Le Pagelle ungheresi: Ricciardo trionfa in una gara pazza

Podio da 10 per un Gp di Ungheria da 10. A spuntarla in volata è uno splendido Daniel Ricciardo, che precede la Ferrari di un eroico Fernando Alonso e la Mercedes di Lewis Hamilton, autore di una pazzesca rimonta dalla pitlane. Ma ad animare una corsa pazza, al di là degli incidenti, delle safety car e delle follie ai box, sono soprattutto le intemperanze della W05 Hybrid: il gioiellino della casa di Stoccarda si sta scoprendo molto più fragile di quanto si credesse…

Ricciardo

Daniel Ricciardo 10 e tanti sorrisi – La prontezza di riflessi del box Red Bull è responsabile al 50% di questa splendida vittoria. Il restante 50% è tutto merito della sua lucidità e del suo cristallino agonismo. L’australiano continua a vestire con molto agio i panni del Peter Pan che regala balletti spassosi al box. Ma, quando si cala la visiera sugli occhi, è tutta un’altra storia. Ricciardo prende la testa della gara grazie alla safety car e alla strategia, ma nelle curve tortuose dell’Hungaroring riesce a tirare fuori dalla sua RB10 un passo di gara inaspettato. Il capolavoro, però, arriva nel finale: in piena rimonta, il sorpasso all’esterno su Lewis Hamilton, alla curva 2, è una sintesi di carica sportiva e genuina fame di vittorie. Quello su Alonso sembra un gioco da ragazzi (sembra…). INCONTENIBILE

Fernando Alonso 10 e sincera stima – Perché nel giorno del Gp di Ungheria el Matador trova quasi la vittoria con la Ferrari meno performante degli ultimi anni, portando fino in fondo una strategia difficilissima, che sembrava una follia. Perché lo fa tenendosi dietro per più di dieci giri (percepiti: 110) un certo Lewis Hamilton che, per quanto con un’ala azzoppata, guida una certa Mercedes. Perché arriva quasi primo, pur senza essersi avvantaggiato dalla safety car che tanto ha rimescolato la classifica. Fernando Alonso non sbaglia nulla: lo start iniziale; la ripartenza dalla safety car, quando fagocita uno dietro l’altro Vettel, Vergne e Rosberg in una pista che è definita la “Montecarlo senza muretti”; la gestione della testa della gara, per 27 giri, in cui tira fuori dalla F14T un ritmo che non ti aspetti. Peccato che Daniel Ricciardo sia tanto più veloce. IMMENSO

Lewis Hamilton 10 e lode, PUNTO – Lo avevamo dato per spacciato quando, in qualifica, il fuoco è divampato sulla sua Mercedes. Lo avevamo dato per finito quando, subito dopo la partenza, è andato in testa coda alla Curva 2, toccando il muro e rovinando un po’ l’ala anteriore della W05 Hybrid numero 44. Uomini e donne di poca fede. Come ad Hockenheim, il pilota inglese ricomincia dal fondo e risale la classifica a testa bassa come un turbocompressore. Fa vedere i sorci verdi a Sebastian Vettel, fino ad indurlo all’errore. Lascia Jean Eric Vergne con un palmo di naso in un punto della pista improbabile, mentre il suo compagno aveva cincischiato dietro il francese per una decina di giri. Nella rincorsa alla testa della gara, occupata da Fernando Alonso, un team radio sibillino vorrebbe che alzasse il piede dall’acceleratore per dare strada al figlio di famiglia, Nico Rosberg, che va sulle tre soste. Lo ignora (e per questo riceve attestati universali di gratitudine) e lo invita a farsi sotto. Nel giro finale, Rosberg arriva di gran carriera per pareggiare i conti. Con le gomme a zero gli sbatte la porta in faccia e lo accompagna fuori pista (Fernando Alonso ringrazia…). Sale sul podio, ma non sembra per nulla soddisfatto. Parlando degli ultimi scherzi giocatigli dal Caso, afferma misticamente di aver percepito la Divina Provvidenza che lo mette alla prova. Sia come sia, prova superata… DA ANTOLOGIA

Nico Rosberg 6 – Nel giorno in cui la Mercedes compie qualche errorino di troppo al box, il leader del mondiale non tira fuori il carattere che ci si attende. Fino alla prima safety car le cose vanno come da copione: con pista libera, il tedesco scava un solco incolmabile ì tra sé e il resto del mondo. Ma le cose, stavolta, si complicano. Il box non lo fa rientrare nei momenti giusti, costringendolo diverse volte alla risalita dalla parte bassa della zona punti; come se non bastasse, i freni posteriori fanno le bizze nel peggior momento possibile della gara (durante la safety car, quando i distacchi sono azzerati), inficiando il suo ritmo e costringendolo a subire dei sorpassi (non sia mai!). Quando finalmente si riprende, manca di mordente: si incaglia dietro Vergne; imbeccato da un team radio discutibile, si aspetta che Hamilton gli dia strada e, quando non succede, si limita a frignare con il suo ingegnere (dirà poi Hamilton di avere risposto al box: “Non lo sto tenendo dietro. Se arriva abbastanza vicino, mi può superare”). Nel finale ritrova il ritmo “da Mercedes” e si ricorda di avere, da qualche parte, degli attributi: è l’ultimo giro quando tenta il sorpasso della disperazione sul compagno di squadra, nonché rivale nella lotta all’Iride. Ma Hamilton ce li ha più grandi di lui e dice NO. Alle interviste con la stampa è lui, però, il più nero. “INCACCHIATO”

Felipe Massa 6,5 – In qualifica continua a prenderle da Valtteri Bottas, ma in gara, nonostante l’idea – rivelatasi insensata – di montare gomme medie per ben due volte, trova il miglior risultato possibile con il minimo sforzo. La sua Williams non brilla sul passo gara all’Hungaroring, lui si adegua, ma dopo tutte le sfortune che gli sono capitate negli ultimi tempi, avrà anche il diritto di portarsi a casa la sua tranquilla e onesta gara… INIEZIONE DI FIDUCIA

Kimi Raikkonen 7 – Probabilmente una delle migliori prestazioni della stagione per il finlandese, che trova finalmente un buon risultato e un pizzico di confidenza con la F14T. Iceman non fa sfraceli nella sua rimonta dalla sedicesima posizione, ma trova comunque un ottimo risultato. Si incaglia dietro la Sauber di Gutierrez fino alla safety car, ma il box lo chiama a cambiar gomme al momento giusto. Ha la capacità di gestire gli pneumatici a mescola Soft per un lunghissimo stint centrale: ben 33 giri, che lo portano a lambire virtualmente il podio. Al rientro dall’ultima sosta c’è Sebastian Vettel ad attenderlo, ma lui ricorda di essere ancora Kimi Raikkonen e lo liquida senza troppi fronzoli. Superare anche Felipe Massa sarebbe stata la ciliegina sulla torta. CONCRETO

Sebastian Vettel 5,5 – L’Hungaroring continua a non portare fortuna al quattro volte campione del mondo, nonostante una promettentissima prima fila. Allo start si fa beffare da Valtteri Bottas e, quasi quasi, da Fernando Alonso, ma il suo ritmo è tutto sommato buono. Rientra però nel novero dei 4 sfigati alla testa della gara che non si fermano al momento giusto, quando entra in pista la safety car: è solo la prima di una serie di negatività che affliggeranno la sua gara. Alla ripartenza, Alonso lo passa senza troppi problemi e si ritrova bloccato a tenaglia tra le due Mercedes. Hamilton tenta di passarlo in tutti i modi. Lui si difende per 16 giri, salvo lasciargli strada nel modo peggiore: scivola sull’erba, fa un 360 gradi da manuale e spiattella le gomme. È un miracolo che non faccia la stessa fine di Sergio Perez. Su gomme medie arriva fino alla fine, soffrendo mortalmente, e quasi rischiando di perdere la settima posizione. Fa i complimenti al compagno di squadra per la vittoria. STOICO

Valtteri Bottas 6 –  perché meriterebbe più di quanto raccoglie. Nella domenica ungherese il box gli tende tutti gli agguati possibili e immaginabili. Il finlandese, che prima dell’incidente di Ericsson difende con molta dignità la seconda posizione, piomba addirittura fuori dai primi 10 dopo la prima, lunghissima sosta. Il muretto rincara la dose durante la seconda safety car, facendolo fermare di nuovo dopo il compagno, Felipe Massa, per montare gomme medie: rientra in pista 14esimo. La folle idea sarebbe quella di arrivare fino al traguardo (un’eternità lunga 46 giri…) con questo treno di gomme. Nonostante la terza sosta di Massa, il box si convince solo al giro 60 che non è possibile. Arriva alla bandiera a scacchi in volata dietro Sebastian Vettel. TARTASSATO

Jean Eric Vergne 9 – Metti un circuito tortuoso in cui è difficile superare, condizioni di asfalto umido, gara con rivolgimenti continui. Troverai i 25 minuti di gloria del francesino della Toro Rosso. Tra una safety car e l’altra, Vergne fa le spalle larghissime e si tiene dietro per più di quindici giri Nico Rosberg, Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, viaggiando virtualmente in seconda posizione. Sverniciato con rabbia dal pilota inglese della Mercedes dopo una resistenza eroica di 4 curve, va al box a montare gomme medie. Si torna sulla terra: la Toro Rosso, su pista asciutta, torna ad essere la piccola Toro Rosso; lui torna a bazzicare la parte bassa della zona punti. Ma vuoi mettere la soddisfazione di aver dato del filo da torcere a due Mercedes e ad una Red Bull? BRILLANTE

Jenson Button 6 – per le stesse ragioni di Bottas. Perde per più di qualche minuto il suo proverbiale aplomb, dopo che il box McLaren gli monta un altro set di gomme da bagnato, mentre il resto del mondo va sulle slick. Un errore di valutazione madornale, che gli costa le due posizioni guadagnate in partenza e il podio virtuale acchiappato nel caos dei primi pit stop. “Ho fatto tutto al meglio oggi ed è frustrante quando si butta via un’opportunità così dopo che hai dato il meglio e che la macchina ti ha portato in una buona posizione. Sarei andato a podio? Chi lo sa”. Dategli la testa del meteorologo.

Adrian Sutil 6 – La notizia numero uno è che arriva a traguardo. La numero due è che, con una gara che si è trasformata in un gioco ad eliminazione, arriva ai margini della zona punti. La numero tre è che la Sauber, da quando il FRIC non c’è più, sembra aver lasciato la melma della “serie C”.

Nico Hulkenberg 4,5 , Sergio Perez 5 – Il pilota tedesco getta via il suo record positivo di risultati (sempre a traguardo, sempre a punti) in un tentativo di sorpasso al proprio compagno di squadra: si lancia in una traiettoria impossibile e rischia il doppio knock out. Neanche il tempo per riprendersi dallo spavento, Perez pizzica l’erba e si schianta rovinosamente al muro. La Force India tiene la quinta piazza nel campionato costruttori, ma con una McLaren che vaneggia ai box, si sarebbe potuto tentare l’allungo…

Mercedes 4 – Nel weekend in cui la W05 Hybrid si scopre sempre più una ballerina di cristallo (bellissima, ma fragilissima), il team di Stoccarda stecca con una strategia ai box tutt’altro che perfetta (chiedete a Nico Rosberg…) e con il lancio di un ordine di scuderia sensato nelle motivazioni (i due piloti avevano strategie diverse), ma gestito in maniera scriteriata: il team radio con cui la squadra chiede senza tanti complimenti ad Hamilton di farsi da parte, non solo fa adagiare sugli allori Nico Rosberg, ma mette ancora più sulle difensive il pilota inglese, contribuendo ad alimentare le sue manie di persecuzione. “La squadra era sotto uno stress enorme perché la gara è stata molto difficile, non c’è dubbio” , afferma Niki Lauda arrampicandosi sugli specchi.

Gp di Ungheria 10 – Sia benedetta la pioggia che rimescola le carte in tavola. Perché se non ci fossero state la pista bagnata, le safety car ed errorini vari ed eventuali, probabilmente sarebbe stata la solita passerella Mercedes. E invece l’Hungaroring ha regalato opportunità, emozioni, colpi di scena e momenti di altissimo sport.

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