F1 Story | Honda Rc 100, un prototipo innovativo

Due prototipi che non hanno mai partecipato ad una competizione ufficiale, ma sui cui Honda ha costruito l’esperienza per correre negli States. Vi raccontiamo oggi del prototipo RC 100 e del successore RC101

1

Da quando la Honda ha annunciato il suo ritorno come motorista nel campionato di Formula 1, in partnership con la McLaren, tra gli appassionati e gli addetti ai lavori aumenta ogni giorno la curiosità nel capire se lo storico binomio sarà in grado, fin da subito, di rinverdire gli antichi fasti d’un tempo.  Proprio ieri la McLaren è scesa in pista per uno shakedown a Silverstone con la Mp4-29H 1×1, vettura sperimentale che sarà utilizzata ai prossimi test di Abu Dhabi. La realizzazione di questa monoposto laboratorio ci dà l’assist per tornare indietro nel tempo, quando la Honda, in vista dell’ingresso nella Formula Cart, decise di portare avanti una sorta di sfida tra i propri ingegneri, realizzando una monoposto in grado di mettere alla frusta il nuovo motore da utilizzare nelle competizioni americane. Venne così realizzata una monoposto sperimentale, mai scesa sui campi di gara in competizioni ufficiali. Nome in codice del progetto: Honda RC 100.

1992: la Honda salutava il mondo della Formula 1, dedicando gli sforzi alla nuova avventura a stelle e strisce. Il team di ingegneri del progetto decise di affrontare la sfida realizzando per intero una monoposto sulla quale allocare il nuovo motore, evento che non si verificava sin dai lontani anni 60. La casa giapponese diede carta bianca ai propri tecnici, cercando di stimolare ogni membro a scavare a fondo per trovare l’idea innovativa e creativa che avrebbe surclassato la concorrenza.

Le geniali menti giapponesi realizzarono il telaio denominato Honda Rc 100. Una monoposto completamente in linea con il regolamento di Formula 1 dell’anno 1993, mossa dallo storico propulsore RA122E/B V12 utilizzato nella stagione 1992 sulla McLaren di Senna ed accoppiato ad un cambio semiautomatico a sei rapporti. I tecnici Honda, data la lunga militanza nella massima formula, avevano adottato uno schema propulsivo già ampiamente collaudato, mentre avevano concentrato molte delle innovazioni a livello aerodinamico. Se, infatti, la McLaren MP4/7 di Senna e Berger presentava una configurazione classica per l’epoca, caratterizzata dal muso basso, la RC100 era contraddistinta da un muso alto collegato direttamente al profilo alare anteriore, senza l’ausilio di sostegni. L’ala anteriore presentava un doppio profilo a tutta lunghezza, caratterizzato da due derive poste a centro della stessa, finalizzate ad una corretta incanalizzazione dei flussi verso il corpo vettura. L’abitacolo presentava forme generose, così come le pance laterali caratterizzate da una profonda scanalatura nella parte terminale. La monoposto venne svelata soltanto ad alcuni media rigorosamente selezionati dalla casa giapponese nel febbraio del 1993, ma ebbe vita breve in quanto fu utilizzata per superare i crash test richiesti dalla Federazione internazionale.

La storia non era ancora finita. Nel 1993, la Honda riprogettò la RC 100 e mise in pista la sua erede denominata semplicemente RC 101. Il tester ufficiale della casa, Satoru Nakajima, fece scatenare il V12 sulla pista di Suzuka e quella che si svelò al mondo quel giorno fu una vettura profondamente modificata nelle forme. Muso alto, appuntito, separato dall’ala anteriore alla quale si collega tramite doppi sostegni. Abitacolo decisamente più compatto, quasi ad imitare quanto già visto sulle Williams di Newey. Deviatori di flusso dalla dimensioni generose abbinati a pance dalle dimensioni estremamente ridotte, frutto di un complesso lavoro di fluidodinamica interna.

Honda RC 101

Il posteriore era caratterizzato da pance dal disengo lineare nella parte laterale, decisamente scavate solo nella zona finale, mentre dalla vista superiore si notava una decisa inclinazione a metà altezza delle stesse. I deviatori di flusso posti innanzi alle ruote posteriori si univano alle derive dell’alettone biplano, creando una pulizia di flussi ancora agli albori in Formula 1. Una monoposto estremamente ricercata, soprattutto dal punto di vista aerodinamico, che avrebbe anticipato di parecchi anni alcune soluzioni generalizzatesi poi nella massima formula.

L’epilogo di queste due monoposto stava per essere estremamente triste, con i vertici della casa giapponese, ormai soddisfatti dai test, decisi a demolire i prototipi. Soltanto un ripensamento dell’ultimo momento salvò questi rari pezzi di storia dal divenire macerie, per renderli invece pregiati pezzi esposti alla Honda Collection Hall. La casa giapponese attese sino al 2006 per rientrare ufficialmente in Formula 1 come costruttore, rilevando l’allora British American Racing, ma le poche soddisfazioni raccolte, e l’improvvisa crisi economica, spinsero i vertici giapponesi ad abbandonare ogni sogno di gloria al termine della stagione 2008.

Con questo omaggio storico, siamo lieti di dare il bentornato ad un nome storico dello sport motoristico, di cui tutti sentivano la mancanza. Signori, start your engines: la nuova era Honda è già iniziata.

Lascia un commento