F1 Story | Gp Usa 2000, Schumacher ad un passo dal sogno

Riviviamo le emozioni della terzultima tappa del Mondiale di Formula 1 2000 e del duello tra la Ferrari di Michael Schumacher e la McLaren di Mika Hakkinen.

Gp Usa 2000

Una fumata grigia quasi quanto il colore della propria vettura. Un fumo denso, acre, simbolo di una resa da parte della McLaren e di Mika Hakkinen nei confronti del trionfatore di quella edizione, Michael Schumacher. Questa è l’immagine impressa nella memoria di tutti quando si volge indietro lo sguardo all’edizione del Gran Premio degli Stati Uniti, la prima ad Indianapolis.

Il 24 settembre 2000 le monoposto di Formula 1 tornarono nella terra a stelle e strisce scegliendo come palcoscenico il circuito simbolo della cultura yankee del motorsport. Non fu utilizzato il celebre catino – teatro della storica 500 miglia – ma un circuito interno all’ovale, da percorrere in senso opposto rispetto alla classica di maggio, che sfruttava una sola parabolica necessaria affinchè le vetture potessero attraversare la brick yard posta sul rettilineo d’arrivo.

La pole position fu realizzata da Michael Schumacher con un distacco di soli 162 millesimi sul duo McLaren Coulthard – Hakkinen, mentre Barrichello con la seconda F1 2000 si piazzò in quarta posizione distaccato di 332 millesimi.

La partenza vide Coulthard compiere un errore che si rilevò determinante nell’equilibrio della gara. Lo scozzese scattò in anticipo e prese subito il comando della gara, consapevole che la penalizzazione sarebbe arrivata senza appello. Schumacher seguì come un ombra lo scozzese che, in attesa di conoscere la decisione dei commissari, iniziò a rallentare vistosamente per far riavvicinare Hakkinen al tedesco. Al giro numero 7, Michael decise che era giunto il momento di liberarsi di Coulthard e, con un maestoso sorpasso alla fine del rettilineo d’arrivo, si portò al comando.

Lo scozzese, annichilito dalla supremazia italo germanica, decise di scontare la penalità di dieci secondi, mentre Hakkinen tentò il tutto per tutto anticipando la sosta ai box per montare gomme d’asciutto. Il muretto box Ferrari concordò con Schumacher di allungare lo stint. 28 chilometri percorsi senza alcuna sbavatura dal tedesco prima di effettuare il cambio gomme. 16 secondi, questo era il vantaggio di Michael su Mika dopo il pit stop, ma i colpi di scena non erano ancora finiti.

Il campione del mondo finlandese iniziò a spingere come un forsennato recuperando terreno ad ogni tornata. Giro numero 24, il distacco tra i due primattori del mondiale ammontava a soli 5 secondi; Hakkinen sentiva l’odore dei gas di scarico Ferrari, mentre un gelido Schumacher  continuava la sua gara consapevole che l’attacco sarebbe arrivato a breve. Giro numero 26, una fumata grigia esce dalle ciminiere della McLaren numero 1. Questa è l’immagine della resa di Mika Hakkinen e della sua fida McLaren numero 1, parcheggiata a bordo pista col V10 Mercedes avvolto dal fumo e dalle fiamme. Ai box Ferrari tirarono un sospiro di sollievo, consci che l’avversario più ostico era ormai fuori dai giochi.

Solo negli ultimi giri il Kaiser fece venire i brividi alla premiata ditta Todt & Brawn a causa di un testacoda con escursione sull’erba che, tuttavia, non pregiudicò il successo.

Se il primo gradino del podio aveva ormai le impronte delle suole di Michael Schumacher, tutto restava aperto per la piazza d’onore. Rubens Barrichello, grazie ad un’ottima strategia del box di Maranello, sopravanzò Frentzen, autore di una gara inattesa al volante di una rinata Jordan, e regalò alla Ferrari una doppietta storica.

Allo sventolare della bandiera a scacchi Schumacher colse il successo numero 23 al volante della Rossa e si issò nella classifica piloti con otto punti di vantaggio su Mika Hakkinen. La stoccata decisiva era ormai stata data dal tedesco ed il sogno della conquista dell’alloro iridato era ormai quasi realtà.

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