Ordini di squadra: nessun problema, se fatti con stile!

Nell’ultimo Gran Premio della stagione, abbiamo assistito all’ennesimo teatrino degli ordini di scuderia. Non staremo qui a valutare se è un bene che ci siano o meno, ma vien da sé una riflessione dopo aver visto quello show in Brasile che ha il sapore della presa per in giro, verso tifosi e colleghi.

La cosa che fa sorridere è che la Red Bull è diventata come un prete: predica bene e razzola male. Lo scorso anno, il team di Milton Keynes portò avanti fino a Natale lo sfottò verso la Ferrari che, in Germania, aveva fatto passare alla storia la frase “Fernando is faster than you”. Impossibile dimenticarla, come è impossibile non ricordare il volto scuro di Massa al termine di quella gara. Fu un putiferio totale: la Ferrari venne attaccata dalla stampa inglese, accusata di essere l’incarnazione dell’antisportività. Le folle di tifosi si spaccarono in due, a favore e contro della Rossa, in una annata in cui vigeva ancora il divieto degli ordini di scuderia.

Quest’anno, dopo quella polemica in Rosso, la FIA decide di  ammettere nuovamente gli ordini di squadra. Un bene per la categoria, così sarebbero svaniti i teatrini sul risparmio di benzina ed affini, visti per tutto il 2010 ma che non avevano mai dato scandalo quanto quel team radio Ferrari.

E, invece, all’ultima corsa del mondiale 2011 ti ritrovi la sorpresa. Vettel al comando che è pronto a far la lepre, ma la squadra si inventa un fantomatico problema al cambio, poi magicamente sparito quando al comando è andato Webber. Storica la frase del telecronista italiano Giancarlo Bruno che ha sbottato: “Con la telemetria hanno capito che c’erano dei problemi e con la telepatia li hanno risolti”. Un po strafalcione, un po’ battuta… non importa, il senso è quello.

E’ chiaro come la luce del sole: la Red Bull voleva far vincere Mark Webber e completare una stagione perfetta. Ma che motivo c’era di mettere in piedi tutta quella messa in scena? Il team di Milton Keynes ha voluto servire su un piatto d’argento la vittoria all’australiano, quasi come un regalo di fine anno. Quanto meritato, però, non si sa.

La perbenista Red Bull, che sventola al mondo la parità dei propri piloti, può permettersi una caduta di stile del genere? A questo punto, avrebbero fatto meglio a dire a Seb: “Mark is faster than you!” accompagnato da una sonora risata. Troppo sfacciato, dite?

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