McLaren Honda: se tornare in F1 è questione d’occasioni

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Minato è uno dei 23 special wards della città di Tokyo, i quartieri a statuto speciale in cui la capitale nipponica è stata divisa dopo il 1943. Venti chilometri quadrati che raccolgono il Rising Sun’s finest, il meglio del Giappone tecnologico di oggi e di sempre: Mitsubishi, NEC, Sony, Fujitsu, Toshiba, Konami, SEGA e Honda hanno tutte sede qui, in eleganti grattacieli le cui vetrate vengono pulite due volte al giorno, alle 6 di mattina e alle 9 di sera, così che possano brillare delle luci riflesse della metropoli. Proprio da qui, pochi giorni fa, è partita una delle notizie più decisive per il futuro del campionato a quattro ruote più importante del mondo.

Dal 2015, forte delle nuove regolamentazioni, Honda rientrerà nel Circus della F1 come engine supplier di McLaren, nella speranza di ridare alla casa di Woking i fasti che già furono dell’epoca di Senna e Prost e ponendo termine definitivo all’accordo per la propulsione Mercedes. Uno scossone non da poco, che cambia un panorama già variegato e con tanti punti di domanda, specie se si prendono in considerazione le tantissime variazioni tecniche in arrivo.

Il perché di questo importante ritorno si cela dietro ragioni di marketing positioning che hanno inoltre a che fare con la attuale situazione degli altri costruttori di motori, Mercedes e Renault in primis. Ma procediamo con ordine.

Una nuova, doppia opportunità.
honda_f1_rearHonda ad oggi conta più di 187.000 dipendenti, è il primo costruttore mondiale di motocicli ed il settimo produttore mondiale di automobili dopo General Motors, Volswagen, Toyota, Hyundai, Ford, Nissan e PSA. Con revenues annui superiori ai 74 Miliardi di Euro, il marchio va molto forte in Asia e negli Stati Uniti ma fatica a decollare definitivamente in Europa, dove invece è assolutamente affermato – anche grazie al dominio nella MotoGP – il suo reparto moto. Strategicamente gli uffici Marketing di Honda sanno bene che la F1 è una delle chiavi fondamentali per posizionarsi come brand di prima fascia agli occhi degli Europei ma hanno fino ad oggi avuto delle riserve sui grandi rischi che il Circus pone.

Innanzitutto, e questo è evidente, occorrono risultati. Nonostante una storia prestigiosa infatti, gli ultimi anni di Honda nella massima serie non sono stati dei più fruttuosi: nel biennio 2006 – 2008 il Team ufficiale Honda riuscì a conquistare una sola vittoria con Jenson Button nel Gran Premio d’Ungheria 2006, facendo optare i vertici aziendali per un drastico ritiro dalla F1. In secondo luogo, occorre che i soldi spesi finiscano su obiettivi di marketing mirati, cosa che fino ad oggi non poteva accadere vista la regolamentazione tecnica sui motori. Proprio in questa duplice ottica va interpretato il ritorno di Honda alla Formula 1: una matrice di eventi e d’indispensabili modifiche tecniche hanno creato una nicchia di mercato perfetta per il ritorno del brand giapponese. Cerchiamo di capire i Key points di questa importante decisione.

Mercedes e McLaren: una relazione complicata.
In primissima istanza, non c’è dubbio che la storia d’amore fra Woking e Stoccarda non sia ad oggi una delle più felici del Circus. Negli ultimi mesi Mercedes non solo si è ritirata dal gruppo degli investitori della scuderia inglese, ma ha anche chiamato sotto le sue fila Lewis Hamilton ed ha fatto più o meno lo stesso con il direttore tecnico Paddy Lowe. Inoltre, e non è cosa da poco, al team di Perez e Button sanno molto bene che dal 2014 la casa tedesca costruirà il nuovo propulsore sulle esigenze tecniche e di telaio della Mercedes stessa, lasciando i “clienti” come McLaren ad arrangiarsi per gli aggiustamenti necessari. Un po’ troppo per gente come Whitmarsh, che non ha certo voglia di farsi bagnare il naso ancora e persino sulla faccenda dei motori. Lo stesso Whitmarsh ha dichiarato “Si sentono in giro un sacco di nomi, persino Porsche. Beh, poco importa, dico io, l’importante è che nuovi manufacturers arrivino, per il bene dello sport”.

Motori e core Business
McLaren HondaIn secondo luogo, come è noto a tutti dal prossimo anno i motori delle monoposto dovranno essere dei turbo da 1.6 Litri e non più dei V8, un cambio importante per la casa con l’H, che potrà applicare molte delle ricerche condotte sulla F1 anche alle proprie vetture stradali, in un’ottica green in cui si sentirà sempre più spesso parlare di KERS e di motori ibridi. «La Formula 1 passerà ad un regolamento che necessiterà di motori più piccoli, “turbocharged” e con dominanti sistemi di recupero dell’energia –ha commentato il presidente Takanobu – Queste sono caratteristiche fondamentali per chi, come noi, produce milioni di veicoli che vogliamo siano sempre più sostenibili ecologicamente e con prestazioni migliori. Proprio per questo possiamo aspettarci un feedback importantissimo dal nostro reparto corse e costruire le nostre vetture con un’idea nuova, moderna e funzionale».

Renault non contenta con i ritorni della F1.
C’è inoltre maretta anche su un altro fronte motori, quello di Renault. Non è un segreto per nessuno che la dirigenza del brand Francese non sia contenta del ritorno d’immagine che i propri propulsori stanno ricevendo da alcuni Team, specialmente Red Bull. Il Team campione del mondo infatti ha fagocitato l’immagine del costruttore francese spolpandola fino all’osso, seppellendola con un altro brand automotive come Infiniti e addirittura chiedendo alla FIA di potere cambiare il nome ai motori Renault, in uno strano scambio conversazionale che suonava tanto come “siccome lo paghiamo, lo chiamiamo come ci pare”. Tavares, numero Uno della Renault è poco soddisfatto di quello che l’azienda sta ottenendo dalle partnership con i Team: «Spendiamo molto e ci guadagniamo poco. Battiamo regolarmente Ferrari e Mercedes e non otteniamo nulla in cambio». Renault ha senza dubbio i motori più costosi di tutto il Circus: per una stagione una fornitura di motori per un team costa circa 10 Milioni di euro, esclusi i 5 necessari a coprire le spese per KERS e sistemi di recupero energia. Si calcola che dal 2014 questa cifra salirà a oltre 20 Milioni di euro. Una cifra enorme che, infatti, ha portato il colosso motoristico alla decisione di diminuire il numero dei Team di cui essere supplier. Jalinier, capo della divisione motori corse Renault in Francia vorrebbe addirittura passare a sole tre squadre su cui focalizzarsi «Tre scuderie sarebbero l’ideale”.

Al posto giusto, nel momento giusto.
Con queste premesse, è evidente come Honda sia pronta a rientrare nel business della Formula 1. È infatti ipotizzabile che il colosso giapponese, proprio in forza delle sue dimensioni, riesca a produrre motori performanti in tempo breve a costi più bassi delle altre fabbriche, divenendo assai concorrenziali da subito. McLaren, stanca di dipendere dalle scelte tedesche, non vede l’ora di avviare questa nuova partnership, nella speranza che i risultati migliorino e si avvii una relazione fruttuosa e di semplice gestione con qualcuno che non ha un team works.
Solo una cosa è certa: nei prossimi due anni il panorama dello Sport più seguito del mondo cambierà rapidamente, per prendere forme ancora diverse ed ancora sconosciute.

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