“Giallo” Ferrari: Domenicali sul caso Costa

Chi ha silurato Aldo Costa hic et nunc, e perché lo ha fatto? Il ribaltone in Rosso è stato indubbiamente il caso della settimana.

Abbastanza chiare sembrano le ragioni di questo (clamoroso?) “esonero”. Aldo Costa, cresciuto professionalmente in Ferrari al fianco di gente come Rory Byrne, è un ingegnere capace e stimato da tutto l’ambiente. Non uno qualsiasi. Nel 2007 era già capo della Direzione Autotelaio, dal 2008 direttore tecnico. Tre mondiali vinti, poi i fallimenti. Tre vetture più lente della concorrenza e mancanza di idee innovative. La causa? Un’innata prudenza nelle scelte di fondo che mal si sposa con la Formula 1 attuale. Costa ama macchine “neutre”, molto tradizionali ma facili da sviluppare e migliorare in corso d’opera. Impresa divenuta praticamente impossibile con la messa al bando dei test privati.

Non si sa però chi, di preciso, abbia posto fine all’avventura del tecnico italiano nella Scuderia. E difficilmente la verità verrà a galla. Decisione forse attribuibile al presidente Montezemolo, stanco di vedere la Ferrari beccare più di un secondo in qualifica dai migliori? Oppure al gran capo Stefano Domenicali, causa la necessità impellente di darsi una mossa, onde evitare di far naufragare definitivamente il team?

Qualche indizio, rilevante, ce lo dà lo stesso Domenicali, che, approffittando del tranquillo venerdì di Montecarlo, ha parlato dell’allontanamento di Costa: “E’ stata una scelta razionale e non emotiva, un cambiamento che deve portare stabilità per il futuro. Non entro nei dettagli della vicenda per il rispetto che ho nei confronti di Aldo, una persona che stimo e di cui sono amico, ma nella squadra c’era un problema di autorevolezza. Quando uno cambia lo fa sempre mer migliorare. Niente stravolgimenti, abbiamo scelto di far crescere persone che erano già con noi. E’ una scelta operata anche in funzione della vettura 2012 che nasce in questo periodo. Abbiamo rivisto priorità e metodologie. I piloti sono stati consultati. Siamo tutti sotto esame. Tombazis continuerà a curare il progetto, soprattutto l’aerodinamica. Da lui mi attendo macchine vincenti”.

Scelta razionale, mancanza di autorevolezza, Fry-Tombazis. Se è vero che tre indizi danno una prova, proviamo a dare una soluzione al “caso” Ferrari.

Scelta razionale. Domenicali e Costa sono cresciuti insieme in Ferrari, sono amici e insieme dovevano portare il “gruppo italiano” a confermare i fasti gloriosi dell’era Todt-Brawn. Progetto fallito per tanti motivi, compresi i continui cambiamenti regolamentari. Poco conta, qualcosa bisognava cambiare e così è stato. Sebbene sia stata per il team principal una decisione umanamente difficile.

Mancanza di autorevolezza. A quanto pare si confermano vere tutte quelle voci e indiscrezioni che vedevano il gruppo dei tecnici spaccato al suo interno, con Pat Fry e  Nikolas Tombazis ( e le loro idee) da un lato e la linea conservativa del “capo” Aldo Costa dall’altro. In Ferrari si lavorava male. O meglio, in direzioni diverse. Tombazis in questi mesi ha fatto la figura del brocco, quando per più di metà degli addetti ai lavori è un progettista tra i più geniali in circolazione. Questo la dice lunga. Allora davvero Costa, con la sua filosofia concettuale, frenava l’ingegnere greco? Vedremo.

Fry-Tombazis. La tranquillità tutta english del neo d.t. Pat Fry, e la fiducia che in lui ripongono Alonso e soprattutto Domenicali fa ben sperare. A Fry e Tombazis il compito di sfornare una macchina vincente. Interpretando le parole del team principal si capisce che sono loro gli eredi designati del duo delle meraviglie Brawn-Byrne. A loro l’arduo compito di consegnare ai piloti una vettura competitiva dal 2012, se non da subito. Con Fry a dirigere le operazioni, Tombazis dovrebbe godere di tutta quella libertà creativa che pretende (e che forse necessita). Il “frontino” sull’ala posteriore di Barcellona (poi vietato) e il nuovo cofano motore stile Red Bull di Montecarlo sono già chiari segnali di cambiamento?

In definitiva, senza cadere in dietrologie banali, questa “riorganizzazione” ci sembra riconducibile a Stefano Domenicali. Che da capo del team si è sentito in dovere di dare una svolta per pianificare al meglio il futuro. L’uomo che ancor più di prima ha sulle spalle tutto il peso della Scuderia. Chiaro, e a tratti inquietante, la chiusura del comunicato ufficiale Ferrari sulla nuova area tecnica: “Tutti e tre (Fry, Maromorini e Lanzone ndr) rispondono direttamente al Team Principal Stefano Domenicali“. Come a voler dire:  sotto esame, adesso, c’è finito anche lei, signor Stefano…

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