Via col vento: sull’incidente di Alonso è ancora mistero

La McLaren continua a sostenere che dietro all’incidente di Alonso ci sia stata una imprevedibile raffica di vento che ha tradito lo spagnolo. Ma i lati oscuri della vicenda si sprecano…

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Sarebbe un “mistero buffo” – per citare Dario Fo – qualcosa di grottesco, al limite del ridicolo, se non fosse che in quegli attimi in cui Alonso “parcheggia” la sua MP4-30 è stata messa in gioco la salute di quello che a detta dei più è il miglior pilota del giro.

Cosa è successo davvero a Fernando Alonso? Difficile, se non impossibile, dare una risposta dati alla mano. Anche perché, sia chiaro, la verità è celata da una coltre di omertà spessa quanto gli interessi e i dollari in gioco. E’ tutto maledettamente serio e segreto in questa F1 da spionaggio e controspionaggio, una F1 fatta di vetture che sono metri di cavi, computer sofisticati che vanno a 300 all’ora, ricerca e laboratorio sperimentale.

“A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire”, così recita il principio del Rasoio di Occam, quanto mai utile nel nostro caso. Per capire cosa è successo bisogna prima di tutto affidarsi a quei pochi testimoni oculari, tra cui quel Sebastian Vettel che tutto ha visto: “Alonso andava relativamente piano, 150 all’ora più o meno, ed improvvisamente ha sterzato a destra ed è andato a muro. Una manovra molto strana”.

Vettel si è presentato anche, da  gran signore qual è, ai box McLaren per provare a dare una mano, a capire. Ma pare sia stato invitato a non preoccuparsi, con un “no grazie”. Il comportamento della squadra inglese è stato quantomeno bizzarro, distaccato, sospettoso. Culminato poi con il più buffo e maldestro dei comunicati stampa, dove si adducevano quale causa dell’incidente di Fernando forti raffiche di vento.

L’unica (mezza) certezza, in questa strana storia, è che quando i commissari sono arrivati sul posto il ragazzo era incosciente o comunque semi svenuto. Tanto che non è uscito da solo dalla vettura ed è rimasto alcuni minuti nell’abitacolo. Parliamo di un avvenimento inusuale; un pilota di F1, un atleta nel pieno delle forze, che sviene dopo o addirittura durante un botto che a quel livello è da considerare di “routine”. Un incidente al quale piloti così hanno fatto il callo sin da ragazzini.

E poi addirittura la confusione, lo stato d’agitazione, tali da farlo sedare (cosa appurata perché ammessa dal fisioterapista e amico Fabrizio Borra). Abbiamo sentito parlare di panico. Impossibile, per le ragioni di cui sopra. Alonso si è visto passare in testa una Lotus nel 2012 a Spa e non è andato in agitazione. E poteva lasciarci le penne. Può un campione come Alonso andare in agitazione per un urto a 100 all’ora alla guida di una F1? Certo che no, e pare chiaro che lo stato di alterazione di Fernando sia stato causato da altri fattori.

Un malore talmente forte da fargli perdere i sensi e la percezione di ciò che lo circondava. Resta il mistero sulla causa: se proveniente dal suo organismo o da un fattore esterno. Il manager di Nando è ovviamente rimasto abbottonato sulla vicenda, d’altronde quale pilota farebbe pubblicità gratuita ad un suo problema di salute, magari grave? Ma questa ipotesi la vogliamo scartare a priori, non vogliamo nemmeno pensarci. Resterebbe allora da puntate occhi e lampade in un simbolico interrogatorio alla sfuggente e pretestuosa McLaren.

Come mai, ad esempio, Button non ha girato di pomeriggio, nonostante – a detta del team – la macchina era intatta e la squadra ha un bisogno vitale di accumulare chilometri? Perché il team ha sorvolato bruscamente sull’aiuto che poteva dare Vettel? Perché aspettare tanto per un comunicato stampa? E soprattutto perché improntare un tardivo comunicato a mo’ di difesa, secondo il più classico dei “excusatio non petita, accusatio manifesta”.

Ma soprattutto: con che coraggio dare la colpa al vento con il proprio pilota in ospedale? Questa è la goccia che fa traboccare un vaso fatto di tanta ipocrisia e poco sport. Sembra di rivivere le spiacevoli sensazioni di Suzuka (ovviamente con le dovute proporzioni), quando nessuno capiva cosa era accaduto a Jules Bianchi, prima di vedere quella dannata e inopportuna gru.

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I fatti dicono che c’è un pilota che improvvisamente si è sentito male – non si sa per quale ragione – e ha bruscamente sterzato a destra aggrappandosi ai freni negli ultimi barlumi di lucidità prima del botto, per essere poi svegliato e non ricordare – forse – nemmeno il suo nome. E’ un fatto di una gravità inaudita ed è intollerabile che l’opinione pubblica non possa sapere cosa è accaduto davvero in quegli attimi. E la faccia di Fernando in ospedale dice tutto: guardate lo sguardo, gli occhi, il sorriso stentato. Con la salute non si scherza, e non si scende a compromessi, mai.

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