Mercedes: “Se siamo colpevoli noi, lo è anche la Ferrari”

Dopo che l’accusa ha fatto il punto della situazione, smontando il cuore della difesa Mercedes, gli avvocati del team di Brackley tentano di coinvolgere anche la Ferrari.

ecclestone-brawnLa difesa del team di Brackley sembra piuttosto debole ed è messa a dura prova dal discorso iniziale di Mark Howard, legale rappresentante del corpo direttivo del Tribunale Internazionale.

Come abbiamo riportato, l’accusa sostiene che i rapporti informali tra Charlie Whiting – delegato tecnico FIA – e la Mercedes non sono rilevanti, poiché un singolo non può elevarsi al di sopra dei regolamenti. Pertanto qualsiasi autorizzazione (scritta o meno), non è da considerarsi valida.

L’avvocato rappresentante della Mercedes – Paul Harris – ha sostenuto però che il team non ha violato il regolamento sportivo, perché si trattava di un test Pirelli. “Il tutto è stato organizzato, pagato e gestito da Pirelli, dunque questo significa che la Mercedes non ha violato nessun regolamento. E’ inconfutabile che si tratti di un test effettuato da Pirelli e che Mercedes ha solo fatto ciò che il produttore di pneumatici aveva richiesto”.

Tuttavia, Mercedes sembra arrampicarsi sugli specchi. E lo dimostra il fatto che hanno provato a tirare in ballo la Ferrari, accusando la Scuderia italiana di aver fatto due volte il test con un pilota ufficiale, aggiungendo: “Se siamo colpevoli noi, lo sono ancora loro”. Ferrari ha effettuato veramente quel test di cui si parla, provando però con la vettura del 2011, gestita dal Reparto Corse Clienti e, dunque, nel rispetto del regolamento.

“Hanno portato una loro vettura in pista e sosteniamo che anche la loro è sostanzialmente in linea con i regolamenti. Non è detto che si tratta di una vettura del 2011, questa non possa essere conforme anche ai regolamenti 2012 e 2013. Inoltre c’è solo mezzo secondo di differenza circa tra le vetture 2011 e quelle del 2013, fatto che sta a dimostrare che i cambiamenti sono stati minimi nelle ultime due stagioni” ha argomentato Harris.

Alla domanda sul perché i piloti Mercedes avessero utilizzato dei caschi diversi durante quelle giornate a Barcellona, la risposta è stata: “E’ stato un errore, pensavamo fosse giusto per una questione di privacy”.

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