F1 Story | Gp Stati Uniti 1990, lo show di Alesi e Senna

Jean Alesi ricorda l’impresa del GP degli Stati Uniti 1990, a bordo della sua Tyrrell gommata Pirelli che gli consentì di lottare ruota a ruota con Ayrton Senna.

usa-gp-estados-unidos-phoenix-1990-f1-senna-alesi-mclaren-tyrrell-gptoons-grandprixtoonsEmozionate ed imprevedibile. Sono questi gli aggettivi che meglio descrivono il Gran Premio degli Stati Uniti del 1990 disputatosi sul circuito di Phoenix.

Le sorprese non mancarono sin dalle qualifiche. I tempi del sabato furono infatti influenzati dalla pioggia caduta sul circuito e, pertanto, ebbero rilevanza i tempi della sessione di qualifiche del venerdì.

La pole position fu conquistata da Gerhard Berger su McLaren Honda gommata Goodyear, ma alle sue spalle si piazzò un plotone di monoposto dotate di pneumatici Pirelli.

La ottima performance del gommista italiano consentì alla Minardi di Pierluigi Martini di conquistare la seconda posizione sullo schieramento, mentre il terzo posto fu agguantato, anche in questo caso inaspettatamente, dalla Scuderia Italia di Andrea De Cesaris, seguito da Alesi su Tyrrell.

Ayrton Senna fu costretto a partire dalla quinta posizione con accanto il connazionale – mai amato – Nelson Piquet su Benetton Ford, mentre la Ferrari del neoacquisto Prost si piazzò al settimo posto.

La domenica il cielo ero carico di minacciose nubi, ma Giove Pluvio decise di concedere una tregua ai piloti impegnati sul cittadino americano. Il via vide uno scatto magistrale di Alesi che riuscì a sopravanzare i piloti innanzi a lui e portarsi subito in prima posizione. Il francese dettò subito il passo prendendo un margine di due secondi già dopo il primo giro.

Alle sue spalle si scatenò un incontenibile Senna. Il brasiliano si sbarazzò senza troppa fatica di De Cesaris e puntava dritto alla seconda posizione del compagno di team, ma Berger si fece da parte perdendo il controllo della monoposto su una cunetta del manto stradale, andando a sbattere con il posteriore contro le barriere.

L’austriaco riuscì a non far spegnere la monoposto e riportò la vettura ai box per una sostituzione del profilo alare, ma la gara era ormai compromessa. Senna, nel frattempo, iniziò la fase di studio della gara cercando di capire quanto potessero durare le coperture italiane sulla monoposto di Alesi.

La durata delle Pirelli stupì il pilota brasiliano. Al trentesimo giro, Jean continuava indisturbato a comandare la gara e Ayrton decise di rompere gli indugi.

Giro 34, Senna tirò una staccatona ad Alesi alla prima curva, ma Jean riuscì a resistere affiancando il brasiliano sul rettilineo e restituendo il sorpasso alla curva successiva. In quegli istanti il mondo si rese conto del talento di Jean, ma anche della cattiveria agonistica di Senna, il quale, il giro dopo riuscì a portare a segno l’attacco.

Alesì, sangue caliente, cercò di riconquistare la posizione perduta, ma Senna non offrì varchi al francese. Il buon senso prevalse sull’istinto, e Jean decise di abbandonare ogni istinto piratesco e preservare le coperture che sino a quel momento si erano comportate egregiamente sulla sua monopoosto.

Alle spalle dei duellanti di testa, i problemi tecnici la fecero da padrone. Nelson Piquet, che era risalito sino alla terza posizione, ebbe problemi di freni che gli fecero spiattellare una copertura e lo costrinsero ad una sosta ai box improvvisa. Il rientro del brasiliano spianò la strada verso il terzo posto a Boutsen su Williams.

Disastroso fu invece l’esordio di Prost al volante della Rossa. Dopo una partenza poco felice, a causa di problemi al cambio, il “professore” era risalito sino al quarto posto, ma nuovi problemi all’innovativo cambio semiautomatico lo costrinsero al ritardo pochi giri più tardi.

L’altro alfiere della Rossa, Nigel Mansell, uscì di scena in modo molto più scenografco. Al giro 49 la frizione della monoposto del baffone inglese si disintegra sul rettilineo principale ed alcuni pezzi forano il serbatoio dell’olio facendo esplodere il motore. In pochi attimi la monoposto numero 2 diventa una palla di fuoco, ma Mansell mantenne il sangue freddo e riuscì ad accostare la rossa rovente ed uscire dalla vettura in tutta sicurezza.

La vittoria fu conquistata da Senna che portò al traguardo una McLaren afflitta da problemi al motore, mentre Alesi conquistò un meritatissimo secondo posto.

Jean dimostrò a tutti che nel corpo a corpo non era secondo a nessuno, nemmeno ad un campione del mondo, ed il suo show americano fu apprezzato non solo dal pubblico, ma anche dagli osservatori in Rosso che, fiutando il potenziale, lo avrebbero assunto l’anno successivo per sostituire un Mansell ormai separato in casa.

“Il Gran Premio degli Stati Uniti nel 1990 è stato il mio primo vero gran premio corso con pneumatici Pirelli, con la Tyrell, ed è stata per me una gran bella gara” – ha raccontato Jean Alesi, che oggi è brand ambassador di Pirelli Motorsport – “Allora, le norme in materia di sviluppo delle gomme erano completamente aperte: venivano fissate solo le dimensioni, per il resto i produttori potevano fare quello che volevano. Corsi tutta la gara senza neanche una sosta, con le gomme Pirelli, mentre gli altri dovettero fermarsi. Fu una performance davvero incredibile che sorprese molte persone: sono stato in testa per molti giri e alla fine sono arrivato secondo dopo Ayrton Senna che guidava una più potente McLaren-Honda!”

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