Caso Vettel: nella testa del pilota grazie al Mental Coach

Un punto di vista differente del caso Vettel – Webber a Sepang: quello del Mental Coach. L’Ingegner Mazzola ci spiega come l’Intelligenza Emotiva influenza il comportamento dei piloti in pista.

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Carissimi amici di BlogF1.it, posso dirlo? Che Gran Premio, quello della Malesia! L’Australia è già passata in secondo ordine. Mi sono proprio divertito: vedere la battaglia tra Vettel e Webber è stato come vedere un numero di Messi che prende la palla a metà campo e arriva in gol dribblando tutta la difesa avversaria. Sinceramente, vista la loro determinazione, ero convinto che sarebbero andati fuori pista entrambi, forse lo sperava anche Alonso. Roba d’altri tempi.

sorpasso-2013-vettel-webberHo letto molti articoli e molti commenti di tanti esperti e credo che la mia opinione andrebbe a riempire un calderone oramai stracolmo. Vorrei invece analizzare il comportamento di Vettel sotto un altro aspetto, magari meno noto ai tifosi. Come sapete, parte del mio lavoro attuale è quello di allenare giovani piloti al simulatore ed esserne anche il mental coach, ovvero quella persona capace di far uscire tutte le risorse che un pilota ha per far fronte con assoluta efficacia il suo impegno sportivo. Certamente per fare questo bisogna essere coach certificati e necessita avere anche una certa esperienza: lavorare con la mente delle persone non è proprio un lavoro facile facile!

Per svolgere il lavoro di coach utilizzo uno strumento psicometrico basato sull’Intelligenza Emotiva (IE) http://italia.6seconds.org/ , ossia la capacità di una persona a utilizzare tutte le informazioni che vengono dalle emozioni (energia) in maniera simultanea e sinergica a tutte le informazioni che vengono dal pensiero (intelletto). Ci sono 2 caratteristiche dell’IE che sono fondamentali nell’ambito sportivo (e nel campo della leadership) che si possono misurare. Pensate, si può misurare l’eccellenza:

Trovare la Motivazione Intrinseca (TMI)
Perseguire obiettivi eccellenti (POE)

La prima è la nostra capacità nell’avere l’energia per compiere azioni, è una forza che viene dal nostro interno, pura benzina che brucia dentro di noi per svolgere un lavoro. La seconda è la capacità di una persona ad avere un obiettivo grande che lo guidi nelle sue azioni. Un faro, una luce. E’ la nostra capacità di saper definire obiettivi a lungo termine che guideranno le nostre azioni attraverso l’individuazione dei nostri valori.

Condizione necessaria (ancora non sufficiente) per essere un pilota campione (e per essere un leader eccellente) è avere queste due caratteristiche a fondo scala, ovvero ai valori massimi.

Nell’ambito dell’ Intelligenza Emotiva avere questi due valori fondo scala comporta:

– Essere sfidanti
– Cercare la competizione
– Voler vincere
– Non essere mai paghi dei risultati ottenuti
– Assoluto senso dell’ego
– Essere ON-OFF (ovvero vivere stati emotivi sia alti che bassi)

mazzola-basso-rossiQuando lavoravo con Michael, Valentino, Kimi e altri grandi piloti, conoscevo già l’Intelligenza Emotiva e mi divertivo a capire dove potevano essere come valori di TMI e POE. Ragazzi, con questi qua non c’è ne per nessuno!!! Pur di vincere farebbero non so cosa, perché arrivare secondi non esiste nel loro modo di intendere la vita. Questi sfiderebbero il mondo pur di far vedere che sono i migliori. E se torno indietro nel tempo e penso a Prost e Senna: apriti cielo! Bravi ragazzi, non c’è che dire… ma se arrivavano secondi andavano in depressione.

Ora arriviamo a Vettel. Dove credete che sia il tedesco in termini di TMI e POE? Crediamo veramente che un pilota che sta annusando la vittoria, ancor più importante per il campionato dato che il suo avversario numero 1 si era ritirato, possa mollare ed arrivare secondo? Io posso dirvi questo: se Vettel fosse rimasto dietro, avrei avuto dubbi sulla sua capacità di essere un campione efficace, perché avrei capito che i valori della sua motivazione intrinseca ed del suo perseguire obiettivi eccellenti non sarebbero elevati.

State pur tranquilli che chiunque tra Prost, Senna, Schumacher, Alonso, Raikkonen, Hamilton, Mansell o Piquet avrebbe fatto lo stesso. Mi ricordo che, anche ai test, dove i tempi sul giro avevano una valenza relativa, questi piloti davano tutto pur di vedersi davanti nella classifica, era un piacere lavorare affianco a loro. Emanavano tanta di quella energia che ne rimanevi coinvolto e facevi tuoi i loro obiettivi. Devo dire che ho passato dei momenti veramente emozionanti.

Per inciso, aggiungo che un pilota campione avrà sempre bisogno di un ingegnere di pista che abbia anche lui valori alti di TMI e POE, altrimenti si creerebbe una dissonanza non certamente positiva. Questo vale anche nell’ambito aziendale per certi leader.

Ora, capite che processare Vettel sarebbe come processare la sua capacità di essere campione. Lascio a voi ogni pensiero al riguardo. Io non me la sento e sono contento che Sebastian abbia dimostrato tutto il suo valore.

Il gioco di squadra
Va bene, si potrebbe obiettare sulla capacità di Vettel di essere uomo squadra. Anche qui vorrei distinguere un po’ le cose. Il gioco di squadra è la capacità delle persone a considerare come loro obiettivo quello del team. Ovvero, in una squadra di Formula 1 ci sono tanti dipartimenti e tanti reparti con la loro struttura organizzativa, si fa gioco di squadra quando ciascun dipartimento e reparto ha come suo obiettivo quello di vincere il campionato. Quindi, nel momento in cui si fa team work, ciascun componente ha chiaro che solo attraverso il successo di tutti gli altri componenti della squadra otterrà il proprio successo. La vittoria di ogni singolo componente passa attraverso il successo di tutti. Fidatevi, non è semplice da attuare. Se tutte le aziende riuscissero a mettere in pratica questo concetto il livello di produttività sarebbe enormemente più alto.

webber-hornerOra, qual è l’obiettivo del team di F1? Certamente quello di vincere il campionato piloti e quello costruttori. Secondo voi la Red Bull con chi pensa di vincere il mondiale piloti? Non mi dite Webber, perché non vi credo. Allora, per fare il gioco di squadra, Horner e company avrebbero dovuto far vincere Vettel e statene certi che loro lo sanno.

La chiara dimostrazione è la differenza di comportamento tra Ross Brawn e Chris Horner, praticamente nello stesso momento della corsa. Da Ross è arrivato un chiaro ordine a Rosberg, mentre da Horner non è arrivato nulla perché, a mio modesto parere, se fosse stato così Webber non avrebbe reagito in quella maniera, ma ne sarebbe stato sorpreso e avrebbe chiesto al team di sorpassare Vettel nei susseguenti 10 giri. Quello che è successo nel dopo gara, a mio avviso, è pura strategia per giustificare tante cose, ma il cuore della Red Bull gioiva alla grande.

Infine, lasciatemi scrivere una nota anche per Alonso. Certamente la decisione di non rientrare ai box non è stata delle più brillanti, ma quando ho sentito la giustificazione di Fernando ho pensato ancora una volta al TMI e POE del campione. Se fosse rientrato ai box a cambiare il musetto avrebbe perso ogni chance di vincere la gara: al campione non rimane altro che tentare di rimanere in pista, perché lui vuole vincere. Signori, tutto il resto è mediocrità. Proprio perché è Alonso si è comportato in quella maniera, se si fosse comportato in maniera diversa non sarebbe quel campione che sempre vediamo con il coltello fra i denti per arrivare sempre primo.

Un’ultima considerazione: vorrei fare un appello alla Pirelli perché possa rivedere la strategia della scelte delle gomme fatta per il 2013. Dopo i test invernali ed i primi due gran premi mi sembra abbastanza chiaro che le gomme siano troppo fragili per delle vetture di F1. L’anno scorso la situazione era più gestibile da parte dei piloti e abbiamo visto delle gare molto belle. Ora mi sembra incredibile che i piloti non possano spingere durante il Q1 – vedi Red Bull in Malesia – per preservarsi quel set anche in Q2, così da avere più gomme per la gara.

Lascio a voi, adesso, ogni pensiero e considerazione sugli argomenti trattati oggi. Nelle prossime settimane, tornerò qui a trattare argomenti molto tecnici: la vostra competenza e curiosità certamente lo merita.

AVANTI TUTTA!

Luigi Mazzola

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