F1 Story | Cina 2007, il peccato originale di Hamilton

Quando il primo titolo iridato sembrava già in tasca, ecco l’errore che non ti aspetti. Cronaca di un Gran Premio che Lewis Hamilton non dimenticherà mai: Cina 2007.

Hamilton Cina7 ottobre 2007. Una data impressa a fuoco nell’anima di Lewis Hamilton.

Il ragazzino di  Stevenage, diventato presto uomo nella stagione di debutto, aveva stupito il mondo nel presentarsi, al penultimo appuntamento mondiale, in cima alla classifica del campionato.

Una stagione gestita magistralmente dal rookie inglese, esaltata ancor di più per aver resistito alla sfibrante sfida interna con l’ingombrante compagno di team, Fernando Alonso. Era ormai a pochi passi dal coronare il sogno proibito di diventare campione del mondo nello stesso anno dell’esordio, se non fosse stato per un momento di ordinaria follia.

Hamilton si presentò al via delle qualifiche del Gran Premi odi Cina con un rassicurante vantaggio di 12 punti su Alonso di 16 punti sul terzo in classifica Kimi Raikkonen. L’enorme margine diede la giusta tranquillità al driver inglese che segnò la sesta pole position stagionale, davanti al duo ferrarista ed al proprio compagno di team.

Quando Hamilton arrivò in circuito, il giorno della gara, la sua espressione si accigliò subito notando che nubi minacciose avevano bagnato il tracciato. Tutti i piloti furono costretti a montare gomme intermedie, ma ciò non impedì al pupillo di Ron Dennis di scattare come una lepre allo spegnersi dei semafori e mostrare, ancora una volta, la sua grande classe nel guidare al limite la propria monoposto, anche su un tracciato viscido.

Dietro il leader del mondiale, Raikkonen, Massa ed Alonso mantennero le posizioni di partenza, mentre alle loro spalle un super Liuzzi su Toro Rosso aveva scavalcato in un sol colpo Button, Webber ed il duo BMW formato da Kubica ed Heidfeld.

La gara non visse particolari momenti entusiasmanti sino al giro numero 31. La pioggia, infatti, aveva tolto il disturbo ed il tracciato cominciava ad asciugarsi. I piloti, ancora su gomme intermedie, iniziarono ad accusare problemi nel controllare le proprie monoposto. Raikkonen si fermò pochi giri prima per cambiare pneumatici, imitato da Alonso e Massa, mentre Hamilton continuò la propria corsa su gomme ormai quasi alle tele.

Quando ormai ai box McLaren si pensava che Lewis potesse controllare agevolmente i diretti rivali in classifica, inaspettato come un fulmine  a ciel sereno arrivò Kimi Raikkonen alle sue spalle.

L’anglocaraibico si trovava in grosse difficoltà in un uscita di curva e le telecamere presenti sul circuito inquadrarono la posteriore destra della vettura numero 2. Quello che ad una prima e sommaria osservazione poteva sembrare un detrito appiccicato allo pneumatico, dopo una analisi più accurata si dimostrò essere la tela della copertura Bridgestone.

Raikkonen, dopo un duello durato qualche curva, riuscì a sopravanzare il debuttante della McLaren e si involò indisturbato in testa alla corsa, mentre Hamilton, svanito l’enorme vantaggio inziale, fu superato anche da Alonso.

Tutti si chiedevano perchè il box McLaren non avesse richiamato prima il proprio pilota per il cambio gomme. Probabilmente la stessa domanda se la pose lo stesso Hamilton quando imboccò la corsia dei box.

Fu un attimo, un istante: la perdita di quella tranquillità che lo aveva accompagnato per tutta la stagione svanì. Lewis arrivò troppo forte, mancò la curva e andò dritto nella via di fuga.

Immobile, come insabbiata in delle vere e proprie sabbie mobili, la McLaren numero due faceva girare le ruote posteriori a vuoto mentre il pilota si sbracciava cercando di far capire ai commissari di sbloccare la vettura. Spietate furono le telecamere ai box che inquadrarono subito Ron Dennis con le mani in testa, consapevole che lo champagne e le magliette celebrative del titolo mondiale potevano restare ben chiuse e lontane da sguardi indiscreti.

Hamilton scese sconsolato dalla propria monoposto e andò subito ai box. La testa piena di cattivi pensieri non gli impedì di assumersi le responsabilità per un errore che poteva essere perdonato a qualsiasi altro debuttante, ma non a lui.

Dennis, come un padre affettuoso, abbracciò il pilota prediletto, ma fu costretto ad assistere alla vittoria numero 200 della Ferrari che tagliò il traguardo per prima con Kimi Raikkonen.

Alle spalle del finlandese si classificò il separato in casa Alonso con l’occhio della tigre sul podio, consapevole che l’errore del compagno rivale lo avrebbe potuto aiutare nel conquistare il terzo mondiale e scappare col titolo in tasca dall’inferno umano in cui si era ritrovato.

Non fu così:  sappiamo tutti come andò a finire la storia, ma quel colpo di scena al giro 31 fu soltanto l’aperitivo di un finale di stagione che ancora si ricorda perfettamente in quel di Maranello.

Lascia un commento