Brasile 2006, l’arrivederci di Schumy con quella gara da urlo

Domenica prossima, l’attenzione di tutti sarà focalizzata sul duello finale tra Fernando Alonso e Sebastian Vettel, con lo spagnolo che proverà una rimonta disperata nei confronti del rivale tedesco. La prova conclusiva del mondiale 2012 resterà negli annali poiché consentirà ad uno dei due contendenti di laurearsi tricampione del mondo. Tuttavia, il Gran Premio del Brasile verrà ricordato anche per il secondo, e stavolta definitivo, ritiro dalla Formula 1 di Michael Schumacher.

Un addio con un sapore di deja vu, poiché già nel 2006, sul medesimo circuito, il Kaiser disse addio alle competizioni sportive. E lo fece regalando al mondo intero una gara da antologia.

Il tedesco era reduce da un disastroso Gran Premio del Giappone, conclusosi anzitempo per la rottura del V8 Ferrari. Fernando Alonso, all’epoca driver Renault e rivale del tedesco per la conquista dell’alloro iridato, approfittò della inaspettata carenza di affidabilità Ferrari per vincere a Suzuka ed arrivare all’ultimo appuntamento stagionale con 10 punti di vantaggio sul tedesco.

L’impresa che si poneva innanzi a Michael appariva quanto meno proibitiva e già dalle qualifiche si capì che sarebbe stato difficilissimo conquistare l’ottavo mondiale piloti. Il tedesco si qualificò decimo in griglia, senza poter stabilire un tempo valido a causa di un problema tecnico sulla sua vettura. Felipe Massa, con quella insolita tuta dai colori brasiliani, conquistò la pole davanti a Raikkonen, Trulli ed Alonso.

Al via, il giovane brasiliano scattò benissimo mentre Schumacher riuscì subito a recuperare 4 posizioni, issandosi al sesto posto. La regia occulta di quel mondiale volle regalare agli spettatori il colpo di scena. Al giro numero 8, dopo l’uscita della Safety Car, Michael andò ad attaccare Fisichella sul rettilineo principale, ma in frenata l’ala anteriore della Renault del romano pizzicò impercettibilmente la ruota posteriore sinistra della Ferrari.

La foratura costrinse Schumacher a percorrere un intero giro al rallentatore per poter ritornare ai box. Le speranze mondiali erano definitivamente svanite. Ma, forse anche con la consapevolezza di non aver più nulla da perdere, il sette volte campione del mondo riprese la gara con una furia mai vista prima.

Rientrato in pista in ultima posizione e con un giro di ritardo, Michael iniziò una corsa disperata fatta di sorpassi stupefacenti conquistando la zona punti a ventiquattro giri dalla fine. Tuttavia, il tedesco non sembrava ancora soddisfatto. Doveva completare l’opera e dimostrare, ancora una volta, di poterne uscire a testa alta.

A nove giri dalla fine Schumacher riagguantò un coriaceo Fisichella, in quinta posizione, che lo fece soffrire non poco per superarlo. Restava ormai poco tempo per godersi gli ultimi istante al volante di una Ferrari di Formula 1 e Michael decise che era giunto il momento di attaccare colui che sarebbe stato il suo erede l’anno successivo, Kimi Raikkonen.

Con una manovra che è rimasta nella storia della F1, Michael attaccò il finlandese alla fine del rettilineo. Raikkonen strinse la rossa verso il muretto ma ciò non impedì al tedesco di resistere e di infilare il muso della sua vettura davanti alla McLaren del finlandese. Un sorpasso magistrale che fece esplodere il boato della folla brasiliana e fece saltare sui divani gli spettatori a casa.

Michael si congedò in quel modo dal suo pubblico, con un quarto posto frutto di una gara stratosferica, dimostrando a tutti che il suo talento e la sua classe non erano ancora appannati come qualcuno riteneva.

Fu così che si chiusa la prima parte della carriera di Michael Schumacher, un uomo diventato una leggenda della Formula 1, amato e idolatrato dai tifosi ferraristi per aver riportato la scuderia di Maranello a livelli che non raggiungeva da troppo tempo ormai.

Questa domenica si chiuderà anche la seconda parte della carriera del tedesco e sarebbe bello poter raccontare della sua ultima gara tutto cuore e talento, al di là del risultato finale.  

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