Raikkonen: “Stavo bene in Ferrari, ma è andata così”

Silenzioso più un tempo che adesso. Come se l’assenza dalle piste e l’astinenza da questa benedetta diciannovesima vittoria, che tarda ad arrivare, gli avessero scatenato il fuoco dentro.

Kimi Raikkonen definisce l’atomosfera interna alla Lotus  “ottimale”, spegnendo sul nascere destabilizzazioni e polemiche che lo vorrebbero già in crisi con Enstone a causa dei problemi al servosterzo.

“In Lotus mi sono trovato subito a mio agio, qui la gente è rilassata. Vogliono correre e non si occupano troppo di politica. La questione del servosterzo è molto semplice: io ho guidato tanti anni in F1 con servoguide davvero ottime. Credo che in quell’area possiamo migliorare, per questo insisto”. 

La parte più interessante delle ultime dichiarazioni è però quella sulla sua avventura in Ferrari. Parole che pesano come un macigno, che a qualcuno faranno ancora male, visto che in tanti non hanno digerito il divorzio con il finlandese.

“Io in Ferrari stavo bene, lì ho vinto il titolo mondiale ma adesso non provo più nulla. Nè sentimenti negativi, nè positivi. Diciamo che sono felice di quello che ho ottenuto. Certo le cose potevano andare meglio, ma non ha più importanza ormai. Io conosco le ragioni per le quali non sono restato con loro fino alla scadenza naturale del mio contratto, ma non ho voglia di parlarne. Ripeto, non porto rancore”.

Sono passati tre anni, la Ferrari ha il suo nuovo beniamino eppure, va detto, l’allontanamento di Raikkonen resta una ferita aperta. Soprattutto se è lo stesso Kimi, glaciale come è, a far trapelare ancora la delusione per quel “licenziamento” un po’ a tradimento.

Quel “non provo sentimenti” è il velo di indifferenza che il finnico ha steso mestamente per chiudere un rapporto lavorativo in cui aveva creduto. Lui che si era sbilanciato parlando di Ferrari “come la mia ultima squadra”.

Iniziava a piacergli l’Italia, il calore del pubblico, a Monza sul podio nel 2009 aveva anche timidamente incitato la folla. E nonostante non ne parli, è palese che Raikkonen sia rimasto scottato, e non poco, dall’irruzione in Ferrari dello sponsor Santander con tanto di “pagamento degli alimenti” per lui.

“Non ci servi più amico, c’è Alonso”. Ovvero il pilota probabilmente più forte di tutti con uno stipendio leggermente inferiore a Kimi e sponsorizzatissimo.

Sarebbe un errore e una superficialità madornale crocifiggere Montezemolo e Domenicali per una scelta sportivo-economica che in tempi di crisi ha assicurato stabilità finanziaria e un pilota da urlo alla Rossa. Mai accordo fu più proficuo, basti vedere quello che combina Nando in macchina.

Diciamo solo che l’altra faccia della medaglia sarà sempre rappresentata da un campione che non meritava di essere scaricato così. Che ad Abu Dhabi dopo l’ultima gara si lasciò scappare un “sono schifato dalla F1 e dalla sua politica”.

E allora fa doppiamente piacere rivederlo arrabbiato al volante, alla ricerca furiosa di una vittoria che sarà un po’ vendetta, un po’ risposta. Ma soprattutto sarà il suo personale ringraziamento alla Lotus, che ha creduto in lui, quel team che “pensa a correre e non a fare politica”.

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