Barrichello: “Un titolo di Schumi doveva essere mio”

Il pilota brasiliano, a dieci anni di distanza, recrimina ancora sulle sue occasioni perse in Ferrari…

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A quarantatré anni e con alle spalle una vita di corse che dovrebbe portarti saggezza e ad una certa maturità, Barrichello continua a non smentirsi.

Tra malinconie e piagnistei, il Rubinho nazional-popolare, quello che con Michael Schumacher ha formato la coppia più vincente della storia in F1 (cinque titoli costruttori, cinque mondiali piloti, due volte vice campione dietro al kaiser) torna a parlare dei suoi anni in Rosso, con quel pizzico di livore e astio che ne contraddistingue il vivido ricordo.

“Nei miei anni a Maranello tante volte volte ho aiutato Schumacher a vincere, e uno dei cinque mondiali vinti da Schumi con la Ferrari doveva essere mio” così Rubens ha parlato alla tv brasiliana, prima di tornare sull’episodio più sgradevole della gestione Todt, l’ordine di squadra nel Gp d’Austria 2002, quando a Barrichello fu ingiustamente intimato di cedere la posizione a Michael per ragioni (superflue) di classifica. Indubbiamente la macchia di un ciclo perfetto: Non volevo proprio farlo, quella gara l’ho vinta io; però ricordo che mentre correvo mi era arrivata un team radio dal muretto che mi aveva fatto pensare alla mia famiglia. Allora ho deciso di alzare il piede. Sono convinto che il 99% dei brasiliani si sarebbe comportato allo stesso modo al mio posto. Se mi fossi rifiutato la mia carriera in F1 probabilmente sarebbe finita lì”.

Parole dure quelle di Barrichello, le ennesime, nei confronti di una squadra verso cui ha conservato un rapporto di amore-odio (basti pensare che negli anni successivi al ritiro lo abbiamo anche visto ospite al box Ferrari).

Su Zeltweg Barrichello ha pienamente ragione, nessuna obiezione. Stonano – e molto – le dichiarazioni sul resto. Per prima cosa Rubens era un pilota velocissimo, ma non sarebbe mai riuscito a battere nell’arco di una stagione intera quel fenomeno di Michael Schumacher. In seconda battuta, “chiedere” un titolo a Schumi, adesso, con l’ex amico-rivale relegato in stato semi-vegetale su una sedia a rotelle,  sembra davvero una caduta di stile senza eguali.

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