Due tori in un’arena. Ma Horner non ha paura

Non hanno ancora un pilota in testa alla Classifica, ma alla Red Bull motivi per sorridere ce ne sono eccome. Un Vettel in forma, un Webber ritrovato e rinnovato, una macchina che dopo qualche iniziale incespicamento comincia a fare paura a tutti. A Valencia sembravano pronti ad uccidere il Campionato, mentre a Silverstone hanno dovuto vedersela con una Ferrari competitiva, in grado di tornare dopo 22 mesi alla pole. Ma essere riusciti comunque a battere la Rossa che partiva al palo in una pista che sulla carta le era favorevole significa che chiunque, prima di poter mettere le mani sul Titolo, dovrà fare i conti con gli uomini di Milton Keynes. Insomma, il sonno di Horner non dev’essere troppo disturbato.

A meno che nei suoi sogni non sbuchi fuori il ricordo di una domenica di poco più di due anni fa. È ovvio, parliamo di quella trascorsa all’Instanbul Park nel 2010, quando Chris e Adrian Newey si ritrovarono a scuotere la testa e a mettersi le mani nei capelli, impotenti di fronte all’autoscontro ingaggiato da Vettel e Webber che apriva la strada ad una doppietta McLaren e bruciava punti preziosi con i quali la cavalcata di Seb verso il Mondiale sarebbe stata meno faticosa. Il rapporto tra i due non è mai apparso come uno dei migliori, e se l’anno scorso Webber non riusciva minimamente a stare al passo del compagno di squadra, vederlo lanciato all’inseguimento del leader Alonso oggi porta più di qualcuno a domandarsi se la storia potrebbe ripetersi.

“Credo che il 2011 sia stato un anno molto duro per Mark. Ma ha riflettuto sulla sua stagione ed è tornato in gran forma, gliene va ogni merito” così lo loda il suo Team Principal, senza però tralasciare di sottolineare i successi di Vettel nelle ultime due stagioni: Sebastian ha ottenuto molto in un brevissimo periodo, ma sa che in Mark ha un avversario vero. E Mark sa che Sebastian è il pilota di riferimento, o lo è stato negli ultimi anni”.

Se anche la loro rivalità lo preoccupa, Horner non vuole darle troppo peso: “È un problema che è piacevole avere. Ma come facciamo sempre, li sosterremo, e alla fine tutto dipende da cosa fanno in pista. Mark ha vinto a Silverstone perché lo meritava”. Non che, con Alonso di mezzo, si sarebbe potuto decidere alcunché… “Dal 2010 hanno passato più tempo gareggiando insieme, partecipano insieme per centinaia di ore ai meeting della squadra, lavorando per sviluppare la macchina. Lavorano come membri di un team. Poi bisogna vedere cosa succede in pista”.

Non fasciamoci la testa prima di rompercela, insomma, sarà la pista a decidere. Ma un duello è sempre un duello, non importa quale divisa indossi l’avversario. Pensiamo sempre alla gara di Silverstone, ma stavolta quella di un anno fa, con Webber arrembante negli ultimi giri mentre tentava invano di aprirsi un varco per sopravanzare Vettel, che allora era ufficiosamente ma comodamente seduto sul trono del suo secondo Titolo iridato. Mark, devi mantenere il distacco, fu la richiesta che partì ripetutamente via radio dal muretto angloaustriaco, spaventato all’idea che il podio potesse sfumare nelle ultime tornate. Magari con il ricordo della disfatta turca ancora in testa. La domanda a questo punto sorge spontanea: se Chris Horner non si è fidato a lasciar battagliare i propri tori in una situazione di tranquillo ed assoluto dominio come quella del 2011, come potrebbe farlo in una stagione più combattuta, dove ogni lasciata è persa?

Horner insiste: “Siamo in una posizione di privilegio, dato che entrambi i nostri piloti sono veri contendenti al Titolo”. Entrambi, in egual misura? Ai lettori l’ardua sentenza. A me, il naso di Horner sembra improvvisamente un po’ più lungo…

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