Caso Red Bull, Whiting conferma: “Erano stati avvisati”

Charlie Whiting, direttore di gara e delegato tecnico della FIA, conferma che la Red Bull Racing ha voluto arbitrariamente ignorare gli avvisi della Federazione e non si è adeguata alla normativa sui consumi.

horner-whitingLa Red Bull Racing avrà tempo fino a domani per presentare appello alla decisione dei commissari di gara di escludere la vettura numero 3, ossia quella di Daniel Ricciardo, dal GP d’Australia per irregolarità legate al consumo di carburante.

La tesi difensiva di Milton Keynes si baserà sull’inaffidabilità dei sensori sviluppati dalla Gill Sensors per conto della Federazione e, dalle ricostruzioni post gara, emerge che il team era pienamente consapevole che ci sarebbero state contestazioni sulla regolarità della loro prestazione, poiché la FIA aveva notato che il flusso del carburante superava i 100 Kg/h imposti dal regolamento.

In una intervista rilasciata al ‘Times’, Charlie whiting ha ribadito il concetto: “Abbiamo avvisato il muretto Red Bull per ben due volte, dopo le qualifiche e dopo i primi cinque giri di gara. Dovevano prendere le misure necessarie per conformarsi alle regole. Hanno scelto di utilizzare i loro calcoli per dimostrare che era tutto regolare. Ma se avessero seguito i nostri consigli, non avrebbero avuto problemi e non sarebbero stati squalificati”. Il Direttore di gara ha inoltre sottolineato che non c’è nessun guasto tecnico del sensore, ma una ben precisa scelta della squadra: “Se il loro sensore si fosse rotto, allora le cose avrebbero preso un’altra piega. Ma in questo caso si tratta di un errore umano, avevano la possibilità di conformarsi alle regole”.

Come avevamo riportato nei giorni scorsi, anche altre squadre erano state richiamate all’ordine sulla questione consumi. Ma era bastato settare i componenti per un limite di 96 Kg/h per rientrare perfettamente entro i limiti regolamentari e aggirare l’ostacolo dei dati contrastanti tra quelli in possesso delle squadre con quelli del sensore della Federazione. Solo su autorizzazione della FIA i team possono cambiare i metodi di misurazioni del carburanti, cosa che non è stata fatta dalla Red Bull in occasione della gara australiana e, per tale motivo, appare improbabile che la Federazione possa restituire quanto tolto alla Red Bull Racing.

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