per lui…). EROICO

Felipe Massa 5 – La sfiga si accanisce contro il brasiliano in qualifica, ma in gara è lui a metterci del bello e del buono per complicarsi l’esistenza. Difficilmente condivisibile la scelta di fermarsi al primo giro a sostituire le gomme Medie con le Soft: pensare di poter resistere fino al traguardo, con la prospettiva di dovere risalire l’intero schieramento, era davvero una previsione ottimistica. La sua rimonta è comunque frizzante fino al margine della zona punti. Poi si trova davanti un muro verde e arancio (che, per inciso, lo costringe a fare una seconda sosta ai box per cambiare un set di gomme ormai ai minimi termini) e sappiamo come va a finire. CI VEDIAMO AD AUSTIN, che è meglio.

Nico Hulkenberg 5 – Ennesimo fine settimana difficile per il pilota tedesco, partito diciassettesimo a causa di una penalità e in difficoltà per tutta la gara con la velocità di punta su rettilineo. Chiude in volata su Felipe Massa, ma la sensazione è che l’incredibile Hulk si sia un po’ DEFILATO

Jean Eric Vergne 6 – Galeotti furono i consumi del motore Renault. Il 24enne francese a rischio sedile arriva a Sochi accorato (“questo fine settimana correrò soltanto per Jules”), ma determinato come poche volte. Non è pago del nono posto in griglia e lo dimostra alla partenza, quando scarta senza pietà le due Red Bull (una cosa inconcepibile fino a qualche mese fa…) e artiglia il sesto posto. Nelle prime fasi di gara è protagonista, con Kevin Magnussen, del duello probabilmente più bello di tutta la gara, quando tiene l’esterno alla McLaren del danese lungo tutto il curvone di Sochi. Poi si torna sulla terra, perché la necessità della Toro Rosso è arrivare a traguardo. Ma chiudere al tredicesimo posto è, per sua stessa ammissione, FRUSTRANTE

Daniil Kvyat 5 – L’emozione gioca brutti scherzi al giovane russo, che si pianta sulla quinta piazzola della griglia dopo il miracolo della qualifica di sabato. Si risveglia al limite della zona punti, ma di andare a prendere Kimi Raikkonen non se ne parla. Anche per lui, una sola parola d’ordine: risparmiare carburante. RAMMARICO

Esteban Gutierrez 6 – Il quindicesimo posto finale rende poca giustizia al suo epico stint su gomme soft: 39 giri e una fugace entrata nella zona punti. Però chiude davanti a Sutil e alle due Lotus. Meglio di niente…
Marcus Ericsson 5,5 E’ il fanalino di coda dello schieramento, ma non dimentichiamo che, per il secondo Gran Premio consecutivo, il brutto anatroccolo della Formula1 artiglia il diciassettesimo tempo in qualifica. PICCOLI PASSI

FUEL SAVING: Le regole sul limite al consumo di benzina sono chiare e valgono per tutti, quindi sta ai motoristi creare delle Power Unit all’altezza. Ma in una Formula1 che cerca disperatamente di recuperare audience inventandosi artifici che sono un’offesa per l’intelligenza, vedere dei piloti costretti a rallentare e a limitare il proprio potenziale per essere sicuri di arrivare a traguardo è una MAZZATA ALLO SPORT

LA PASSERELLA DI BERNIE ECCLESTONE E VLADIMIR PUTIN: In questo spazio non si fa politica, è vero. Ma genera più di qualche perplessità la spumeggiante intesa di Zio Bernie con personaggi politici il cui modus operandi è ben lontano dall’essere liberale. E vabbè che la passione sportiva non ha confini, ma la sensazione è che qui si tratti di PANEM ET CIRCENSES da XXI secolo. E di palate di soldi, ça va sans dire…

GP DI RUSSIA: 3 – L’organizzazione è stata ineccepibile; i tifosi russi hanno mostrato un interesse e una passione insospettabile; i balletti pre-gara sono stati suggestivi nel loro sapore est-europeo (leggi: kitsch), tra costumi tradizionali e danzatori vestiti da spazzini impegnati in virtuosismi circensi con le PZero. Ma, per chi fa salire i costi dei diritti televisivi a cui tanto tiene zio Bernie (ovvero noi, che sacrifichiamo la sacra pennica domenicale per alimentare la nostra passione), il Gp di Russia è stato una noia megagalattica svoltasi su una pista che, pur inserita in un contesto suggestivo, conferma la splendida nomina che l’architetto Tilke si è conquistato negli ultimi tre lustri tra gli appassionati di Formula1. DALLA RUSSIA CON.. TORPORE

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