Numeri permanenti ai piloti? Lo Strategy Group favorevole

I team di F1 sarebbero pronti a stravolgere l’attuale sistema d’assegnazione numerico ai piloti che, forse dal 2014, potranno scegliere il loro numero preferito e portarselo per l’intera carriera.

130057ita (275x183)La Formula 1 potrebbe adottare un sistema d’assegnazione numerica dei piloti simile a quello del motociclismo, dove i piloti si portano dietro per tutta la loro carriera un numero – come l’iconico 46 per Valentino Rossi – mentre chi diventa campione può scegliere se prendersi il numero uno o tenersi il proprio numero.

A rivelarlo è il magazine Autosport, il quale riferisce di fonti di alto livello che confermano la propensione delle squadre di adottare questa novità. Se ne è già discusso durante la prima riunione dello Strategy Group e la proposta è stata accolta positivamente dai sei rappresentanti delle squadre presenti, poiché aprirebbe nuove opportunità di marketing, oltre che aiutare gli appassionati a identificare meglio i propri piloti preferiti.

Nella prossima riunione, che si terrà il 9 dicembre, lo Strategy Group continuerà a discuterne e cercare di passare ad una fase operativa, andando a definire come assegnare i numeri ai piloti, se dare la possibilità di scelta anche ai piloti di riserva e se specificare tale numero sulla SuperLicenza.

Inoltre, la Federazione dovrà anche intervenire sul regolamento sportivo, considerando che – al momento – i numeri sono anche utilizzati per definire le posizioni sulla griglia di partenza nel caso due o più piloti non abbiano effettuato un giro cronometrato in qualifica.

L’intenzione sarebbe quella di poter utilizzare questo nuovo sistema già dal 2014, organizzando anche un evento con tutti gli sponsor e i media e tutti i piloti. Realisticamente, però, la cosa potrebbe facilmente slittare al 2015.

Il primo numero che in F1 è diventato icona è senza dubbio il 27 appartenuto a Gilles Villeneuve, nonostante abbiamo corso solamente venti delle sessantasette gare con quel numero sulla monoposto. Il fatto che lo portasse sulla vettura nel giorno in cui morì, trasformò ben presto quel semplice numero in un simbolo che riportava alla mente il pilota canadese.

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