Kimi Raikkonen, grande “ex” che fa ancora discutere

Raikkonen, parliamone. Essì perchè il biondino di poche parole e dal piede pesante su una cosa sicuramente è il migliore, la capacità di non mettere d’accordo nessuno. A quasi un anno dal suo (provvisorio?) ritiro dal Circus Kimi fa ancora parlare tanto di sè e non per le sue prove nel mondiale Rally ma per il suo valore e le sue qualità su pista, perchè in fondo Raikkonen ai nostri occhi è e resterà sempre un pilota di Formula 1.

Proviamo ad addentrarci in un’analisi quanto più oggettiva possibile del driver finnico, analisi che probabilmente ai più risulterà sbagliata, data la soggettività intrinseca di alcuni “giudizi di valore”.

Uno degli aneddotti più belli e allo stesso tempo più significativi su Kimi lo racconta spesso Peter Sauber, ovvero colui che lo ha lanciato in F1 quando nel 2001 gli affidò il secondo sedile dell’allora Sauber-Ferrari “Quando girò nei test per noi Raikkonen era in ballottaggio con Bernoldi fortemente supportato dalla Red Bull, scelsi Kimi perchè mi impressionò la sua personalità oltre che la velocità, sembrava fosse un veterano, dirigeva la squadra  come se facesse quel lavoro da sempre eppure  era  un ragazzo che aveva alle spalle soltanto 24 gare in F.Renault”. Raikkonen a ventun anni era un predestinato con le stimmate del campione, e infatti un anno dopo, ad appena ventidue, quando ventidue erano pochi, sedeva sulla McLaren Mercedes per raccogliere l’eredità di un suo idolo di gioventù, Mika Hakkinen.

Kimi Raikkonen ha uno stile di guida tutto suo, inconfondibile, figlio di una sensibilità fuori dal comune acquisita facendo scorribande sul ghiaccio con le auto nella sua Finlandia fin da ragazzino. Guida sempre impiccata, al limite, sfruttando tutto l’asfalto a disposizione con traiettorie però impeccabili, precise, chirurgiche. I suoi camera car? Spettacolo per gli amanti della guida pulita, meno per chi ama i re del sovrasterzo; Raikkonen infatti ha sempre chiesto auto dal comportamento neutro che non si inserissero bruscamente con l’anteriore. Frenare dritto, uscire forte, nessuna gomma spiattelata in frenata, mai piede sul gas o controsterzi, soltanto “semplicemente” le ruote sempre al posto giusto nel momento giusto.

Parlando dei difetti i detrattori lo hanno sempre accusato di non dialogare con la squadra, di non motivarla abbastanza e di non essere un grande collaudatore. Un fulmine di guerra, ma non uno sviluppatore di monoposto e nemmeno un leader carismatico. E queste sono doti che a volte distinguono i bravi piloti dai campioni. Per di più in un 2005 corso da dio ma con troppi motori in fumo Raikkonen ha dovuto sopportare anche i commenti di chi lo ha bollato come uno scassamacchine ubriacone, come se “messa al bando del berillo” e “vita privata” fossero cose sconosciute quando si parlava di lui.

E’ vero, Raikkonen antidivo taciturno per eccellenza, non avrebbe mai potuto avere il trasporto emotivo sulla squadra e il temperamento di gente come Hakkinen e Schumacher o l’impeto comunicativo e la capacità di essere leader a 360° di Alonso, gran rivale dal quale ha ricevuto sempre attestati di stima, o l’impatto mediatico di Hamilton ma se parliamo di “manico puro” un posto nell’Olimpo dei piloti al fianco di questi e di altri grandi del passato forse gli spetta.

 Sorpassi da funambolo, progressioni in gara sulle quali ha costruito un titolo mondiale, specialista in giri veloci e soprattutto professore a Spa; dove gli altri si laureano, lui ha tenuto lezione. Un titolo mondiale, 157 gp, 18 vittorie, 16 pole, 35 giri veloci, tutto ciò non è bastato a far si che tutti lo reputassero un campione assoluto. Fa discutere Raikkonen, troppo apatico a volte, spesso apparso distaccato e disinteressato a ciò che lo circondava, il divorzio dalla Ferrari, squadra in cui si è trovato bene, è stato brusco, amaro, forse inaspettato; Kimi ha pagato un anno incolore a causa di una totale mancanza di feeling con una vettura, la F2008,  che non ha mai sentito “sua”.

Niente davvero può spiegare a fondo il mistero Iceman, la domande sono le solite: gran pilota o fuoriclasse?  Pesa più la tecnica o bisogna mettere sulla bilancia più aspetti quali velocità, carattere, attitudine al lavoro di squadra, capacità di dialogo?  Discutiamone, proviamo a capire cosa per la F1 è stato, è oppure sarà Kimi Raikkonen ma una cosa è certa; se molti lo amano e qualcuno lo rimpiange ancora significa che la sua lealtà, la sua educazuione e il suo talento hanno fatto comunque breccia nel cuore di molti appassionati…

 

 

 

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