F1, arriva l’accelerometro nell’orecchio del pilota

Questo piccolo chip – di soli 3 mm – è il risultato di una collaborazione tra FIA Institute e una delle più grande aziende che producono semiconduttori. Tanto piccolo, quanto in grado di rivoluzionare la sicurezza in Formula 1.

sensore

La sicurezza passa anche… dall’orecchio del pilota. FIA Institute, in stretta collaborazione con la ST Motion MEMS, ha realizzato un particolare chip che aiuterà a capire i movimenti della testa del pilota in caso di impatto, misurandone alla perfezione tutti i movimenti e le forze G.

E’ grande solamente 3 millimetri e si integra perfettamente nello stampo in gel di silicio che i piloti usano già per adattare l’auricolare della radio al proprio orecchio. L’aderenza perfetta, permette un grande livello di precisione nella lettura di dati di accelerazione e decelerazione durante un incidente. Questo consente di raccogliere informazioni utilissime a studiare le conseguenze dell’impatto e pensare a nuovi metodi di protezione per rendere la Formula 1 ancora più sicura.

L’idea della Federazione è stata resa possibile solo dopo anni di progettazione e sviluppo. Andy Mellor, head of technical affairs all’interno di FIA Institute, ha spiegato: “ST aveva tutte le tecnologie di cui avevamo bisogno. Fin dal primo momento in cui ci siamo seduti al tavolo con loro, era evidente che avevano la piattaforma tecnologica che stavamo cercando. Questo chip creato ha alla base la tecnologia di un semplice accelerometro che ST produce in serie per gli smartphone. E’ proprio il settore della telefonia che ha spinto tale tecnologia in avanti”.

Ma quali sono le differenze tra un semplice accelerometro e il chip che FIA Institute ha fatto sviluppare? Ce lo spiega Marco Ferraresi, Business Development Manager per ST Motion MEMS: “Oltre alla sua dimensione, la differenza principale è il modo in cui questo sensore misura i carichi. Le specifiche di FIA Instituite per il chip imponevano che questo fosse davvero piccolo, in modo da adattarsi al condotto uditivo del pilota. Abbiamo iniziato con un sensore off-the-shelf per delle prove preliminari. Dopo un paio d’anni, siamo riusciti a sviluppare un sensore con quel tipo di miniaturizzazione. Una doppia sfida: non solo per quanto riguarda le dimensioni, ma anche per far funzionare il chip ad alte accelerazioni G”.

E non è stato facile. Normalmente, questi sensori sono utilizzati da applicazioni con forze G bassissime, giusto per misurare se un dispositivo è posto in verticale o orizzontale e far funzionare applicazioni e giochi. Ma per l’utilizzo che se ne deve fare in pista, era tutto diverso. Massimo 3 millimetri di grandezza e un peso massimo di 10 grammi.

Con soddisfazione, Andy Mellor aggiunge: “Si tratta di un sistema micro-elettro meccanico, quindi se lo si guarda al microscopio elettronico non si vedono fili, ma delle piccole strutture”. Infine, conferma che a breve inizieranno i test in pista con i piloti, con l’obiettivo di renderlo utilizzabile a pieno regime già dalla prossima stagione. “Siamo già entrati in contatto con i team di F1 tramite il Working Technical Group per testarlo già in questa stagione. Faremo una valutazione tecnica e una validazione finale. Prima dell’estate, sapremo già come integrarlo al meglio e potremmo già valutare i dati raccolti. Abbiamo un partner brillante come ST e la cosa ci dà molta fiducia. Speriamo di poterlo usare con continuità già il prossimo anno”.

Nessuno, a parte gli addetti ai lavori, si accorgerà di questa microscopica novità. Si lavora nell’ombra, sfruttando tutte le tecnologie a disposizioni, per rendere la Formula 1 – e il motorsport tutto – sempre più sicuro.

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