Ferrari, i pro e i contro dell’avvicendamento Alonso-Vettel

Il 2015 si avvicina e, con esso, l’arrivo di Vettel a Maranello, che porta grandi motivazioni e l’intento di far rinascere il team. La Rossa, però, perde anche uno dei migliori pilota del mondo.

Ferrari Maranello

In casa Ferrari l’era di Sebastian Vettel è già iniziata. La scuderia di Maranello, infatti, da tempo è con la testa rivolta al 2015, non solo per quanto riguarda la nuova monoposto che sta nascendo e per l’assetto organizzativo della squadra, ma anche sul fronte dei piloti, anzi… del pilota. Perché, mai come in questo caso, con tutti i terremoti dirigenziali che hanno toccato i massimi livelli del team e grazie agli inguardabili risultati ottenuti in pista, è doveroso pensare a come ripartire al meglio nel 2015 per iniziare la ricostruzione.

E, in questa importantissima fase di posa in opera, mattone dopo mattone, della Ferrari del futuro targata Sergio Marchionne, l’uomo-chiave a cui si è deciso di affidare i destini della Rossa in pista è proprio lui: il quattro volte iridato Vettel. Una scelta quasi ovvia ma non troppo visto che, comunque, non è mai facile portare via il pilota più vincente degli ultimi cinque anni a chi ha legato le proprie fortune (leggi Red Bull). L’ovvietà della preferenza sta nel fatto che l’inevitabile post Alonso doveva essere rimpiazzato adeguatamente con una pedina altrettanto importante. E, quindi, come non pensare subito a quel pluridecorato tedesco di soli 27 anni, affascinato dalla storia del Cavallino Rampante?

Ma ora che la prima stagione del turbo dal 1988 sta per finire con ancora in ballo il titolo tutto Mercedes tra Hamilton e Rosberg, il nuovo interrogativo è: cosa perde la Ferrari con Alonso e cosa ci guadagna con l’arrivo di Vettel? Proviamo ad analizzare il nuovo scenario dai benefici che ne riceverà Maranello.

Intanto, Vettel può sicuramente dare alla Ferrari una grande serenità per lavorare al meglio e agevolare la crescere la squadra su ogni aspetto. Questo è un elemento molto importante che, soprattutto negli ultimi due anni, è spesso mancato in Via Abetone Inferiore, dove hanno invece arrivavano le frequenti lamentele di Fernando Alonso sulla consistenza tecnica delle vetture e degli sviluppi. Difficile dare torto oggettivamente al pilota spagnolo che, però, con questo atteggiamento non ha fatto altro che produrre più un clima di tensione senza offrire, invece, un contributo tecnico valido e in termini di personalità sulla giusta strategia da seguire per far tornare la Ferrari competitiva. In parole povere, non è stato un grande uomo squadra come ci si aspettava. Ma c’è da dargli merito, invece, sulla grande gritna ed energia impiegate a compensare le magagne della macchina con il suo grande talento, vanificando però tutto recitando la parte della vittima.

Sebastian Vettel, dal canto suo, oltre alla preziosa dote di talento che ogni vero campione si porta dietro, potrà consegnere un clima molto più disteso dato da una maggiore freschezza mentale dettata dall’età e dal fatto che non ha fretta di affermarsi, avendo già vinto tantissimo. Ma per lui si tratta di iniziare una sfida tanto difficile quanto esaltante sul piano delle motivazioni: riportare al successo assoluto in F1 la scuderia più prestigiosa del mondo è un rischio che ha voluto prendere con consapevolezza. A ciò si aggiunge l’innata velocità pura e la grinta del campione, due elementi da rispolverare in fretta dopo il flop di questo campionato per dimostrare che la nuova “formula turbo” non lo ha annichilito e fugando ogni dubbio sulla sua capacità di sfruttare il nuovo sistema di frenata, introdotto quest’anno, che pare sia stato finora il suo tallone d’Achille. E poi dovrà abituarsi in fretta a reggere la pressione, soprattutto quella mediatica, che lo stare in Ferrari comporta a priori, per chiunque, soprattutto per un campione.

Perdendo Alonso, invece, a Maranello non avranno più quello che, nonostante la bizzosità e l’età che avanza inesorabilmente, resta certamente uno dei fuoriclasse più apprezzati per le qualità di guida. Un po’ meno, come si è evidenziato, nella relazioni umane. Ma sull’asfalto ha ancora tanto da dare e lo ha dimostrato anche quest’anno surclassando un altro campione del mondo come Raikkonen, nonostante un mondiale disgraziato e deprimente per la Ferrari, alle prese con rivoluzioni interne e una macchina sgangherata. Lo ha fatto, e lo farà con la sua nuova squadra, mettendo in campo una costanza di rendimento in gara da orologio svizzero, commettendo rarissimi errori e riescendo ad unire lucidità, freddezza, massima velocità e autorevolezza nelle situazioni di gara più difficili denotando una grandissima forza mentale. Questo mix gli consente anche di sfruttare a proprio vantaggio ogni minima occasione favorevole  oltre ad essere grintoso e determinato per avere sempre il meglio.

Insomma, la Ferrari con questa mossa perde o guadagna? Solo la pista e il tempo ci daranno risposta. Ma nel frattempo, com’è giusto che sia in una fase come questa, possiamo anche perderci in un po’ di chiacchiere.

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